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Niobe
Nuovo Utente
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Inserito il - 26/01/2008 : 16:17:20
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Non si è dato grande rilievo, nel riportare il suo curriculum vitae, al fatto che Gian Nicola Cabizza è stato professore di matematica e fisica all'Istituto d'arte di sassari....
E' stato il mio professore e posso garantire la sua preparazione tanto che la geometria analitica nel piano è una delle mie passioni! solo successivamente ho apprezzato anche quella nello spazio! questa materia, insieme alla geometria descrittiva e ad una laurea in architettura mi hanno permesso di acquisire gli strumenti utili per lo studio delle caratteristiche tecnico strutturali delle costruzioni nuragiche. Questo è il caso...si fosse mai parlato, durante le lezioni, delle potenzialità di queste materie nella lettura dei fatti nuragici...che peccato!
PS...erano utili, belle e divertenti anche le pause lettura del supplemento "Tango"... anche questa impostazione è rimasta...tra linea politica e passione per il ballo!
Mando i saluti al prof cabizza che ho scoperto relatore come archeoastronomo... a saperlo prima
Niobe
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Modificato da - Niobe in data 26/01/2008 16:25:14 |
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bonsai
Nuovo Utente
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Inserito il - 26/01/2008 : 16:24:00
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Anch'io penso che siano stati dei navigatori e la storia antica nuragica è una civiltà straordinaria 
bonsai
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Adelasia
Moderatore
    
Penna d'oro
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Inserito il - 27/01/2008 : 11:38:02
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Ho eliminato dall'intervento di Nuragico i curricula che vi erano trascritti dettagliatamente, non ritenendoli indispensabili per il post. Qualora qualcuno volesse conoscerli, sono certa che potrà farlo privatamente chiedendo a Nuragico.
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Trambuccone
Salottino
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Inserito il - 28/01/2008 : 00:31:27
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| Questo è il caso...si fosse mai parlato, durante le lezioni, delle potenzialità di queste materie nella lettura dei fatti nuragici...che peccato!
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Non potrei essere piu' d'accordo....
Per "staccare" sto leggendo un testo di geometria per geometri... Come sonnifero prima di dormire, funziona... Chissà, magari in maniera subliminare.... T.

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Nuragico
Nuovo Utente

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Inserito il - 28/01/2008 : 07:04:19
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Chi fosse interessato a conoscere le relazioni mi faccia sapere.
Chiedo scusa per l'inconveniente. La mia intenzione era quella di condividere con tutti voi una serata di cultura.
A risentirci Nuragico.
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maurizio feo
Salottino
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Inserito il - 28/01/2008 : 15:43:05
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| Ma insomma, eravamo un popolo di navigatori o il mare era un nostro nemico, come si sosteneva fino a poco tempo fa ????    
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Nessuno può azzardarsi a mettere in dubbio che la Sardegna abbia ospitato la prima vera Grande Civiltà del Mediterraneo Occidentale. Ciò è accaduto ben prima della Magna Grecia e prima degli Etruschi. Prima dei Fenici e prima dei loro vicini parenti e successori Cartaginesi. Molti non Sardi tendono ad ignorare (non so quanto volutamente o per semplice ignoranza) questo fatto. Non è poi facile smentire che, con ogni probabilità, gli artefici di questa Civiltà sapevano navigare, anche se la componente paleolitica della popolazione (per quanto scarsa, rispetto ai numeri anch'essi ridotti dei "Nuragici"), potrebbe essere giunta per via terra. Ma il mare è rimasto decisamente un pericoloso nemico di tutti gli uomini per molto tempo: mettersi in mare, fino a tempi anche piuttosto recenti, è sempre stato un atto rischioso di fede e di coraggio. Nessun gruppo umano ha mai avuto la "vocazione" di navigare, contrariamente a ciò che comunemente si pensa. Navigare è qualche cosa che si è sempre fatto perché spinti da gravi e ben fondati motivi, in fondo ai quali si è sempre letta la parola "sopravvivenza". Che fosse per una catastrofe, per