Forum Sardegna - Il Muto di Gallura - PARTE II - I Vasa e i Mamia
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 Il Muto di Gallura - PARTE II - I Vasa e i Mamia
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Autore Discussione
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Agresti

Moderatore




Inserito il - 30/01/2009 : 14:25:23  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Agresti Invia a Agresti un Messaggio Privato
Per il buon prosieguo della discussione,
vi prego di lasciare al di fuori tutto ciò che non contribuisce
all'approfondimento del Muto di Gallura.









  Firma di Agresti 

Il Poetto dalla Sella del Diavolo

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callas
Salottino
Utente Senior



Inserito il - 30/01/2009 : 15:13:31  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di callas Invia a callas un Messaggio Privato
Marialuisa ha scritto:

babborcu che dici , conflitto d'interesse ?
Sono anch'io moderatrice , ma non mi piace nessun tipo di censura
vediamo vediamo di chiarire ...
@ callas :la mia replica era rivolta a una mia chiamata in causa da parte di Pia e nello specifico si trattava di correnti letterarie : ho risposto in tal senso e ho anche specificato che non era ancora il momento di inerpicarsi così in alto perchè per alcuni si trattava di prima lettura del Muto .
Se - poi - ho fatto i complimento alla triade è solo perchè stanno facendo un egregio lavoro , con un bagaglio culturale che a noi è estarneo .
Parduletta : mica io mi sento inadeguata ? Io mi sento ignorante e ringrazio chi mi dà modo di colmare queste mie lacune .

ps : se poi , vi dessi così tanto fastidio , carissime , io ho tanto altro da esplorare , leggerò e imparerò anche non intervenendo .
Ciao .... a presto ...
...faccio per prima i complimenti alla triade...e mi scuso con te..Luisa...che non mi dai assolutamente fastidio..ci mancherebbe altro...
era solo che sia io che Parduledda..ci siamo sentite inadeguate...e quella tua frase...ci ha buttate giù....solo questo...!









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Golfo di Marinella

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Pia
Salottino
Utente Mentor




Inserito il - 30/01/2009 : 17:12:05  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Pia Invia a Pia un Messaggio Privato
Ho detto in un altro topic...rubando la frase al grande filosofo "So di non sapere".
Ho aderito alla proposta di Agresti perchè questo metodo di lettura dell'opera lo trovavo stimolante. Ogni libro è una ricca miniera dalla quale attingere e se si legge insieme ognuno di noi può cogliere aspetti differenti a seconda delle diverse conoscenze, personalità e sensibilità. L'apporto di ognuno è fondamentale.
Gioia più grande per me non poteva esserci questo inverno a Tortolì quando un gruppo di ragazzine della scuola media di Osini mi hanno posto le loro domande: mi hanno fatto riflettere su alcuni aspetti che neanche io avevo colto, pur avendo scritto il romanzo! Non abbiamo solo occhi e cervello, ma quando leggiamo abbiamo anche cuore e anima.

Per carità....non facciamo prenderci dal virus dilagante in GdS del litigio. Vi prego, qui no!









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Pedra Longa

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ampuriesu

Utente Attivo



Inserito il - 30/01/2009 : 18:01:15  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di ampuriesu Invia a ampuriesu un Messaggio Privato
Pia...tranquilla che qui siamo tranqulli. al massimo essendo addentrato nella faida posso eliminarne qualcuno con il vecchio archibugio di nonno.

Comunque vi sto preparando una chicca... se stasera finisco le prove di ballo in tempo vedo di inserire qualche parte della storia del muto in versi in modo da cogliere le sfumature viste da un personaggio addentrato in quel tipo di cultura. logicamente scriverò i versi in gallurese con a fronte la traduzione. c'è anche la parte di la prigunta nella quale viene chiesta la mano di Mariagnula.che ne pensate della mia proposta?








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Agresti

Moderatore




Inserito il - 30/01/2009 : 18:18:45  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Agresti Invia a Agresti un Messaggio Privato
ampuriesu ha scritto:
c'è anche la parte di la prigunta nella quale viene chiesta la mano di Mariagnula.che ne pensate della mia proposta?


