Forum Sardegna - Il Muto di Gallura - PARTE III - Gli amori
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Nota Bene: Le launeddas è sicuramente lo strumento musicale più rappresentativo della Sardegna. Esso è composto da tre canne del tipo comune che vengono chiamate basciu o tumbu, mancosa manna e mancosedda. E’ uno strumento a fiato di origine antichissima ed è in grado di produrre polifonia.



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 Il Muto di Gallura - PARTE III - Gli amori
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ampuriesu

Utente Attivo



Inserito il - 09/02/2009 : 12:04:01  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di ampuriesu Invia a ampuriesu un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
babborcu... secondo me Gavina non giocava ma faceva seriamente. E' inamissibile come dici tu che i genitori permettessero un tale comportamento nei confronti del muto da parte della figlia. Tra l'altro il "galateo" se così lo vogliamo chiamare degli stazzi era ancor più severo dei modi di fare dei paesani. Abìncora oggi quando si vede una persona un po maldestra vige il detto "mancu chi sii di li stazzi", proprio a stare ad indichicare quanto era indietro con i tempi la gente che viveva isolata dal resto del mondo. Figuriamoci poi una ragazza lasciata in balia di un uomo tra l'altro anche menomato fisicamente, senza che lei provasse un monimo di sentimento. Una pazzia impossibile per quei tempi.

Il cassone... se posso dopo faccio la foto e la posto. Non aspettarti molto; è una cassa in olivastro, liscia senza decori che porta i segni del tempo. L'ho giusto pulita, senza toccare crepe, buchi di tarli ecc.






  Firma di ampuriesu 
Non importa quanto si da, ma quanto amore si mette nel dare!

 Regione Sardegna  ~ Prov.: Sassari  ~ Città: valledoria  ~  Messaggi: 897  ~  Membro dal: 16/10/2008  ~  Ultima visita: 15/03/2022 Torna all'inizio della Pagina

babborcu
Salottino
Utente Virtuoso




Inserito il - 09/02/2009 : 13:25:18  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di babborcu Invia a babborcu un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
ampuriesu: volevo dire quel che tu hai spiegato...

infatti.. i genitori di gavina nella realtà dovevano essere al corrente e permettere il corteggiamento per una qualche convenienza.. --- e magari la ragazza , giovanissima, giocava incoscientemente ..all'amore...

nel romanzo del costa, al contrario, si ha una visione " romantica " della vicenda e si presenta un'infatuazione da parte di entrambi, una sorta di pietà-comprensione da parte di gavina ... in un mondo naturale e libero,assai improbabile nella realtà degli stazzi... come ben dici







 Regione Sardegna  ~ Prov.: Sassari  ~ Città: Sassari  ~  Messaggi: 4364  ~  Membro dal: 18/02/2008  ~  Ultima visita: 28/05/2012 Torna all'inizio della Pagina