una grave carestia, per una fuga da un nemico potente, o per trovare - nel commercio con genti lontane - il sostentamento per sè e per le proprie famiglie, questo può essere variamente dibattuto, gruppo per gruppo. Ma ci sono fondati motivi per non attribuire troppa enfasi nelle vocazioni marinare anche dei popoli più comunemente ritenuti "marinari". Un conto è avere concluso qualche viaggio via mare con qualche successo, tutto un altro è ricevere l'etichetta di "navigatore". Più in là approfondirò i motivi che mi sono noti per quanto concerne i Sardi... Ma, razionalmente, e fatte le debite considerazioni di proporzioni: chi - ai giorni nostri - ha la "vocazione" per i viaggi nello spazio? Naturalmente nessuno, anche se alcuni ci si sono timidamente confrontati. L'ammodernarsi dei mezzi, prima o poi, permetterà di viaggiare veramente nello spazio. Ma è qualche cosa che si farà soltanto per seri e validi motivi, con estrema prudenza. Non lo faranno tutti, ma pochi preparati e coraggiosi. Non ci saranno vocazioni, ma necessità. Con questo non intendo dire affatto che la navigazione dell'età del bronzo nel Mediterraneo fosse ad uno stadio appena embrionale come sono i viaggi spaziali adesso, capite bene fin dove vale la mia similitudine! Io credo fortemente che la navigazione, nell'età del bronzo e giù di lì, fosse - nel Mediterraneo - un affare estremamente serio. Dato che non credo affatto che gli antichi fossero autolesionisti con tendenze suicide, ritengo che dovremmo essere molto prudenti nell'assegnare a questi o quelli l'etichetta di navigatori. Ditemi cosa pensate di questo, poi andremo avanti con i Sardi. Grazie. Maurizio
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Trambuccone
Salottino
Utente Senior
   

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Inserito il - 29/01/2008 : 00:16:12
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Navigare necesse est...etc. T.
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Nuragico
Nuovo Utente

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Inserito il - 29/01/2008 : 07:42:15
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Estratto della relazione del Prof. Pierre Guy Vansis Stephanopoulos ( Archeologo, conferenziere e giornalista scientifico)
( Tenterò di fare un breve estratto, anche se non sarà facile, chiedo scusa in anticipo, se sarà molto lungo potete sempre tagliarlo).
Relazione
Prima di iniziare a parlare di navigazione bisogna tracciare i contesti geologici di formazione del cosiddetto Bacino Mediterraneo e l’ambiente dell’uomo preistorico che l’ha popolato. A partire dalla formazione dei Continenti e dalla configurazione delle ultime glaciazioni di Riss e Würm, il Bacino Mediterraneo ha subito delle modifiche rapide dovute, la maggior parte dei casi, al movimento della piattaforma africana, quella Europea e Asiatica, centrate su quello che si chiama, in francese, “le bouclier de la Tyrrhénide”. Questo, aldilà di aver causato dei movimenti vulcanici importanti nell’era primaria - che corrisponde al più vecchio fondale del più vecchio mare conosciuto dall’uomo - nel terziario superiore ha provocato (per esempio) un distacco dalla zona sud del continente europeo, corrispondente alla Provenza francese e una spinta della Sardegna di 300 km verso sud-est (contemporaneamente alla Corsica). I contorni del Grande Verde, così chiamato dagli egiziani, comportavano un profilo, anch’esso, quasi simile con, all’est, un promontorio asiatico (l’attuale Turchia) che si prolungava un po’ più verso il mare di Creta e quello Egeo fino all’Adriatico, una penisola italiana sensibilmente la stessa, ma più lunga, verso le coste africane e infine, già all’ovest, esisteva lo stretto corridoio chiamato Porta del Mediterraneo o, più tardi, Colonne di Ercole: il punto oltre al quale l’uomo - per secoli e prima di certe incursioni - non conoscerà niente. Sembra che questa morfologia agirà anche, come vedremo più tardi, sulla rappresentazione del mondo, nelle mentalità e negli spiriti preistorici, protostorici e antichi che l’uomo, i marinai e gli storici del mondo, presero come punto centrale di tutti i continenti, il Mesogeio (in mezzo alle terre) dei Greci, il Mare Nostrum dei Romani. Ma, innanzitutto, vediamo come l’uomo arriva agli albori della navigazione. Nel Paleolitico, come sappiamo, l’uomo é cacciatore. Poi scopre, vivendo in zone fluviali o in riva al mare, che gli animali selvaggi si nutrono anche di altri animali trovati in acqua. Se, all’inizio, per pescare, si serve degli stessi strumenti della caccia (lance, frecce propulsori, trappole e reti), lui caccia...senza sapere che pesca. Ma l’uomo, che nel corso dei molteplici