Mi incuriosisce davvero









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Pia
Salottino
Utente Mentor




Inserito il - 30/01/2009 : 18:37:13  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Pia Invia a Pia un Messaggio Privato
ampuriesu ha scritto:
Comunque vi sto preparando una chicca... se stasera finisco le prove di ballo in tempo vedo di inserire qualche parte della storia del muto in versi in modo da cogliere le sfumature viste da un personaggio addentrato in quel tipo di cultura. logicamente scriverò i versi in gallurese con a fronte la traduzione. c'è anche la parte di la prigunta nella quale viene chiesta la mano di Mariagnula.che ne pensate della mia proposta?


....finisci presto il ballo, ajò!









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Pia
Salottino
Utente Mentor




Inserito il - 30/01/2009 : 18:46:12  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Pia Invia a Pia un Messaggio Privato
E parliamo anche di poesia improvvisata?

Il giovane pastore del capitolo dell'Abbraccio incarna la figura del poeta "improvvisatore" che suggella i momenti più importanti della vita comunitaria con i suoi versi.
Ma quanto improvvisa?
Poeti abili, veloci, intelligenti e creativi, avranno sicuramente preparato la trama su cui intessere le improvvisazioni?

Dal capitolo Aggius leggo: "La loro immaginazione è fervida, il loro carattere energico, la loro tempra d'acciaio. Hanno una naturale tendenza alla poesia e i loro canti sono ispirati o da sentimenti malinconici, o da un umorismo satirico. Tenaci nell'amore quanto nell'odio, una sola parola basta per intenerirli, una sola parola per eccitarli all'ira.









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Pia
Salottino
Utente Mentor




Inserito il - 30/01/2009 : 18:48:28  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Pia Invia a Pia un Messaggio Privato
Permettetemi una debolezza....: "Ah quanto amo il poeta pastore!"
Callas e Agresti mi capiranno....









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Petru2007

Moderatore




Inserito il - 30/01/2009 : 23:03:05  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Petru2007 Invia a Petru2007 un Messaggio Privato
Pia Deidda ha scritto:

E parliamo anche di poesia improvvisata?

Il giovane pastore del capitolo dell'Abbraccio incarna la figura del poeta "improvvisatore" che suggella i momenti più importanti della vita comunitaria con i suoi versi.
Ma quanto improvvisa?
Poeti abili, veloci, intelligenti e creativi, avranno sicuramente preparato la trama su cui intessere le improvvisazioni?



Un bravo poeta improvvisatore quando andava a un matrimonio, doveva prepararsi almeno un "bringhisi" e una "moda" nel caso ci fosse stato qualche altro concorrente da sistemare, il quale per non soccombere doveva rispondere con un componimento usando la stessa metrica, "la moda" che credo sia il tipo di rima più difficile da comporre..

Conosco l'opera di Paolo Dettori sul Muto di Gallura. Praticamente riprende in rima tutti i passaggi descritti dal Costa, seguendone nell'esposizione anche l'ordine cronologico. Concordo con Ampuriesu per quanto riguarda la parte della prigunta, sicuramente la più interessante, ma per il resto non aggiunge niente di nuovo.

Il Dettori nel comporre, (siamo nel 1948) seguì le usanze del tempo per quanto riguarda l’acquisizione delle notizie sulla faida, cioè si lesse il libro.
A questo proposito è curioso notare che da sempre tutta la memoria storica della faida tra Vasa e Mamia è quella riportata nel Muto di Gallura del Costa.
Come ho già riportato il tutto è dovuto al fatto che le persone che vissero direttamente quelle vicende e che conobbero il terrore di quei giorni hanno preferito dimenticare.
Anche ai diretti discendenti talvolta le notizie arrivavano in maniera un po diversa...
C’è voluta tanta pazienza e perseveranza per riuscire ad acquisire qualche informazione che non fosse quella del libro. Girovagando da un archivio parrocchiale a un archivio di Stato, oppure a casa di qualche diretto discendente o avendo nella memoria vecchi racconti di parenti o gente del luogo si possono fare delle scoperte interessanti al riguardo.
A volte diventa troppo semplice liquidare il tutto sotto un alone romantico; certo che il Costa fu molto abile nel tessere la trama del suo racconto partendo dai resoconti sbiaditi di gente che, a parte Mariangela Mamia, era estranea alla faida.
Spulciando fra le carte d’archivio, se non integrate dalla tradizione orale, e viceversa, però si possono prendere talvolta delle solenni cantonate.