Petru2007

Moderatore




Inserito il - 09/02/2009 : 13:48:51  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Petru2007 Invia a Petru2007 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Babbo', visto che mi hai chiesto conforto, lo farò per bocca di Zio Gion Martino Oggiano “Cucciaroni”, della borgata rurale di Tungoni, non distante da L’Avru, da ritenere un buona memoria storica di quel periodo, in quanto molto vicino dal punto di vista spaziale e se vogliamo anche dal punto di vista temporale, in quanto ha conosciuto in pratica diversi protagonisti superstiti della storia; ne ha sempre parlato volentieri con chiunque, quasi come se avesse conosciuto il Muto, visto che nei suoi discorsi lo considerava alla stregua di un amico perduto nei meandri della vita, travolto dai tragici avvenimenti che gli caddero addosso. Ecco quanto raccontò, quasi novantenne, nell’autunno 2000 a un curioso di passaggio:
“Bastianu giunse a L’Avru, portato da Pietro Vasa, uomo di raffinata astuzia e, penso, fornito di sottile perfidia. In quello stazzo il Muto portava a spalle fascine di legna, zappava nell’orto, o istoriava zucche da vino, in cambio di un giaciglio e un tozzo di pane. Bastianu, lo conobbe più che bene Giovanni Pes, nonno di mia moglie e anche mia nonna “Malgarita Marrona” dove si recò disperato e gesticolante quando Giovanni Antonio Spano (Giuseppe nel libro) tentò di fargli la pelle nel sentiero di La Multa.
Cosa ci fu tra Bastianu Tansu e Francesca Pes (la Gavina del libro)? Un bel niente, amico mio!... Dalle nostre parti non si usava, e non si usa, dare in sposa la propria figlia a un minorato. Il Muto non era certo un idiota, ed era pure un bel giovanotto, ma sotto sotto gli mancava qualcosa. Le donne di L’Avru lo prendevano in giro e scherzando gli dicevano: “Candu è manna, Franzisca ti la demmu”.
Le donne, nelle cose d’amore, a noi uomini ci fanno la barba e pure i capelli, perché ne sapevano, e ne sanno, una più del diavolo.
Pietro Vasa, il Muto e i loro amici, furono poi tutti messi a sedere da Giovanni Antonio Spano “Ciacciaredda”, rappresentante di una stirpe di pastori, quella bortigiadese, che ben poco aveva da invidiare a quella aggese in fatto di crudeltà e vendette, erano “ghjenti cu’ li calzoni”. Fu proprio il Ciacciaredda a ferire Pietro Vasa e gli avrebbe dato anche il colpo di grazia se non ci fossero stati i carabinieri di mezzo. Per quanto riguarda il Muto non riuscì ad acciuffarlo in alcun modo; lo fece allora uccidere da tale Francesco Antonio “Macciaredda”, che gli sparò a tradimento mentre Bastianu, distrattamente, andava a contare i punti in una gara di tiro a bersaglio con rametti di asfodelo. Fu sepolto in una spiaggia della marina di Trinità d’Agultu, ma, dopo due giorni lo disseppellirono e nascosero il cadavere sotto una pietraia, in un recinto per il bestiame della famiglia Mureddu, in località Gambaidonna. Nessuno dei Vasa o dei Tanxu venne a reclamare il cadavere, quantunque sapessero che il Muto riposava lì; lo sapeva anche quello scrittore di Sassari. Degli oggetti appartenuti al Muto non si troverà mai niente, poichè mai niente ha posseduto in vita sua, ad eccezione di una zucca da vino in possesso degli eredi di “Maltinu Cojareddu”. Un mio amico campidanese però le sapeva fare più belle.
Vieni a trovarmi ancora a Tungoni, amico mio, e ti porterò a L’Avru, dove esiste ancora la “lizza manna” (grande quercia) sotto la quale il Muto riposava spesso e dove sognava ad occhi aperti improbabili amori. Togliti però dalla testa che fra Bastiano e Francesca Pes ci fosse qualcosa di serio; si specchiavano uno con l’altra, quei due, guardandosi negli occhi, ecco tutto. L’ho anche detto chiaro e tondo a don Piero Baltolu di Aggius e a allo scrittore tempiese che si chiama Franco Fresi... era solo una presa in giro da parte delle donne di L’Avru...

Il resto alla prossima puntata, quando si andrà avanti con la lettura...






Modificato da - Petru2007 in data 09/02/2009 13:57:51

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Nuraghe Succuronis

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Pia
Salottino
Utente Mentor




Inserito il - 09/02/2009 : 14:59:31  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Pia Invia a Pia un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Sì, era improbabile un rapporto, fosse stato anche solo d'amicizia, fra Gavina e Bastiano così come lo ha descritto il Costa. Mentre leggevo mi chiedevo come fosse stato possibile che il nostro scrittore potesse essere così "moderno" per la mentalità dell'Ottocento.
Oppure.....







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Pedra Longa

Baunei (Ogliastra)

..un altro meraviglioso angolo di Sardegna


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callas
Salottino
Utente Senior



Inserito il - 09/02/2009 : 15:23:44  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di callas Invia a callas un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
...forse il Costa ci vuol dire...che l'amore avrebbe salvato Bastiano...!
o no?







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Golfo di Marinella

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santobevitore

Utente Medio


Inserito il - 09/02/2009 : 18:43:29  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di santobevitore Invia a santobevitore un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Anche io ero rimasto molto colpito dalla libertà di cui gode Gavina nel romanzo, va e viene in compagnia del muto senza che i genitori facciano la benché minima osservazione. La cosa mi sembrava un po troppo fantasiosa e qui probabilmente rientra il gusto di Costa che da una parte dipinge scenette idilliache: i due che raccolgono le more -lui arrampicato, lei col grembiale teso a prendere le more che cadono dall'alto-oppure lei che ricama i fiorellini che lui le disegnava sulla stoffa, dall'altro lato però fa una descrizione come quella della scena avvenuta all'"ombra delle spine": oggi siamo abituati a tutto ma non così i lettori dell''800, la descrizione dell'approccio del Muto nei confronti della ragazza è piuttosto"sanguigna", con un richiamo all'eros piuttosto evidente, mi chiedo come sia state accolta dai lettori e dalle lettrici dell'epoca. Mi ha stupito abbastanza, soprattutto perché il romanzo era forse più diretto ad un pubblico borghese che a un circolo di intellettuali.





