Forum Sardegna - S' accabadora.
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Nota Bene: In località "S'Acqua Cotta" a dieci chilometri da Villasor vi è una sorgente tra le più antiche del Campidano. Già migliaia di anni fa, le popolazioni nomadi beneficiavano degli effetti di quest'acqua durante la transumanza.
Essa è un'acqua termale che sgorga a una temperatura di circa 46° c. perché a poco più di mille metri sotto il livello del mare alcuni serbatoi vulcanici emettono gas e vapori che la mineralizzano.



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Annixedda

Utente Medio



Inserito il - 15/01/2007 : 20:05:17  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Annixedda Invia a Annixedda un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Sì adelasia, hai ragione.. però io purtroppo non riesco a dedicare ancora moltissimo tempo alla tesi, anzi adesso quasi nulla: sto ancora facendo esami e sono solo stressata... Appena avrò veramente del tempo libero leggerò con molta più attenzione questo post e anche quello creato qualche tempo fa da me.. Per adesso riesco a farlo solo saltuariamente.. Però devo dire che mi siete davvero di grande aiuto! Grazie di tutto cuore!!







Città: Bologna  ~  Messaggi: 181  ~  Membro dal: 15/11/2006  ~  Ultima visita: 10/04/2015 Torna all'inizio della Pagina

Adelasia

Moderatore

Penna d'oro


Inserito il - 03/10/2007 : 20:55:14  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Adelasia Invia a Adelasia un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Niente di nuovo su s’accabadora, solo una divertente curiosità delle serie: come unire felicemente tradizioni popolari, archeologia e…. architettura.

Evidentemente confidando nella fortuna (o sfidandola, dipende dai punti di vista) che, a dispetto della nomea, pare abbia portato nel caso specifico questa figura, qualche anno fa è stato pubblicato un testo che credo abbia riscosso un apprezzabile successo nel suo settore.

Si tratta di “Accabadora. Tecnologia delle costruzioni nuragiche”, di Franco Laner (docente di Tecnologia dell'architettura presso l'Istituto universitario di architettura di Venezia) edito dalla prestigiosa casa editrice “Franco Angeli”.

Sentite come ci si arrampica sugli specchi, a dire il vero molto abilmente, nella scheda del volume che si può leggere proprio nel sito della Franco Angeli:

<< Accabadora è parola attualmente quasi sconosciuta in Sardegna, significa accoppatrice, finitrice. Compito delle accabadoras era dunque di donare la buona morte agli individui soggetti a lunga e dolorosa agonia. Eutanasia dunque. Eutanasia, in questo caso di molte, troppe, teorie sulle costruzioni nuragiche che nonostante la loro inconsistenza logica, storica e soprattutto costruttiva, non muoiono.

Il libro si occupa essenzialmente della costruzione dei nuraghi, pozzi e fonti, tombe di giganti... Ma è possibile occuparsi di atti tecnici senza conoscere gli atti mentali che li hanno provocati? È possibile distinguere il risultato di una pietra sopra un'altra pietra dal pensiero che le ha poste in opera?

Una cultura si esprime anche attraverso il suo ambiente costruito, così come dall'ambiente costruito si può risalire alla cultura che lo ha espresso anche se non è ora facile far parlare le pietre.
Le varie interpretazioni che le pietre dei monumenti nuragici hanno finora suggerito sono assai modeste, a cominciare dalle teorie che assegnano ai nuraghi - nonostante la risibilità degli assunti - funzione militare, provocando a catena distorsioni e fuorvianze, mortificando non solo nuovi studi e acquisizioni, ma soprattutto la stessa cultura storica sarda.

Accabadora soprattutto di ciò che non è sostenibile sul piano costruttivo, sulle tecniche e concezioni delle strutture, dove si perpetuano luoghi comuni e affermazioni acritiche, proprie di chi non ha il senso del grave e non percepisce l'incessante lotta e i contrasti artificialmente apposti affinché le pietre non tornino a terra.
Nelle costruzioni nuragiche sono congelate tecnologie costruttive assai raffinate, nonostante la rozzezza del materiale, che, disvelate, ci fanno apparire il Nuragico come un gigante.