Cito un solo caso a titolo di esempio fra quelli che capitarono, per capire meglio quello che intendo...
Spulciando nell’archivio della parrocchia di Trinità d’Agultu, trovo che il giorno 11 giugno 1851, pochi mesi dopo l’estate calda del 1850, lungo la strada che dalla borgata rurale di La Paduledda conduce a Isola Rossa fu ucciso tale Comita P., di anni 27; facendo una rapida ricerca e ricostruito l’albero genealogico, scopro che la nonna materna apparteneva alla famiglia Mamia. In seguito tramite persone anziane dirette discendenti dell’ucciso vengo a sapere che l’omicidio fu attribuito a un certo Giovanni Oggiano Tuxoni. Considerato che i componenti la famiglia dell’omicida erano in stretti rapporti di parentela e amicizia con Pietro Vasa, anzi furono i suoi primi soccorritori, quando fu ferito il giorno di San Giuseppe, il quadro era molto chiaro: si trattava di un omicidio da classificare a pieno diritto nella faida...
Dal resoconto del processo a carico del’omicida, celebrato a Sassari nell’agosto 1856, emerse tuttavia un quadro diverso. Il Comita P. con il fratello Pietro avevano accorpato alle loro proprietà un appezzamento di terreno di proprietà del Tuxoni, il quale, per tutelare il suo diritto, aveva fatto ricorso alla Giudicatura Mandamentale. La ritorsione arrivò immediata: infatti fu uccisa una cavalla dell’Oggiano Tuxoni, il quale si vendicò prontamente uccidendo il Comita P., e dandosi immediatamente alla macchia. Fu catturato dopo quattro anni, dopo un conflitto a fuoco nel quale fu ferito gravemente anche un carabiniere.
Da rilevare che la vedova di Comita P. si risposò (e questo per me fu molto importante), qualche tempo dopo. Anche il secondo marito fu ucciso nel gennaio 1856, pochi mesi prima delle paci di Tempio.
L’Oggiano Tuxoni a sua volta fu condannato all’ergastolo e morì in galera a Pozzuoli nel 1880. Interessante fu nel processo la deposizione di M.L.O., cugina dell’imputato, la quale candidamente dichiarò che il cugino non poteva essere l’omicida, in quanto nella settimana precedente la festa della Trinità d’Agultu “in tarra d’Agghju no s’ammazza a nisciunu” (la festa era il 15 giugno, il fatto del sangue è del giorno 11)...

Da quanto su riportato mi pare si possa ancora una volta sottolineare che le caprette e le rotture di fidanzamenti c’entrino sempre meno con le cause delle uccisioni... probabilmente furono in realtà tutta una serie di piccole inimicizie personali che si svilupaprono in maniera più grandiosa proprio in quel lasso di tempo...








  Firma di Petru2007 

Nuraghe Succuronis

Macomer (Nu)

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ampuriesu

Utente Attivo



Inserito il - 31/01/2009 : 10:06:26  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di ampuriesu Invia a ampuriesu un Messaggio Privato
Come promesso ecco una parte della poesia con a fronte la traduinein italiano. scusate se la trduzionenon sarà di u italiano perfetto ma pr quanto possibile ho cercato di tradurre parola per parola dal gallurese all'italiano senza cambiare il senso pur di scrivere in italiano corretto.
Petrus...se devi fare modifiche alla traduzione fai pure senza problemi.
ho inserito qualche mio pensiero cercando di esservi i aiuto. Tra l'altro queste sfumature me le ha fatte notare mio padre he conosceva bene il Dettori e spesso hano parlato di questa faida. Appena posso posto un'altra parte.

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  Firma di ampuriesu 
Non importa quanto si da, ma quanto amore si mette nel dare!