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Petru2007

Moderatore




Inserito il - 09/02/2009 : 23:53:12  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Petru2007 Invia a Petru2007 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Un’altra testimonianza orale.

Questa volta da parte di colui che era il parente più prossimo della famiglia Tanxu: Andrea Tuxoni (1910-1999) del quale due bisnonni erano fratelli del Muto. Sperando di restare in tema, ecco una piccola sintesi, di quanto dichiarò a proposito del Muto, in un bel giorno di primavera 1991, nella casa dalla “trai tolta” situata in Li Colti, dove il Muto nacque e passò la maggior parte della sua vita:
“Porto il nome di mio nonno, Andrea Tanxu, e così si chiamava il nonno di mio nonno (padre del muto). I miei venivano da Aggius a Li Colti con pinte e mastelli e ci restavano quasi tutto l’anno. Vendettero prima il vigneto e poi la casa di Aggius al padre di Ziu Petru Mossa, che di nome faceva Martino o Matteo, proprio dove quella famiglia vendeva il vino sfuso negli anni in cui io ero un ragazzino. Il mio bisnonno paterno si chiamava Michele e sposò tale Isabedda Biroccu e, rimasto vedovo, si sposò ancora con una Vasa di Lu Naragheddu; dal primo matrimonio nacquero mia nonna Maria Rosa e la sorella Agostina; dal secondo nacque Michele Andrea che fu il primo marito di zia Pitruzza Zoppa che, vedova a sua volta si risposò di nuovo con Maltinu Cucciarìa. L’altro mio bisnonno si chiamava Michele Antonio (Tanxu), un uomo incredibilmente mite, per quanto ne so io, verosimilmente un bonaccione; sposò Maria Bianco talmente svampita e petulante che in Aggius, la chiamavano Maria Cataddara e le rubavano l’uva dalla vigna. Da quel matrimonio nacque mio nonno Andrea che morì molto giovane lasciando mia nonna, Pitruzza Conchirruia, e tre figli in tenera età, tra i quali mia madre Maria. Il cadavere di mio nonno Andrea, per motivi che non conosco, non fu ricevuto in chiesa a Trinità, da preti Sansoni, e allora i miei gli ammazzarono il cavallo, dopo aver ammazzato pure quello del cognato, Petru Calbuncu.
Vuoi proprio sapere chi era il Muto? Un infelice, un povero disgraziato, e non per colpa sua. I miei bisnonni che erano suoi fratelli,non gli facevano accudire neppure il bestiame perché lui, Bastiano era di di carattere irascibile e lo percuoteva; siccome era sordomuto non conosceva i richiami e i comandi per governarlo e renderlo così più mansueto. Lu Mutu non combinava nulla dalla mattina alla sera e quando Pietro Vasa se lo portò dietro negli anni della latitanza i miei si fecero il sego della croce per non rivederlo mai più. Dell’amore di Bastianu per quella ragazza di L’Avru, Francesca Pes, la mia famiglia non ne sapeva niente. Bastianu, i miei congiunti lo videro ritornare alla casa di Bainzeddu (Li Colti) solo dopo molti anni e un brutto giorno un suo amico in Santa Barbara lo fece fuori con una fucilata a tradimento. Tutto qui.
Chi era? Tale Macciaredda, il padre di Ziu Carrozza....
Tolti i familiari più stretti e qualche altro, sono pochi, ti posso assicurare, ad averlo conosciuto veramente. Gli uomini della sua età, Petru Calzega, Maltinu Paltimanna, Sgimoni Furunciu, Brancazzu Zuncu, Ghjuann’Antoni Brandincu, sono morti tutti molto giovani negli ultimi anni dell’Ottocento. L’unica persona che ha conosciuto bene quel mio congiunto, sopravvissuta alle faide e a tutto il resto, era la nipote del Muto, Agostina, sorella di mia nonna. Ti sembrerà strano ma l’ho conosciuta anch’io. Credo fosse nata intorno al 1840 perché, lo ricordo come fosse oggi, morì che mancavano meno di due mesi all’anno 1920 e aveva circa 80 anni.
Portava i capelli a crocchio e aveva il volto ricoperto da efelidi, come del resto molti altri della nostra famiglia e, lo posso anche dire, era la donna più buona di questo mondo, a patto che qualcuno non tirasse fuori quelle storie del Muto... non ne poteva più...
Quando morì lo zio Bastiano, il muto, che viveva in un cuponi nei pressi della sua casa di abitazione, lei era una signorina di circa diciotto anni. Devo aggiungere altro o stiamo parlando dello sconosciuto della porta accanto? Sarebbe anche ora di lasciarlo riposare in pace il povero Bastiano”....

