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Nuragico
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Inserito il - 13/08/2008 : 18:26:13
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Le lucerne dovevano essere appese, perché dall’alto illuminano meglio : ecco allora, “l’albero” sormontato dall’anello.
Se è vero che le navicelle erano, anche, lucerne votive, possiamo ipotizzare un loro utilizzo simile a quello dei lumicini di oggi, raramente erano appesi, da una ricerca del Pisu svolta al Cairo posso anche dirvi che esistono dei modellini di nave egiziana, in legno, con il foro in testa d'albero. Anche queste erano delle lucerne?
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Nuragico
Nuovo Utente

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Inserito il - 13/08/2008 : 18:30:42
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Invito tutti a fare una ricerca sugli antichi simboli della Dea Madre e poi confrontarli con l'anello in testa d'albero. Forse era una flotta dedicata alla protettrice dei marinai dell'epoca? Rimasta sino ai giorni nostri patrona del mare o meglio conosciuta come Stella Maris, i Sardi sapranno che esiste anche Una Madonna di Bonaria alla quale da secoli i marittimi di tuto il mondo offrono MODELLINI DELLA LORO NAVE REALE, al fine di ricerìvere protezione per la buona riuscita della spedizione.
Voi cosa ne pensate, I nuragici amavano la DEA MADRE come tutti i Marinai del Mondo.
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Nuragico
Nuovo Utente

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Inserito il - 13/08/2008 : 18:51:47
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Una relazione relativa alle correnti, per Francesco7.
Estratta dal libro La Flotta Shardana di GianGiacomo Pisu.
Come sapete sono innamorato dello studio di un uomo di mare reale, oltrettutto appassionato e amante della propria Terra.
Se studiamo la carta delle correnti relativa al mese di Luglio possiamo vedere che le correnti che hanno una maggiore intensità, considerando punto di partenza La Sardegna, costeggiano le coste della nostra isola partendo, nella costa occidentale, da Capo caccia, costeggiando tutta la costa, passando per il porto di Tharros, Solki, Nora, Nella costa Orientale dopo aver costeggiato la Corsica, costeggiano tutta la costa orientale, Il Golfo di Olbia, il Golfo di Orosei, per poi congiungersi a largo di Capo Carbonara con la corrente passante per la costa occidentale. Gli Shardana molto probabilmente conoscevano bene queste correnti, ed erano in grado di sfruttarle nel migliore dei modi, non a caso i porti nuragici più importanti sono attraversati da queste correnti e partendo da Nord Verso Sud avevano sempre la corrente a favore. Una volta doppiati Capo Spartivento a West e Capo Carbonara a Est, la corrente gli accompagnava sino alle coste della Sicilia, nel Trapanese, dove raggiunge la sua massima intensità. Costeggiata la Sicilia fino a Malta, questo ramo di corrente si unisce ai rami discendenti dalle coste Calabresi e del Golfo di Taranto dirigendosi verso le Coste nord Africane.
Non a caso tracce di bronzetti nuragici, bronzo e ceramica Sarda sono stati trovati in Sicilia. Arrivati Lungo le Coste Nord Africane, le correnti costeggiano le stesse fino a giungere esattamente nei pressi di Alessandria d’Egitto e Port Said. Posto che gli Shardana conoscevano molto bene, visto che le loro navi sono state ritratte nei bassorilievi di Medinet Abu. Dall’Egitto le correnti risalgono costeggiando le coste Israeliane, libanesi, della Siria, nei pressi di Tartous e Lattakia, per girare e dirigersi verso l’Isola di Cipro. Una volta doppiata L’Isola di Cipro dove è stato trovato del Bronzo Sardo, le correnti costeggiano le Coste Meridionali Turche, dove è stato rinvenuto uno scafo affondato con lingotti di tipo Ox-hide, proseguendo nelle Isole Greche dove le correnti portano quasi tutte a Capo Maleas (MATAPAN). Un ramo di corrente risale verso l’isola di Cefalonia e Corfù per poi dirigersi nuovamente verso le coste Italiane nei pressi del Golfo di Taranto, Canale di Otranto, dove la distanza di attraversamento dalle coste Greche e Albanesi verso L’Italia è più breve. Dal Golfo di Taranto un altro ramo di corrente ci porta verso lo stretto di Messina dal quale costeggiando l’Italia si arriva lungo le coste Tosco - Laziali dove si unisce una corrente da nord che ci porta nelle coste Corse per poi riscendere verso la Sardegna.
Nella carta di gennaio si può notare la variabilità nella direzione del vento, consente di navigare bene in tutte le direzioni. In caso di venti forti si trova un ottimo ridosso (riparo) lungo le Isole Greche, Lungo la costa di Corfù, e nel Golfo di Cagliari, e costa Orientale Sarda. In questo periodo i venti predominanti sono quelli di Maestrale lungo la costa Sarda, di Grecale nell’Egeo ed Ionio, Di scirocco lungo le coste Turche nei pressi dell’isola di Rodi. Osservando i venti e le rotte, quasi tutti i venti provengono dai quartieri poppieri e dove non è così le rotte passano sotto costa a ridosso di questi venti in attesa di un miglioramento delle condizioni meteo e del giorno di vento a favore.
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alfonso
Utente Medio
 