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ampuriesu

Utente Attivo



Inserito il - 31/01/2009 : 11:42:21  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di ampuriesu Invia a ampuriesu un Messaggio Privato
Cari amici scusate i pasticci del messaggio precedente ma è alquanto problematico scaricare il testo in quando i file accettati sono i jpeg.ho provato a trasformare il testo word in jpeg ma come vedete perde molto e risulta difficoltosa la lettura quindi, non avendo altra scelta ho trascritto tutta la prima parte della poesia in dialetto e poi a seguire la pseudo-traduzioni (l'italiano è pessimo ma non volevo storpiare il senso poetico, sono sicuro che mi capirete).
allora breve sintesi di quanto detto nei giorni scorsi. S parlava dell'abbigliamento di Aggius....Il ceto sociale alto indossava la camisgjiola: se leggete la 12 strofa il poeta evidenzia come il Costa che Mariagnula vestiva in camisjiola.
strofa 17 iniziala vera e propria prigunta.Pietro, un poeta e altri invitati si recano allo stazzo per chiedere la mano di Mariagnula.
Probabilmente il padre di Mariagnula non aveva la vena poetica e così è un'ltro uomo dall'interno della casa che risponde alle richieste del poeta di Pietro che va cercando la sua colomba. Come da tradizione prima si cerca di persuadere l'uomo e viene invitato ad andar via da quella casa mentre poi con modo gentile gli viene dato ci che cerca.
nella stofa 28 si rimarca lo stato psicologico del muto...tra tutti gli invitati era l'unico che non partecipava alla festa. il poeta dice perchè sordo e muto...può anche darsi che anche in quell'occasione qualcuno si sarà burlato della sua menomazione o può anche darsi che i parenti stessi provassero vergogna per il suo stato e quindi costretto a restare in disparte. Il resto della canzone parla dei festeggiamenti per poi rimandarci alla seconda parte che se non sentirò qualcuno che si è annoiato con questa prima appena possible posto anche l'altra.

1 Siddu m’arresci raccuntà vulia
Lu fattu d’una storia fundata
Pa chidda inimicizia passata
Di frati Vasa cun frati Mamia
Di tirannia e grudeli vinditta
Cantu dura lu mundu imbara scritta.

2 Siddu chi la me rimma mi faori
Chistu raccontu vi vulia fa
Di commu la jenti s’ammazzaa
E tinia contu lu rancori
Paramori e si mali faidaa
E lu godici saldu chi cantaa.

3 La familia Tansu in tarra d’Aggiu
Erani meda ma no possidenti
Unu mizzanu e ne pati e no senti
Però era di folza e di curaggiu
Cantu è istatu illa so infanzia
Era sempri in un mari d’agunia.

4 Bastianu da sendi minori
Sinnandaa a giugà cu l’alti steddi
Però l’attruppigliaani in faeddi
Fendili schelzi di dugna culori
Era interrori commera fulzutu
Ma era di natura suldu e mutu.

5 Cant’è istatu a prualli i pugni
Era sempri in un mari d’agunia
Ma dapoi dugnunu lu timmia
Ch’iddu era prontu in lampalli l’ugni
Ca lu tuccaa mancari giughendi
Si li roldaa che cani battendi.

6 Abà piddemmua Antoni Mamia
Ch’era un ommu d’onori rispettatu
Pa bonu ragionati era zilcatu
Saia attiratu tanta simpatia
Si punia a dà un paragoni
Era intesu paria un salamoni.

7 Una fiddola di dizasett’anni
Di nommu Mariangiula ciammata
Pa simpatia paria una fata
Eleganti e ciarrendi chena inganni
Poi v’aia un frateddu minori
Chi a vidillu paria un fiori.

8 Era l’etai di cattoldiz’anni
E micheli di nommu si ciammaa
Antoni a lu sessanta z’arrigaa
E tanti olti se vistu in affanni
In Aggiu aia una casa fora fora
e istazzi in campagna di Vignola.

9 Petru Vasa quasi di trent’anni
Ed era riccu ma supelviosu
Un ommu bassu balbutu e pilosu
Fazia tanti buruli e inganni
Ma cu li signorini cambiaa
Un beddu modu chi sill’attiraa.

10 Era illa Trinitai cu la mamma
E la trattaa cun tutti l’onori
Di fondamenti cun poghi rancori
Solu e cu li Pileri e chi s’affanna
Cand’unu in faccia a l’altu era prisenti
Si fazziani poghi complimenti.