Insomma troppe cose non convincono. È necessario ricominciare su altre basi. La prima è sicuramente quella di allargare il recinto degli scavi agli studiosi di altre discipline, non solo a parole o per atteggiamento. Il recinto degli scavi dovrebbe diventare il crocevia delle discipline della natura e dello spirito. Dovrebbero, in esso, trovar sintesi il pensiero e la materia.
Solo così il mondo nuragico ci potrà, verosimilmente, appartenere.>>













 Regione Sardegna  ~ Città: nuoro  ~  Messaggi: 2881  ~  Membro dal: 23/05/2006  ~  Ultima visita: 18/08/2023 Torna all'inizio della Pagina

Nuragica

Moderatore




Inserito il - 03/10/2007 : 21:05:56  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Nuragica Invia a Nuragica un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Simpatico abbinamento, peccato che s'accabadora non possa intervenire cun su mazzuccu per porre fine alle tante teorie sulle costruzioni nuragiche.

_________________________________________________
... vegno del loco ove tornar disio








 Regione Lombardia  ~ Città: trexentese inviata speciale nel nord Italia  ~  Messaggi: 15406  ~  Membro dal: 11/04/2006  ~  Ultima visita: 23/10/2020 Torna all'inizio della Pagina

shadow

Nuovo Utente


Inserito il - 20/10/2007 : 13:09:37  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di shadow Invia a shadow un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Nuragica ha scritto:

Simpatico abbinamento, peccato che s'accabadora non possa intervenire cun su mazzuccu per porre fine alle tante teorie sulle costruzioni nuragiche.


concordo!!

"..bisognerebbe fare sempre sogni grandiosi...e con la faccia verso il cielo..viaggi avventurosi.."








 Regione Emilia Romagna  ~ Prov.: Forlì-Cesena  ~ Città: Forlì  ~  Messaggi: 13  ~  Membro dal: 09/07/2007  ~  Ultima visita: 01/10/2008 Torna all'inizio della Pagina

Mansardo
Salottino
Utente Attivo



Inserito il - 03/12/2008 : 10:12:00  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Mansardo Invia a Mansardo un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Mi hai chiamato tu, non lo dimenticare.
Con il tuo dolore, con il tuo orto abbandonato e gelido, con gli occhi della tua casa pieni di lacrime già pronte.


Ho lasciato il vecchio mulino per la tua estrema ninna nanna, per il tuo posto vuoto a tavola, passando attraverso tagli di occhi girati dall’altra parte, saluti negati da imposte socchiuse, rosari mormorati dietro le finestre.

L’olio è versato, il vento freddo fa oscillare le corde delle campane impazienti.
Eccomi, sono il fiore che hai sognato.
Chiudete le tende, smorzate il lume.

Andiamo, le nebbie ci aspettano.











  Firma di Mansardo 
Thomas Kinkade, Stepping Stone Cottage

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Mansardo
Salottino
Utente Attivo



Inserito il - 14/12/2008 : 10:21:20  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Mansardo Invia a Mansardo un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Ammutadori ha scritto:

Bel racconto Petru
vi posto tutto l'articolo.....
Egidiangela Secchi, la giornalista di Videolina, ha fatto una tesi sulle pratiche tradizionali sarde.. magari Annixedda può contattarla...

La terribile Accabadora

L'Accabadora (ucciditrice) non era un'assassina, perchè uccideva solo per scopi umanitari. Il termine indicava la persona addetta a facilitare il trapasso ai moribondi....
...

Gianluca Nicoletti (La Stampa 1/maggio/2005)

Trovato l'articolo!
Però continua e parla anche di un fumetto sull'argomento. Riporto:
"Damphir e la vecchia accabadora.
La femmina accabadora è protagonista di uno dei fumetti più trendy del momento. Smazzola a volontà nell’ avventura del numero 59 di Dampyr uscita a febbraio e intitolata appunto “Le Terminatrici”. L’ album del mitico editore Sergio Bonelli è illustrato da Majo, il soggetto e la sceneggiatura sono di Mauro Boselli, che da quanto scrive in una prefazione, è stato ispirato a raccontare della nera terminatrice dopo una conversazione, avuta a Capoterra un paio di anni fa, con un conoscitore di tradizioni sarde, il professor Gavino Maieli."