cambiamenti climatici - dovuti ai raffreddamenti o ai riscaldamenti - conoscendo una crescita o calata delle acque, uscì dalla sua grotta e, osservando che certi animali selvatici erano capaci di attraversare l’acqua, fu preso dal desiderio di imitarli e cercò, grazie alla sua capacità cerebrale, normalmente più importante, di nuotare anzi di navigare. Avendo potuto notare - molto prima di Archimede e senza sapere perché - che certi oggetti del suo ambiente galleggiavano alla superficie dell’elemento acquatico (idrostatica) tenterà, ma sopratutto cercherà, di adattare questi fenomeni naturali alle sue proprie velleità essendo, l’Uomo, l’unico animale che adatta le condizioni naturali alla sua propria vita e non l’inverso. Nonostante ciò, le condizioni naturali che lo circondano, sempre nel contesto del Bacino Mediterraneo, gli offrono una quantità straordinaria di foreste che faranno in modo che lui inizierà con l’aggrapparsi, costi quel che costi, ad un semplice tronco d’albero... Questo, come possiamo immaginarlo, girandosi al minimo movimento dell’acqua lo porterà a cercare al di fuori delle sue proprie mani (o piedi) un elemento per dirigere, in un primo momento in acqua poco profonda, la sua debole imbarcazione. Lo si immagina, allora, manipolare un semplice bastone che gli permette, spingendo sul fondo, di dirigere il suo “galleggiante”. In un secondo tempo ci é permesso pensare che legherà insieme diversi tronchi dando forma al primo scafo, che trasformerà più tardi. Ma, agli inizi, trovando sicuramente la posizione molto sconfortevole, la sua - sempre grande - capacità cervicale, elaborerà il semplice tronco d’albero iniziale, scavandolo. Numerosi sono, nel Mediterraneo, in Europa, ma anche nel Medio Oriente, i reperti che vanno in questo senso, per esempio le più antiche imbarcazioni ritrovate sinora, si trovano sia in Olanda al VI° millennio, che in zona Mesopotamica, al IV° millennio. Non é un segreto che le vie commerciali fluviali esistessero già in questo periodo, con possibili “uscite” anche verso il mare. Se le tracce mancano rispetto a questo aspetto, poniamoci allora la domanda della diffusione dell’ossidiana, in tutto il Mediterraneo... Per quanto riguarda questi famosi monossili, ecco alcuni esempi ritrovati in Italia e che fanno parte, fra il IV° e il II° millennio A. C., di quelle famose tracce di navigazione fluviale trovate nel delta di fiumi, quindi, se posso dire, in riva al mare. Inoltre, riguardo a questo periodo, numerosi sono i graffiti e petroglifi disseminati lungo il bordo del Bacino Mediterraneo, che rappresentano uomini sopra o dentro imbarcazioni. Riguardo alle diverse forme galleggianti che l’uomo ha potuto inventare, c’é quella di cui si servono ancora oggi i pescatori del Tigri e dell’Eufrate, nel Chatt-All-Arab, per pescare in zone fluviali e marittime e, più lontano, sulle coste del Mar Rosso nella Tihama (Yemen) che, essendo circolari, permettevano di giocare grazie anche ai due remi, ugualmente circolari, con le correnti del fiume o del mare. Queste Kuffa, fatte ancora oggi di calamo intrecciato o di pelli di animali, ricordano questo antico sistema. A proposito di calamo, l’uomo utilizza altri modi di impiegarlo, per esempio, legandolo in fasci...Non vi ricorda niente? Questo tipo di reazione si riscontra presso altre popolazioni sulla terra, che hanno usato e usano ancora, queste imbarcazioni leggere a livello lacustre o marittimo: Caballito de Tottora (Perù), Eritrea, Somalia, Sudan, Egitto......e anche in Sardegna!(Fassois). L’altro sistema utilizzato in maniera sporadica, perché fragile e vulnerabile, é quello delle pelli di animali, pelose o meno, gonfiate con aria o acqua: l’otre. Se certi pescatori, lungo i fiumi o le coste, li usano sopratutto per una traversata temporanea, questi sono stati utilizzati sopratutto per fini militari: traversata di Alessandro Magno dell’Amou Darya e dell’Indo, zone nelle quali gli indigeni usavano, prima degli Egizi, questo tipo di trasporto sulle correnti, spesso anche molto potenti. Un’altra tecnica riguardo allo scafo, era di quella di realizzarlo cucito con vegetali, pelli di animali o pezzi di legno, perché l’uomo credeva che anche il minimo pezzo di metallo avrebbe potuto attirarlo in fondo al mare. Ancora oggi, sulle vecchie tracce marittime, certe barche sono così realizzate, con lacci di fibre di cocco per l’ossatura e fegato di squalo per impermeabilizzare il fondo dell’imbarcazione. Nessuna traccia, però, di metallo...tranne la pompa della stiva. Inoltre l’impermeabilizzazione esterna si poteva ottenere, già dalla più lontana antichità, da una mistura di grasso di cammello e calce (chamamou), ancora oggi utilizzata.