11 Petru culpitu d’un amori aldenti
Era pa Mariagnula Mamia
Tutti li olti candu la idia
Palpiti noi a lu gori senti
L’occittu li fazia tanti olti
Pruendi chissà logu s’era folti.

12 Già v’era d’attirassi simpattia
Ch’era commu una rosa ben fulmata
Cu li pili biondi incurunata
E li so carri bianchi che nia
Vistuta in cammisgiola a chissi tempi
Comm’una stella brillanti e luzenti.

13 La signorina sinn’è abbizzata
Di tantu affettu chi Petru l’aia
E all’insigni li currispundia
Cul’occi beddi chi paria una fata
Baddendi e faiddendil’in sigrettu
Cun istrinti di manu e tantu affettu.

14 La jenti ch’era und’erani baddendi
Si so avvisti di ghi si trattaa
Tra iddi si puniani ciarrendi
Chistu è un coiu chi be s’aggalaa
E lu babbu a intesu l’algumentu
E se cagliatu chi n’era cuntentu.

15 Di chistu fattu e lu carantanoi
Pogu vi manca par’esse zent’anni
Chi fazi la dummanda chena inganni
Par’ispusalla cun tutti l’onori
Difficcultai non an’agatatu
E di fa chissà coiu an’appruatu.

16 Era di Maggiu l’abbrazzu in Vignola
In unu stazzu si ciamma Giunchizza
Accultu a la marina und’una frizza
Arrea da lu mari chi cunsola
Da la manzana prestu priparendi
Dugnia alimentu e la jenti arriendi.

17 Andat’è Petru cun tutti l’onori
L’ommu dummanda la culumba rara
Che neula basgiata da lu soli
E pura che la nia di Limbara
Petru pratendi chista culumbina
Chi in tutti li talenti è regina.

18 L’ommu rispondi coment’è usanza
Culumbula no z’ha in chistu logu
Canta jenti vinuta a un’abbogu
Ma a la janna nisciunu s’avanza
Siguru eti sbagliatu lu caminu
Andetivinni a lu ostru distinu.

19 Si lu caminu zinn’ha arrigatu
A la carrela d’Antoni Mamia
Voddì chi Petru s’era assiguratu
Chi la so culumbedda vi staggia
No pudia mancà e vi prisentu
A Petru giuntu pal’appuntamentu.

20 Senza lamentu pinseti andavinni
Si no v’accunulteti imbarà fora
No z’è Antoni e deiti cridimmi
Chi z’è visciutu no sarà un’ora
A la sola la casa lassata
E a noi z’ha dittu a valdià.

21 A istà fora veni pogu bè
La culumbula noi e chi vulemmu
Figgiuleti chi Antoni drentu è
Sinnò intremmu noi e cumputemmu
Semmu inuti e Antoni lu sa
Chi in casa zi dia d’aspittà.

22 Abà punimmu menti un’alta olta
E un mamentu chi turratu sia
Sidd’è intratu da calcalta polta
E si calchi culumba pussidia,
senza fa riulia ze t’ha dì
s’alta cosa vuleti pratindì.

23 Petru vo la culumbula ch’è soia
Ed è in casa d’Antoni Mamia
E vinutu cun noi in cumpagnia
Pal piddassilla senza dalli noia
Sinnò criditi ditila Antoni
Chi aeti a vidè sidd’aemmu rasgioni.

24 La culumbula è mea dizi Antoni
E ti la zedu tantu volentieri
Sappi trattalla cun boni maneri
Di rispittalla in dugna occasioni
Voddu chi sia felici e cuntenta
E subitu a Mariangiula prisenta.

25 No istenta a viscì chissa bandera
A la palti di fora illu jannili
Posta di gala cu la so manera
E salutendi cun modi gentili
Cun suspiri cuntenta figgiulendi
A Petru soiu ch’è fora aspittendi.

26 La jentu tutti ganti ani dunatu
chi a l’abbrazzi s’usaa cussì
Chi bedd’usanza si pudia dì
Tutti chidda bandera ani basgiatu
Dapoi Petru si l’è prisintatu
E s’ani abbrazzi e doni scambiatu.