Per chi volesse leggere tutto l'articolo il link è:
http://golem.ilcannocchiale.it/2005...natrice.html









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Thomas Kinkade, Stepping Stone Cottage

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Adelasia

Moderatore

Penna d'oro


Inserito il - 07/02/2009 : 18:01:34  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Adelasia Invia a Adelasia un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Mansardo ha scritto:

Mi hai chiamato tu, non lo dimenticare.
Con il tuo dolore, con il tuo orto abbandonato e gelido, con gli occhi della tua casa pieni di lacrime già pronte.
..........................................................
...........................................................
Andiamo, le nebbie ci aspettano.
[


Mi erano sfuggite queste intense e struggenti righe, intrise di malinconia e di pietà.








  Firma di Adelasia 

Castello di Burgos

Burgos (Ss)

..un altro meraviglioso angolo di Sardegna

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Mansardo
Salottino
Utente Attivo



Inserito il - 25/02/2009 : 15:25:24  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Mansardo Invia a Mansardo un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Adelasia ha scritto:

Mansardo ha scritto:

Mi hai chiamato tu, non lo dimenticare.
Con il tuo dolore, con il tuo orto abbandonato e gelido, con gli occhi della tua casa pieni di lacrime già pronte.
..........................................................
...........................................................
Andiamo, le nebbie ci aspettano.
[


Mi erano sfuggite queste intense e struggenti righe, intrise di malinconia e di pietà.

Grazie Adelasia. Dopo aver letto (qui e altrove) diversi contributi sull'accabadora, ho provato a immaginare il lato umano di una persona chiamata a compiere un atto così estremo e terribile.









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Thomas Kinkade, Stepping Stone Cottage

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Mansardo
Salottino
Utente Attivo



Inserito il - 27/05/2009 : 15:27:32  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Mansardo Invia a Mansardo un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Dall'Unione Sarda di oggi.

Esce il nuovo romanzo della scrittrice di Cabras edito da Einaudi
«L'eutanasia non c'entra, soprattutto non c'entra la solitudine»
Michela Murgia, la mia accabadora


Figura chiave di un codice accettato e rispettato nella Sardegna arcaica, sa femmina accabadora è ora la protagonista di un romanzo intenso e inquietante scritto da una giovane scrittrice sarda, Michela Murgia. Edito da Einaudi (164 pagine, 18 euro) S'Accabadora, da oggi in libreria, racconta la storia di una vecchia signora senza figli, tzia Bonaria, che ospita in casa una bambina. Maria è una figlia d'anima, accolta nella casa col consenso dei genitori naturali, e fuori dalle maglie della burocrazia. La bimba crescendo nota strane assenze notturne della donna finché non scopre che la madre adottiva è una accabadora. Questa consapevolezza creerà una frattura che si comporrà solo al momento della morte della madre. E qui Maria, di fronte alle sofferenze della donna sperimenterà sulla propria pelle il dramma dell'agonia, della fine lungamente attesa e sempre invocata come una liberazione. E si troverà di fronte a un inquietante dilemma.

«Il finale è volutamente double face», spiega la scrittrice di Cabras, autrice di altri due libri, uno dei quali è diventato il film di Virzì Tutta la vita davanti . Maria esprime la volontà di compiere un certo rito, ma quando si avvicina al letto per mettere in atto i suoi propositi è già avvenuto qualcosa....

Lei ha pensato di fare di Maria la continuatrice di una tradizione, ma poi ha pensato che era meglio presentare una Sardegna avviata del tutto verso la modernità.
«È vero, anche perché mentre scrivevo il finale si compiva la vicenda Englaro. Non volevo prendere una posizione precisa. Inizialmente avevo pensato al passaggio del testimone, ma ripensandoci m'è sembrato troppo facile. Sembrava una soluzione del problema rimanere a su cunnottu, perché la tradizione giustifica tutto. Non è così. Problemi nuovi impongono soluzioni nuove. E un romanzo non è una sentenza, non è un trattato, non è un libro sull'eutanasia».