Questa è la prima parte, poi vi posterò la Seconda.
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Niobe
Nuovo Utente
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Inserito il - 03/02/2008 : 10:58:13
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mi interessa la relazione di gian nicola cabizza... è possibile leggerla?
grazie
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Regione Sardegna ~
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Nuragico
Nuovo Utente

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Inserito il - 04/02/2008 : 19:51:02
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| Niobe ha scritto:
mi interessa la relazione di gian nicola cabizza... è possibile leggerla?
grazie
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Certo!!!!!!! Caro Niobe è un piacere immenso condividere con gli amici dei momenti culturali. 
Siti di interesse archeo-astronomico in Sardegna
La presente scheda rappresenta una sintesi della relazione tenuta in occasione del convegno di Tortolì, che si avvaleva di un supporto multimediale importante al fine di meglio illustrare la tematica trattata ed i concetti astronomici correlati. Cercherò di riassumerne gli aspetti di maggior interesse.
In primo luogo è stata fatta una ricognizione degli studi archeoastronomici pubblicati sul megalitismo sardo. Quindi si è concentrata l’attenzione sugli aspetti importanti ai fini della misura del tempo (calendario) e dell’orientamento. Il quadro di sintesi è il seguente:
Pozzo sacro di S.Cristina – Paulilatino. Dai rilievi effettuati da E.Proverbio e P.Calledda (Osservatorio Univ. di Cagliari) è emerso un elemento di interesse in relazione al massimo lunistizio settentrionale (massima altezza della Luna). Infatti l’angolo tra il bordo meridionale dell’apertura sommitale del pozzo e il bordo settentrionale della base del pozzo è compatibile con l’angolo attraverso cui la luce lunare incide sull’apertura quando la Luna si trova alla massima altezza. La questione è rilevante perché la Luna si trova alla massima altezza ogni 18,6 anni (ciclo di Metone) corrispondente a 235 lunazioni, conoscenze queste necessarie per la messa a punto di un calendario lunare o lunisolare. Tuttavia il pozzo non presenta caratteristiche tali da poter misurare con certezza questo ciclo. In mancanza di tali elementi potrebbe quindi trattarsi di una coincidenza tra le proporzioni architettoniche e il ciclo lunare.
Cerchio megalitico di Is Cirquittus – Laconi. Si tratta di un cerchio megalitico poco conosciuto, ubicato in agro di Laconi. Il sito è stato rilevato da P.Calledda e G.Murru (Osservatorio Univ. di Cagliari). I due ricercatori hanno determinato il raggio del circolo megalitico e quindi sono passati alla misura degli angoli relativi agli allineamenti di interesse astronomico. Hanno trovato due allineamenti importanti, corrispondenti alla linea solstiziale alba solstizio estivo – tramonto solstizio invernale. Inoltre, ragionando sulle simmetrie del monumento, hanno proposto la posizione di due monoliti mancanti che consentono di individuare i due allineamenti simmetrici con la seconda linea solstiziale (alba solstizio invernale – tramonto solstizio estivo). E’ ragionevole affermare che Is Cirquittus avesse una funzione calendariale.