27 Banchi fruniti di tanti alimenti
L’invitati passini lu zentu
Di canti e soni e di diiltimentu
Brindisendi calcunu silla senti
Beddu fistiggiamentu e cant’onori
A l’alleanza di chissi fiori.

28 Vera la mamma di lu fidanzatu
Era veccia c’aia settant’anni
E lu fratili s’aia pultatu
Però paria in mari d’affannu
Accultu a lu balconi z’è visciutu
No diiltia ch’era suldu e mutu.

29 A una palti staggia ficcutu
Figgiulendi la eccia e a Micheli
Chiddu steddu arrumbatu vulinteri
Supra la coda d’un capu canutu
An’autu una bedda occasioni
D’esse insembi chissi tre passoni.

30 La sera fini lu fistiggiamentu
Dugn’unu zilca no dapiù noia
Petru sinn’anda cu la mamma soia
Da chissà logu felici e cuntentu
Senza lamentu da la fidanzata
Andendissinni si l’ha abbrazzata.

31 Ciudu la primma palti ch’è d’onori
Di comprimenti di festi ed allegrii
Pal cuminzanni un’alta di dulori
Di vinditti e grudeli tirannii
Siddu mi faori la me musa
In chistu fattu ch’è mezu cunfusu.

TRADUZIONE
1 Se mi riesce raccontare voglio
Il fatto di una storia fondata
Per quella inimicizia passata
Della famiglia Vasa con la famiglia dei Mamia
Di tirannie e crudeli ceììvendette
Quanto dura il mondo resta scritta.

2 Se la rima mi favorisce
Questo racconto vi voglio raccontare
Do come la gente si uccideva
E teneva conto del rancore
Per amore se male parlava
E il codice sardo che cantava.

3 La famiglia Tansu in terra di Aggius
Erano molti ma non possedenti
Uno in mezzo non patisce e non sente
Però era forzuto e di coraggio
Quanto è stato nella sua infanzia
Era sempre in un mare di agonia

4 Sebastiano quando era piccolo
Se ne andava a giocare con gli altri bambini
Pero lo infastivano con parole
Facendogli scherzi di ogni colore
terrorizzava per la forza che possedeva
Ma era di natura sordo e muto

5 Quanto è stato a provare i pugni
Era sempre in un mare di agonia
Ma dopo tutti lo temevano
Che lui era pronto a prenderlo a graffi
Chi lo toccava solo per gioco
L’aggrediva come un cane aggressivo

6 Adesso prendiamo Antonio Mamia
Che eraun uomo d’onore rispettato
Per buon ragionate era cercato
Si aveva attirato tanta simpatia
Si metteva a dare un paragone
Era ascoltato sembrava un Salomone

7 Una figlia di diciassette anni
Di nome Maria Angela chiamata
Per simpatia sembrava una fata
Elegante chiacchierando senza inganni
Poi aveva un fratello minore
Che a vederlo sembrava un fiore

8 Aveva l’età di quattordici anni
E Michele si nome si chiamava
Antonio arrivava a sessantant’anni
E tante volte si è visto in affani
Ad Aggius aveva una casa in periferia
E degli nelle campagne di Vignola

9 Pietro Vasa quasi di trent’anni
Ed era ricco ma superbo
Un uomo basso barbuto e peloso
Faceva molti scherzi e inganni
Ma con le signorine cambiava
Un bel modo che se le attirava

10 Era a Trinità con la mamma
E la trattava cun tutti gli onori
Educato a non tener rancore
Solo con i Pileri si affannava
Quando si incontravano faccia a faccia
Si facevano poco complimenti

11 Pietro colpito da un’amore ardente
Per Maria Angela Mamia
Tutte le volte che la vedeva
Palpiti nuovi provava il suo cuore
L’occhiolino li faceva tante volte
Per provare se quella donna era forte

12 C’era da attirarsi simpatia
Che era una rosa ben formata
Con i capelli biondi incoronata
E la carne bianca come la neve
Vestita in camisjiola a quei tempi
Come una sella brillante d’oriente