Perché questo argomento?
«In realtà per me la scelta centrale era la maternità, non l'eutanasia. Anche perché non credo che l'eutanasia e l'accabadora abbiano qualcosa in comune. Intanto per una differenza enorme di contesto. L'accabadura, se si sviluppa (ma molti antropologi non sono d'accordo sulla sua esistenza) sorge in un contesto di fortissimi legami comunitari. L'eutanasia è esattamente il contrario: è una espressione della nostra personale solitudine, del nostro essere abbandonati a noi stessi o alle nostre famiglie. Il paragone non regge».

Ma il lettore lo farà.
«Lo farà, anche per una certa propensione alla semplificazione. Leggiamo per analogia anche le cose che analoghe non sarebbero. Io volevo parlare della maternità in tutte le sue facce, anche quella più oscura, perché l'accabadora nella tradizione era anche sollevadora: levatrice. Aiutava a nascere e a morire. Il titolo iniziale del libro era “L'ultima madre”: leggere quell'atto estremo di pietà come una delle sfumature possibili della maternità».

La pratica dell'accabadora era diffusa in tutta la Sardegna?
«Dolores Turchi ha localizzato il fenomeno della accabadura in posti circoscritti e l'ultimo caso dimostrabile risale almeno a 200 anni fa. Già nell'Ottocento i viaggiatori la raccontavano come una leggenda. Il fenomeno non era così diffuso, tant'è che in Campidano non esiste nemmeno la parola».

E lei oggi come valuta questa pratica?
«Credo che fosse una risposta a un problema contingente. In una società contadina avere in casa una persona bisognosa di assistenza continua voleva dire braccia sottratte a una economia di sussistenza. Era una delle soluzioni possibili. Non mi sento di dare giudizi morali».

Esiste ancora in Sardegna la moda dei “fillus de anima”?
«Io sono una figlia dell'anima. Ho dedicato il libro alle mie due madri».









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Nevathrad

Utente Maestro




Inserito il - 02/06/2009 : 19:29:31  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
Mansardo ha scritto:

Mi hai chiamato tu, non lo dimenticare.
Con il tuo dolore, con il tuo orto abbandonato e gelido, con gli occhi della tua casa pieni di lacrime già pronte.

Ho lasciato il vecchio mulino per la tua estrema ninna nanna, per il tuo posto vuoto a tavola, passando attraverso tagli di occhi girati dall’altra parte, saluti negati da imposte socchiuse, rosari mormorati dietro le finestre.

L’olio è versato, il vento freddo fa oscillare le corde delle campane impazienti.
Eccomi, sono il fiore che hai sognato.
Chiudete le tende, smorzate il lume.

Andiamo, le nebbie ci aspettano.

Ma che bella Mansardo! Una dolenzia che prende allo stomaco, parole discrete e proprio per questo potenti, struggenti, evocative!








  Firma di Nevathrad 

 Regione Sardegna  ~  Messaggi: 5815  ~  Membro dal: 13/10/2008  ~  Ultima visita: 05/04/2011 Torna all'inizio della Pagina

204costiera

Nuovo Utente


Inserito il - 02/06/2009 : 20:10:36  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di 204costiera Invia a 204costiera un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
salve a tutti..mio padre cultore di storia e tradizioni sassaresi, tra le sue commedie ha pubblicato proprio una intitolata L'ACCABADORA...appena riesco posterò il dipinto dell'artista luca noce di Sassari che raffigura una accabbadora...







  Firma di 204costiera 
christiano

 Regione Marche  ~ Prov.: Pesaro-Urbino  ~ Città: montelabbate  ~  Messaggi: 12  ~  Membro dal: 31/05/2009  ~  Ultima visita: 29/11/2009 Torna all'inizio della Pagina

Mansardo
Salottino
Utente Attivo



Inserito il - 04/06/2009 : 07:20:44  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Mansardo Invia a Mansardo un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Nevathrad ha scritto:

Mansardo ha scritto:

Mi hai chiamato tu, non lo dimenticare.
Con il tuo dolore, con il tuo orto abbandonato e gelido, con gli occhi della tua casa pieni di lacrime già pronte.

Ho lasciato il vecchio mulino per la tua estrema ninna nanna, per il tuo posto vuoto a tavola, passando attraverso tagli di occhi girati dall’altra parte, saluti negati da imposte socchiuse, rosari mormorati dietro le finestre.