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Inserito il - 13/08/2008 : 22:14:14
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| Nuragico ha scritto:
Caro Prof. Stiglitz, come sarebbe a dire delle ceramiche da sole non bastano, mi vuole spiegare perchè quando un archeologo Ufficiale trova un coccio di ceramica micenea subito si parla di " DOMINAZIONE MICENEA", e mai si dice possibili scambi con i micenei? Per il resto concordo pienamente con quanto scritto, i nuragici possedevano navi proprie ed il termine shardana era un nome dato dagli altri popoli a quello dell'Isola di Sardegna, nome sostituito in periodi recenti con Nuragici.
Un saluto cordiale.

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Caro nuragico come ha anche mostrato con molta chiarezza Kigula le ceramiche da sole non bastano a definire l'origine di una nave, ma se siamo in presenza di oggetti (tra cui ceramiche d'uso) comuni possiamo arguire che si tratti di corredo dell'equipaggio, o comunque, se trovati nella terra ferma, la presenza di un utilizzatore abituale di quegli oggetti. Gli oggetti dell'equipaggio sono stati decisivi per individuare la provenienza della nave di Uluburun (che non viene dalla Sardegna), o dei due relitti fenici di VIII sec. al largo della striscia di Gaza, per farti alcuni esempi. Sul coccio miceneo = dominazione micenea temo che stia prendendo una cantonata; conosco la letteratura scientifica sull'argomento e una sciocchezza simile non è presente, per cui mi incuriosisce capire da dove l'hai tratta. La presenza di materiale miceneo, anche di pregio, è considerato indice di contatti commerciali e in qualche caso (nell'Italia meridionale ad esempio) di stanziamento di piccoli nuclei, ma certamente non di dominazione. Si è anche ipotizzata una eventuale mediazione nuragica per la presenza di materiali micenei nella penisola iberica. Sul fatto che il nome Sherdana equivalga a quello di nuragici conosci il mio pensiero e non vado oltre per evitare la bacchettata di Kigula che sento arrivare. Sul discorso delle correnti, dei venti e della vela Kigula ha risposto con precisione, vorrei solo sottolineare, per il brano di Pisu, che mi sfugge cosa sia il "bronzo sardo" di Cipro e che le navi con lingotti ox-hide sulla costa turca sono in realtà due. Per il resto non sono prof. cordialmente
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alfonso alfonsostiglitz@libero.it |
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asia
Salottino
Utente Senior
   