13 La signorina si è accorta
Di tanto affetto che Pietro provava
E agli sguardi corrispondeva
con gli occhi belli che senbrava una fata
ballando e parlando in segreto
con strette di mano e tanto affetto

14 la gente presente al ballo
si sono accorti di cosa si trattava
tra loro andavano dicendo
questo è un matrimonio che bene si presenta
e il padre sentito l’argomento
si zittisce perché era contento

15 di questo fatto e nel quarantanove
poco ci manca per essere cent’anni
che pone la domanda senza inganni
per sposarla con tutti gli onori
difficoltà non ne ha trovato
e di combinare il matrimonio hanno deciso

16 ha Maggio si è svolto l’abbraccio a Vignola
in uno stazzo chiamato Giunchizza
vicino a la marina una brezza
che arriva dal mare e che consola
dalla mattina presto preparando
ogni tipo di alimenti mentre la gente inizia ad arrivare

17 e’ andato Pietro con tutti gli onori
l’uomo domanda la colomba rara
come una nuvola baciata dal sole
e pura come la neve del Limbara
Pietro pretende questa colombina
Che ha tutti i talenti come una regina

18 L’uomo risponde com’è d’usanza
Colomba non si trova in questo luogo
Quanta gente venuta tutta assieme
Ma alla porta nessuno si avvicina
Di sicuro avete sbagliato strada
Andatevene per il vostro destino

19 Se la strada ci ha portato qui
Al rione di Antonio Mamia
Vuol dire che Pietro era sicuro
Che la colombella qui abitava
Non poteva mancare e vi presento
A Pietro venuto per l’appuntamento

20 Senza lamentarvi pensate di andar via
Se no accontentatevi di restare fuori
Non c’è Antonio e dovete credermi
Che uscito meno di un’ora fa
A lasciato la casa da sola
E a noi a detto di fare la guardia

21 A restar fuori non viene tanto bene
Noi è la colomba che vogliamo
Guardate che Antonio è dentro
Altrimenti entriamo noi per controllare
Siamo venuti e Antonio è al corrente
E in casa ci doveva aspettare

22 Adesso ci penso su una volta ancora
E probabile che sia appena arrivato
Se è entrato da un’altra porta
E se una colomba possedeva
Senza far questioni ci direte
Se altro volete pretendere

23 Pietro vuole la sua colomba
Ed è in casa di Antonio Mamia
E venuto con noi in compagnia
Per prendersela senza dargli noia
Se non ci credete ditelo ad Antonio
E vedrete che abbiamo ragione

24 La colomba è mia dice Antonio
E te la cedo molto volentieri
Sappi usarla con buone maniere
E rispettala in ogni occasione
Voglio che sia felice e contenta
E subito Maria Angela presenta

25 Non tarda ad uscire quella bandiera
Al di fuori della soglia della porta
Vestita di gala con le sue maniere
E salutando con modi gentili
Con sospiri guardava contenta
Al suo Pietro che fuori l’aspettava

26 Tutta la gente ha donato
Che pera usanza per l’abbrazzi
Che bella usanza si poteva dire
Tutti quella bandiera hanno baciato
Poi Pietro gli si è presentao
E si hanno scambiato abbracci e regali

27 Tavole imbadite con tanti alimenti
Gli invitati sono un centinaio
Di canti e suoni e divertimento
Brindava qualcuno che ne aveva le capacità
Bel festeggiamento e quanti onori
Per l’unione di quei fiori

28 C’era la mamma del fidanzato
Era vecchia e aveva settant’anni
Si aveva portato il cugino di primo grado
Però sembrava in un mare di affanni
Vicino alla finestra se n’è andato
Non divertiva perché sordomuto

29 Se ne stava dritto in disparte
Guardando la vecchia e Michele
Quel bambino poggiato volentieri
Sulle gambe di una testa bianca
An trovato una bella occasione
Per trovarsi insieme queste tre persone

30 La sera finiti i festeggiamenti
Ognuno cerca di togliere il disturbo
Pietro se ne va con la sua mamma
Da quei posti felice e contento
Senza lamentarsi da la idanzata
Prima di andar via la abbracciata

31 Chiudo la prima parte che è d’omore
Di complimenti di feste e d’allegria
Per iniziarne un’altra di dolore
Di vendette e crudeli tirannie
Se la musa mi favorisce
In questi fatti ora è un po’ confusa










Modificato da - ampuriesu in data 31/01/2009 11:48:09

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Petru2007

Moderatore




Inserito il - 31/01/2009 : 12:39:36  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Petru2007 Invia a Petru2007 un Messaggio Privato
Complimenti ad Ampuriesu... hai fatto veramente un grosso lavoro...