L’olio è versato, il vento freddo fa oscillare le corde delle campane impazienti.
Eccomi, sono il fiore che hai sognato.
Chiudete le tende, smorzate il lume.

Andiamo, le nebbie ci aspettano.

Ma che bella Mansardo! Una dolenzia che prende allo stomaco, parole discrete e proprio per questo potenti, struggenti, evocative!

Grazie Nevathrad. Sei sempre molto gentile.



@ 204costiera
Aspetto con molta curiosità il dipinto.









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Thomas Kinkade, Stepping Stone Cottage

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Flore
Salottino
Utente Master



Inserito il - 04/06/2009 : 13:06:11  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Flore Invia a Flore un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Ho trovato anche questo :-)
http://www.accabadora.net/









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Grazia
Orsù, dunque.....

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Flore
Salottino
Utente Master



Inserito il - 09/06/2009 : 08:44:50  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Flore Invia a Flore un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Volevo segnalarvi che il libro di Michela Murgia è stato segnalato come 'talento del mese' nei negozi Fnac di tutta Italia.








  Firma di Flore 
Grazia
Orsù, dunque.....

 Regione Lombardia  ~ Prov.: Pavia  ~ Città: Vigevano  ~  Messaggi: 2930  ~  Membro dal: 14/01/2009  ~  Ultima visita: 10/07/2012 Torna all'inizio della Pagina

Flore
Salottino
Utente Master



Inserito il - 11/11/2009 : 10:51:54  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Flore Invia a Flore un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Vista l'attinenza, lo segnalo qua, eventualemnte i moderatori provvederanno allo spostamento anzi, chiedo se possibile, di lasciarlo in evidenza per qualche giorno. Grazie e .... aspettiamo con piacere chi vorrà intervenire Grazie





Sabato 21 novembre 2009 alle ore 21.00
presso l'Auditorium Mussini
Viale Libertà - Vigevano
Il Circolo Culturale Sardo "S'emigradu"
organizza



Spettacolo finalista al Teatro Festival Italia - Nuove Sensibilità-
2007 di Napoli



atto unico di Susanna Mameli

liberamente ispirato a "Les Bonnes" di J. Genet



con Rita Atzeri e Carla Orrù
scene e costumi Marco Nateri
contributo video Emanuela Cau
regia Susanna Mameli
produzione AnfiTeatroSud



Note di regia

Siamo nella tana de s'accabbadora, una serva, la sua serva che,
mentre sistema e rassetta la stanza raccontai fatti della padrona.
Attraverso il filtro dei pettegolezzi e dell'amore-odio della serva
verso la sua padrona, ecco levarsi l'immagine castigata di Antonia, ora
come levadora, ora come incantadora, e infine accabbadora. Levatrice,
donna delle medicine, donna che pone fine alle sofferenze dei
moribondi, ma anche figura crepuscolare solitaria, sfuggente e schiva.
Si sa che da fanciulla fu abbandonata sull'altare sotto lo sguardo
armato dei fedeli, si dice di come i fiori le si appassirono in volto,
si racconta di come nessuno osò fermarla e della mano pietosa che fece
cigolare la porta della chiesa, consegnandola alla luce divorante del
mezzogiorno. Insomma il cielo bisogna guadagnarselo, e Antonia si fa
serva e missionaria degli uomini in terra, affaticandosi a fare quello
che nessuno vuole o ha il coraggio e la forza di fare: aiutare a
nascere e morire.
La "serva" e la "padrona" si, cavano i peccati dall'anima con crudele
affetto, uno a uno fino a che la serva, rivela il gioco orrendo,
implora Antonia - sua sorella, di liberarla dalla sofferenza che la
corrompe dentro, le chiede di operare il suo ufficio sulla carne dolce
e di sorella. Chiede la Pietà che Antonia ha sempre reso altrove. Ma
per Antonia, questa volta, è diverso.




Immagine:

21,46 KB









  Firma di Flore 
Grazia
Orsù, dunque.....

 Regione Lombardia  ~ Prov.: Pavia  ~ Città: Vigevano  ~  Messaggi: 2930  ~  Membro dal: 14/01/2009  ~  Ultima visita: 10/07/2012 Torna all'inizio della Pagina
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