Ziu Andrea dimostrò di avere buona memoria...
In effetti la zia Agostina morì il 16 ottobre 1919... era nata il 12 febbraio 1841...
Stranamente non conosceva le motivazioni (o non le voleva raccontare) della lite fra la famiglia del nonno Andrea e il parroco della Trinità d’Agultu, Giovanni Andrea Stangoni, noto preti Sansoni... Si era ai primi del 1894... il parroco, saputo che il suo assistito Andrea Tanxu, di Li Colti, stava per tirare le cuoia, si recò nel suo stazzo per somministrargli i sacramenti di rito. Fu accolto malamente e gli fu impedito di svolgere il suo ufficio.
Una volta deceduto il Tanxu, il prete, a sua volta, impedì ai familiari del defunto di introdurne il cadavere in chiesa per la Messa funebre.
La sera stessa del funerale civile furono esplose alcune fucilate in direzione di una finestra della casa del parroco; le pallottole si conficcarono nel soffitto, ma non fecero ulteriori danni. Fu uccisa però una cavalla, appartenente al cognato del prete, che si trovava nella stalla di costui, e forse fu creduta essere di proprietà del parroco. La mattina dopo, il sacerdote fece armi e bagagli in tutta fretta e andò via per non farvi più ritorno...







  Firma di Petru2007 

Nuraghe Succuronis

Macomer (Nu)

..un altro meraviglioso angolo di Sardegna

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babborcu
Salottino
Utente Virtuoso




Inserito il - 10/02/2009 : 09:14:58  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di babborcu Invia a babborcu un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
petru.. grazie, sapevo che tu avevi la chiave di lettura del rele e confermi e chiarisci quel che immaginavo... la vicenda, come la racconta il costa, non ha alcun riscontro con le usanze la realtà dell'epoca... è una" rivisitazione" molto romanzata della realtà-- del resto che appel poteva avere un romanzo in quel tempo senza un drammone amoroso?

debbo dire , pero' che le descrizioni dello stazzo e della natura, soprattutto dell'estate li' sono molto efficaci e "parlano" ciau







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babborcu
Salottino
Utente Virtuoso




Inserito il - 10/02/2009 : 13:16:24  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di babborcu Invia a babborcu un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
credo di avvertire una sorta di " sfruttamento" da parte della famiglia di antonstefano nei confronti del muto... lui è anzioso di farsi accettare... di essere d'aiuto, di donare belle cose fatte con le sue mani... la famiglia,, magatri non per malizia... ne accetta e stimola i servigi.. e forse lo usa anche come uno sfogo" comico "per la noia della vita dello stazzo, come un diversivo...
ma dice il proverbio... non buglies... nen cun mcacos, nen cun santos nen cun preideros... il muto non era matto,, ma assimilato ad essi.. perchè producendo quegli oggettini.. e mettendosi a servizio,, faceva qualcosa di "strano" , che non era consueto...

specifico,, parlo della dimensione del romanzo data dal costa.. pensando anche alla testimonianza del reale di petru..







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ampuriesu

Utente Attivo



Inserito il - 11/02/2009 : 08:38:29  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di ampuriesu Invia a ampuriesu un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Babborcu...anche io penso che la famiglia di Antonistevanu sfrutasse il muto in quel senso. approffitavano del suo stato per un tornaconto se pur bonario. A mio avviso invece, crdo che il muto svolgesse tutti quei lavori per ricompensare Gavina dell'affetto e così potersi in qualche modo sdebitare.