Nell'opera citata, il poeta, come ho già detto più sopra, riprende passo dopo passo quanto riportato nel libro del Costa.
L'autore Paolo Dettori, noto Perredda, era nato nello stazzo di Limpas, territorio di Bortigiadas, nel 1893, in seguito stabilitosi a Santa Maria Coghinas, dove morì nel 1969. Non poteva aver conosciuto i protagonisti superstiti della faida in quanto erano ormai tutti scomparsi... e poi c'era di mezzo anche la distanza spaziale. Probabilmente avrà sentito parlare della carneficina durante il servizio militare quando sicuramente fra i commilitoni c'era gente di Trinità d'Agultu o di Aggius, che erano a conoscenza di qualche particolare della vicenda. Il nostro poeta infatti partecipò alla Grande Guerra, dove si distinse per valore e coraggio tanto da essere decorato.

L'opera del Dettori, pubblicata nel 1948, provocò qualche mugugno, fra i Vasa e Mamia che mal tolleravano ancora che si parlasse di quella triste storia, soprattutto anche considerando il fatto che riportava gli stessi temi contenuti nel libro del Costa, considerato un pessimo elemento specialmente dai Vasa.
Vi è da dire che qualsiasi opera che parla della faida, anche in epoca più recente, non è stata mai bene accolta, anche se i tempi erano cambiati. Uguale sorte toccò infatti a un brano musicale, eseguito dai Los Marcellos Ferial, che, scartato a Sanremo, fu poi riproposto al concorso Un Disco per L'estate, quindi trasmesso ogni giorno dalla Reti Rai a livello nazionale... ed eravamo nel 1967... più di un secolo dopo...








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ampuriesu

Utente Attivo



Inserito il - 31/01/2009 : 13:24:40  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di ampuriesu Invia a ampuriesu un Messaggio Privato
Petru... grazie pa lu cumplimentu!
volevo ricordarti che Paulu Perredda non ha conosciuto i protagonisti è vero ma altrettanto vero che proveniva da uno stazzo di Bortigiadas come Antoni Stevanu. tra l'altro a Santa Maria Coghinas ha conosciuto tutti i parenti di mia nonna che come noi sono imparentati con la famiglia di Antoni Stevanu e le verità saranno senz'altro più fondate dei racconti romanzati del costa. Hai notato che belle sfumature i la prugunta? Una meraviglia che solo uno addentrato in quella cultura può trasmettere. Dulcin in fundo...Paulu Perredda ha partecipato alla I° guerra mondiale come fante della Brigata Sassari assieme a Pietro Pietro Paolo Carboni figlio di Sebastiana Lucrezia Pes, sorella di Gavina (francesca nel romanzo nonchè marito di mia nonna. vuoi tu che non si siano reaccontati la storia considerato che erano anche compari? unico problema che Pietro PAolo è morto in un combattimento mentre Paulu Perredda è morto negli anni 60. Non voglio togliere nulla al Costa, il suo lavoro è meritorio, ma chi conosce il territorio trova sempre qualche sfaccettatura che non è consona con i nostri costumi.








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Pia
Salottino
Utente Mentor




Inserito il - 01/02/2009 : 19:45:49  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Pia Invia a Pia un Messaggio Privato
Grazie ampuriesu, un bell'apporto poetico aggiunto ad una fatica di traduzione. Ma la poesia continua....








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babborcu
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Inserito il - 02/02/2009 : 09:18:55  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di babborcu Invia a babborcu un Messaggio Privato
con gioia noto che l'ascia di fuerra (o il temibile archibugio) è stata seppellita... grazie a tutti e grazie ad ampuriesu per i versi... che ci permettono di entrare ancor di più nel clima della vicenda...








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