Necropoli di Pranu Muttedu – Goni. Si tratta di una necropoli neolitica di grande importanza, caratterizzata, oltre che dalla peculiarità delle tombe, dalla presenza di numerosi menhir (oltre 60). Colpisce immediatamente la presenza di 18 menhir allineati. Questo allineamento è stato rilevato, da chi scrive in collaborazione con Marcello Pinna, nel settembre 2007. Le misure, effettuate con un teodolite, hanno indicato un azimut di 91° 17’, con un errore quindi di poco più di un grado rispetto alla linea equinoziale. Si tratta di un allineamento molto importante che pone più di un problema. Infatti per realizzare un allineamento solstiziale è sufficiente seguire il moto del Sole lungo la linea d’orizzonte al tramonto o all’alba fino ad individuare il punto in cui si arresta (solstizio) per poi invertire il moto. Individuato il riferimento all’orizzonte si può procedere alla costruzione dell’allineamento. Cioè i punti solstiziali si osservano. Al contrario i punti equinoziali si determinano. Le modalità più semplici sono tre: - individuo prima gli allineamenti col sorgere (o col tramontare) del sole ai due solstizi, quindi divido in due metà l’angolo osservato e traccio la linea equinoziale; - individuato il giorno del solstizio, conto quindi giorni ed osservo il tramonto: quello è con buona approssimazione il riferimento d’orizzonte dell’equinozio e traccio la linea equinoziale; - so che le estremità delle ombre, nel corso della giornata, descrivono delle curve tranne in due giorni particolari, gli equinozi, in cui tutte le estremità delle ombre si muovono su una retta. Questa retta è la linea equinoziale. Come si può notare, per la determinazione della linea equinoziale occorre un livello di conoscenze superiore, molta osservazione e ragionamento. Tuttavia le tecniche sono elementari, perché non avrebbero dovuto conoscerle le popolazioni sarde neolitiche ? La questione è rilevante ed il sito di Pranu Muttedu merita uno studio approfondito.
Altare neolitico di Monte D’Accoddi – Sassari. Si tratta piccola piramide a terrazze, tra le più antiche, datata con tecniche al radiocarbonio tre il 3500 e il 3300 AC (E.Contu, dieci anni di scavi a Monte d’Accoddi). Nel sito sono presenti dei menhir, altari scarificali e monoliti antecedenti la costruzione del monumento. Sotto il profilo archeoastronomico il monumento è stato studiato nel 1981 da E.Proverbio e G.Romano, i più autorevoli studiosi del settore in Italia. Il rilievo ha riguardato: l’orientamento dei lati del monumento e della rampa, L’azimut tra il grande menhir (in situ) a ovest della rampa e l’altare sacrificale (in situ) a est della medesima. Non è stato preso in considerazione lo sferoide poiché non in situ, cioè non più nella posizione originaria. Di grande rilevanza è stato l’esito sull’allineamento tra il grande menhir e l’altare sacrificale: i due monoliti giacciono sulla linea del massimo lunistizio meridionale (alba) e massimo lunistizio settentrionale (tramonto). I due studiosi osservano anche che il disassamento del monumento rispetto ai punti cardinali può essere posto in relazione a riferimenti lunari. Nell’autunno 2007, sono stati rilevati dallo scrivente e da Marcello Pinna gli allineamenti tra il menhir del monumento e i due menhir, uno rosso e uno bianco, ubicati a circa 240 metri a est-sud-est del monumento, in terreno privato. E’ risultato che il menhir del monumento e il menhir rosso sono sulla linea solstiziale alba solstizio invernale – tramonto solstizio estivo. Il menhir bianco resta un interrogativo. Si trova a nord di quello rosso con un errore di circa 4 gradi rispetto alla linea nord-sud (meridiano). Lo sferoide citato prima proviene dall’area di questi due menhir. E’ importante riuscire a ricostruirne la posizione originaria, confidiamo che possa dare una coerenza completa all’intero quadro degli allineamenti. Ma si può già affermare che il sito presenta importanti riferimenti astronomici calendariali, lunari e solari.
Cala Vino – Alghero, costa occidentale. Si tratta di una piccola insenatura protetta da una linea di scogli semi-sommersa che, partendo dal lato nord della cala, curva verso sud-ovest, con funzione di diga foranea naturale. E’ l’unica insenatura della costa nord occidentale dove è possibile lasciare le barche all’ancora tutto l’anno, un vero e proprio porto naturale. E’ noto l’utilizzo da parte dei romani, testimoniato da resti di opere murarie e viarie. Esiste un nuraghe, il Nuraghe del Vino, situato a circa mezzo chilometro a ovest-sud-ovest della cala. Si è interessato a questo sito Eugenio Muroni, subacqueo, speleologo e operatore dell’Antiquarium di P.Torres. Muroni ha trovato diversi resti di navi romane nelle acque circostanti la zona, segno di una frequentazione romana importante. Si è poi posto il problema del possibile uso del porto naturale in epoca nuragica. Tenuto conto della difficoltà sia nella individuazione della cala dal mare, sia nell’allineamento di accesso in condizioni di maestrale, ha ricercato lungo la possibile linea di approdo un riferimento a terra che avesse funzione di dromo. Ha così trovato un manufatto di origine nuragica, resto di un nuraghe, a un centinaio di metri dal mare. Da questo manufatto, che per comodità chiamiamo Nuraghe del Mare, sono visibili due soli altri nuraghi: quello del Vino, già nominato, e il Nuraghe Guardia Grande sotto il Monte Doglia. L’analisi degli allineamenti ha prodotto i seguenti risultati: - Nuraghe del Mare – Nuraghe Guardia Grande: rotta di accesso coincidente con la linea solstiziale alba solstizio invernale – tramonto solstizio estivo. Questa linea coincide con l’allineamento naturale tra l’estremità sud della barriera di scogli e la vetta del Monte Doglia; - Nuraghe del Mare – Nuraghe del Vino: linea del sorgere della Luna, sull’orizzonte naturale, al minimo lunistizio meridionale. Altri allineamenti con elementi naturali del paesaggio, di facile individuazione, consentono di osservare la linea equinoziale e la direzione nord-sud.