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Inserito il - 13/08/2008 : 22:20:07
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| alfonso ha scritto:
Sul fatto che il nome Sherdana equivalga a quello di nuragici conosci il mio pensiero e non vado oltre per evitare la bacchettata di Kigula che sento arrivare. Sul discorso delle correnti, dei venti e della vela Kigula ha risposto con precisione, vorrei solo sottolineare, per il brano di Pisu, che mi sfugge cosa sia il "bronzo sardo" di Cipro e che le navi con lingotti ox-hide sulla costa turca sono in realtà due. Per il resto non sono prof. cordialmente
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Non per lucidare le tue medaglie, Alfonso... ma credo che si debba rendere onore al merito... e alle competenze.
http://www.orientalisti.net/stiglitz.htm
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Nuragico
Nuovo Utente

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Inserito il - 14/08/2008 : 08:00:58
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| alfonso ha scritto:
| Nuragico ha scritto:
Caro Prof. Stiglitz, come sarebbe a dire delle ceramiche da sole non bastano, mi vuole spiegare perchè quando un archeologo Ufficiale trova un coccio di ceramica micenea subito si parla di " DOMINAZIONE MICENEA", e mai si dice possibili scambi con i micenei? Per il resto concordo pienamente con quanto scritto, i nuragici possedevano navi proprie ed il termine shardana era un nome dato dagli altri popoli a quello dell'Isola di Sardegna, nome sostituito in periodi recenti con Nuragici.
Un saluto cordiale.

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Caro nuragico come ha anche mostrato con molta chiarezza Kigula le ceramiche da sole non bastano a definire l'origine di una nave, ma se siamo in presenza di oggetti (tra cui ceramiche d'uso) comuni possiamo arguire che si tratti di corredo dell'equipaggio, o comunque, se trovati nella terra ferma, la presenza di un utilizzatore abituale di quegli oggetti. Gli oggetti dell'equipaggio sono stati decisivi per individuare la provenienza della nave di Uluburun (che non viene dalla Sardegna), o dei due relitti fenici di VIII sec. al largo della striscia di Gaza, per farti alcuni esempi. Sul coccio miceneo = dominazione micenea temo che stia prendendo una cantonata; conosco la letteratura scientifica sull'argomento e una sciocchezza simile non è presente, per cui mi incuriosisce capire da dove l'hai tratta. La presenza di materiale miceneo, anche di pregio, è considerato indice di contatti commerciali e in qualche caso (nell'Italia meridionale ad esempio) di stanziamento di piccoli nuclei, ma certamente non di dominazione. Si è anche ipotizzata una eventuale mediazione nuragica per la presenza di materiali micenei nella penisola iberica. Sul fatto che il nome Sherdana equivalga a quello di nuragici conosci il mio pensiero e non vado oltre per evitare la bacchettata di Kigula che sento arrivare. Sul discorso delle correnti, dei venti e della vela Kigula ha risposto con precisione, vorrei solo sottolineare, per il brano di Pisu, che mi sfugge cosa sia il "bronzo sardo" di Cipro e che le navi con lingotti ox-hide sulla costa turca sono in realtà due. Per il resto non sono prof. cordialmente
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Grazie Alfonso, si le navi sono due, una delle quali molto interessante, il marchio del pugnaletto ad elsa gammata sui lingotti, cosa vuol dire? Qual'è il popolo che usava questo pugnale?
Un saluto e grazie per la Tua cortese risposta
PS: Una grande cortesia, potresti dirci chi ha analizzato in laboratorio i lingotti e se ha analizzato anche quelli di ULU e Gelydonia? Quelli ritrovati tra l'Isola di San Pietro e S.Antioco da chi sono stati analizzati? Giusto per capire se la corrente di traffici marittimi era di un tipo o dell'altro potresti postare tali dati?
Ti ringrazio in anticipo e ti saluto
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Modificato da - Nuragico in data 14/08/2008 08:05:48 |
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Nuragico
Nuovo Utente