  Firma di ampuriesu 
Non importa quanto si da, ma quanto amore si mette nel dare!

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babborcu
Salottino
Utente Virtuoso




Inserito il - 11/02/2009 : 09:32:49  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di babborcu Invia a babborcu un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
ampuriesu; si.. cercava di sdebitarsi e di farsi "gradire"... credo che bustiasnu avesse un terribile e disperato bisogno di farsi accettare e di sentirsi pari agli altri...






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Pia
Salottino
Utente Mentor




Inserito il - 11/02/2009 : 15:48:17  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Pia Invia a Pia un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Scusatemi...ma sono una inguaribile romantica. A me All'ombra delle spine è piaciuto!
Immaginiamo di non conoscere i veri fatti.
Immaginiamo di non pensare che sia un romanzo realista.
Collochiamo pure il romanzo in una letteratura di fine Ottocento indirizzata ad una borghesia italiana che ricercava l'esotismo frammisto a sentimentalismo.

E rileggiamo queste pagine di ardente contenuta passione.
Il fuorilegge sanguinario. Il disabile reietto. L'artigiano abile artista. La giovane virginea contadina pastora. L'esotica lontana Sardegna al di là del mare.
Condiamo il tutto con "il sole co' suoi raggi ardenti", i "graniti infuocati", "le cicale, col canto importuno", "la campagna, sotto ai raggi ardentissimi, (...) calma e silenziosa".
Condiamo di "eros" represso e sentimenti inespressi. Di voglie d'estate non consumate.

E rileggiamo queste pagine stando all'interno di un fresco eclettico studio romano o sdraiati su un divano capitonnè in un silenzioso salotto piemontese.
Ed ecco che sentiamo a noi vicini le voglie malamente inespresse dei due protagonisti, gli aliti caldi, i volti sudati, gli sguardi rubati.
Ed ecco che vediamo, con gli occhi di Bastiano/Costa l'avambraccio nudo e grassoccio di Gavina. Ma ancor prima il suo corpetto e il suo seno. Sentiamo la sua fame d'amore.

La narrativa è anche questo, farci partecipi delle emozioni che si dispiegano con l'inchiostro su un foglio di carta.







  Firma di Pia 

Pedra Longa

Baunei (Ogliastra)

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Prof Pia http://www.lezionidibello.blogspot.it

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santobevitore

Utente Medio


Inserito il - 11/02/2009 : 16:55:27  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di santobevitore Invia a santobevitore un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Pia, anche a me è piaciuto ma mi ha stupito un pò trovare questa descrizione: infatti, per quello che avevo letto finora, tutto si inseriva su un binario tragico o, a seconda dei casi, idillliaco; anche la descrizione dei primi approcci tra Petru e Mariangiola era si allusiva della passione che correva tra i due, ma meno esplicita e più velata.
Quindi non mi aspettavo questa narrazione così viva, a tinte un pò violente, con Bastiano assimilato quasi ad una belva, senza più controllo delle sue reazioni che perde la ragione alla vista del braccio di Gavina. Una reazione molto umana, considerata la vita solitaria e raminga del Muto, descritta con molti particolari, indugiando sui palpiti, i sudori, i tremiti dei due personaggi.
Bella anche l'ambientazione, con quel caldo soffocante che funge da terzo protagonista della scena e che, in un certo senso, sembra determinare i comportamenti e gli eventi.






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callas
Salottino
Utente Senior



Inserito il - 11/02/2009 : 17:02:36  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di callas Invia a callas un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
...penso sia normale,Santo..., quante donne avrà mai avuto il povero Bastiano?...
..certo rileggere il brano dal punto di vista di Pia...è tutt'altra cosa....!







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Golfo di Marinella

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santobevitore

Utente Medio


Inserito il - 11/02/2009 : 17:12:51  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di santobevitore Invia a santobevitore un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
E si che è normale, ci mancherebbe, povero Muto! Costa mi è sembrato "avanti"con questa scena: la vedo bene in un film dagli anni '60 in poi, non me la aspettavo dall'ottocentesco Costa che magari veniva letto da signore e signorine della buona società del tempo.





 Regione Sardegna  ~ Prov.: Oristano  ~ Città: Cabras  ~  Messaggi: 443  ~  Membro dal: 25/08/2008  ~  Ultima visita: 20/07/2012 Torna all'inizio della Pagina
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