In conclusione gli allineamenti rilevati, facili da determinare anche sulla carta IGM, date le distanze tra i riferimenti, hanno rilevanza calendariale e ai fini della navigazione. Il ritrovamento successivo di resti di capanne nuragiche nell’area antistante la cala fa pensare ad un utilizzo importante del sito, anche in relazione alla navigazione. Tutto ciò legittima la necessità di un approfondimento, con investimenti per lo studio nei fondali come a terra, in quanto apre un orizzonte ricerca rilevante sulle conoscenze della civiltà nuragica.
Gian Nicola Cabizza
Per Le altre relazioni le potete trovare presso la biblioteca comunale di Tortolì.
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Pier Paolo Saba
Salottino
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Inserito il - 21/02/2008 : 18:41:00
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Che i Nuragici navigassero già nel XI a.C... è documentato dai reperti provenienti dalle coste Andaluse..... a questi aggiungerei anche quelli rinvenuti nel nord Europa e quello splendido vaso askoide rinvenuto a Kaniale Tekke a Creta (trovato in una presunta tomba di mercante nuragico), le numerose ceramiche nuragiche di Lipari (ceramiche comuni di vari tipi), oltre ai bronzetti rinvenuti recentemente in Portogalo ed alle spade tipo Huelva ... sempre dello stesso periodo. Pertanto, se queste non sono dimpstrazioni dell'attivtà merinaresca dei nuragici, sarà bene voltare pagina... Si sappia che codesto materiale è frutto di recentissime indagini che stanno retrodatando molte pagine di storia e molte altre saranno riscritte tra breve con l'avanzamento degli scavi sistematici e, soprattutto grazie alle scienze tecnologiche che stanno facendo passi da gigante...
Cordialmente....
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gina
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Inserito il - 22/02/2008 : 00:29:43
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ciao a tutti mi chiamo Gina che i nostri antenati nuragici navigassero è provato dal fatto che ci sono i porti(nuragici). Oppure dobbiamo credere che i nostri avi erano talmente stupidi da costruire i porti per gli altri? Ciao Gina
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MirkoZaru
Utente Senior
   
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Inserito il - 22/02/2008 : 03:17:48
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Ehi Gina, e dove sarebbero questi porti nuragici?
Grazie Mirko
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| Nulla è più pericoloso di un uomo con un idea, se è l'unica che riesce a concepire. |
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gina
Utente Medio
 
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Inserito il - 22/02/2008 : 13:17:07
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I porti :vicino ad Alghero (città portuale di Nure), Nora, capo Malfatano, Tharros. Leggere Carta Raspi, G.G. Pisu. Sicuramente(vedi Pittau) anche nello stagno di Santa Gilla, perchè sono state trovate anfore ed altro. Inoltre se, come affermano in tanti, i sardi non erano autoctoni, ma immigrati dall'est, non penso siano venuti a piedi o a nuoto. Ciao Gina
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kigula
Moderatore
   

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Inserito il - 22/02/2008 : 17:22:15
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| gina ha scritto:
I porti :vicino ad Alghero (città portuale di Nure), Nora, capo Malfatano, Tharros. Leggere Carta Raspi, G.G. Pisu. Sicuramente(vedi Pittau) anche nello stagno di Santa Gilla, perchè sono state trovate anfore ed altro. Inoltre se, come affermano in tanti, i sardi non erano autoctoni, ma immigrati dall'est, non penso siano venuti a piedi o a nuoto. Ciao Gina
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I Nuragici non avevano veri e propri porti ma semplici approdi. Gli studi di Pisu son interessanti ma ancora non c'è alcuna prova di veri porti con strutture nuragici. Gli approdi son tanti di sicuro.
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