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Inserito il - 14/08/2008 : 08:12:56
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| alfonso ha scritto: Caro nuragico come ha anche mostrato con molta chiarezza Kigula le ceramiche da sole non bastano a definire l'origine di una nave, ma se siamo in presenza di oggetti (tra cui ceramiche d'uso) comuni possiamo arguire che si tratti di corredo dell'equipaggio, o comunque, se trovati nella terra ferma, la presenza di un utilizzatore abituale di quegli oggetti. Gli oggetti dell'equipaggio sono stati decisivi per individuare la provenienza della nave di Uluburun (che non viene dalla Sardegna), o dei due relitti fenici di VIII sec. al largo della striscia di Gaza, per farti alcuni esempi.
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Caro Alfonso, in passato ho avuto, per motivi di lavoro alcuni contatti con George Bass e Cemal Pullak, ma dai loro studi non risulta nessuna asserzione in merito alla provenienza della nave. E' impossibile dire da dove proviene una nave, si può solo elencare il suo carico e nel carico trovi anche avorio, ambra e tanto altro ancora, parte dei lingotti hanno un marchio particolare identico a quello riportato nei lingotti di S.Antioco di Bisarcio ( Pugnale ad elsa gammata). Nessun archeologo e ricercatore afferma o smentisce che la nave venga dalla Sardegna), dice solo che probabilmenti ha toccato anche la terra di Caanan, In quel periodo esistevano i popoli del mare, la nave potrebbe appartenere ad essi, o sbaglio?
Quello che è certo è che la nave ha navigato tantissimo toccando i porti di mezzo Mediterraneo.
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Modificato da - Adelasia in data 14/08/2008 18:00:11 |
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MirkoZaru
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Inserito il - 14/08/2008 : 09:42:09
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Oh nuragico... ...Pugnale ad elsa Gammata... Come mai è ad elsa gammata? Perchè ricorda la lettera Gamma! Quindi è più plausibile associarli ad un contesto egeo e non ad aun contesto nuragico!
Poi abbiamo poco da dire, è rame cipriota!
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Modificato da - Petru2007 in data 16/08/2008 11:32:36 |
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Nulla è più pericoloso di un uomo con un idea, se è l'unica che riesce a concepire. |
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Morpheus
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Inserito il - 14/08/2008 : 10:22:39
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permettimi Mirko ma credo che l'associazione che fai può essere facilmente contestata, nel senso che l'elsa gammata è un "nome" dato dopo unicamente per individuarlo dal punto di vista estetico, della forma e non dlla provenienza. La particolare forma ricorda la lettera gamma, osservazione e assegnazione di nome che hanno fatto i "moderni". A mio parere di assoluto profano (sono un semplice apposionato tifoso) è molto più probante associarlo con altri reperti e chiedersi da chi fosse più in uso (un po' come lo scudo tondo) piuttosto che concludere che in quanto "gamma" doveva essere egeo e non nuragico.
Ciao Massimo
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maurizio feo
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Inserito il - 14/08/2008 : 11:52:40
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Gli argomenti di Kigula ed Alfonso mi sembrano ragionevoli e convincenti. Soprattutto, mi piace la loro esposizione che giunge per gradi alla conclusione più economica, senza fare costosi salti di fantasia. Senza ricorrere a sarcasmo, né al maiuscolo e senza lasciare incompiute le proprie frasi, lasciando intendere un chissà che cosa, che o non c'è o è meglio non sapere.
Anche soffrendo non poco per l'assenza di una assoluta certezza, che molti vorrebbero avere, ma che l'attuale stato degli studi non consente.
Dobbiamo sperare che in futuro si scopra un relitto marino nel mare sardo. Ma nell'attesa di questa insperata fortuna, il Consenso non può trovarsi se non nell'accettare l'esistenza di una reale navigazione nuragica, coadiuvata forse (qualcuno direbbe probabilmente) da un'altra marineria, il cui intervento resta inteso, come anche altri reperti lasciano intendere (e qui metterei anche il bronzo ciprio e la ceramica di tipo miceneo ed altro). Se la mancanza di prove convincenti mi fa essere prudente per la navigazione nuragica, a maggiore ragione escluderei però l'epopea Shardana (ma per questo esistono anche altri motivi, che condurrebbero fuori tema). Ed anzi questa è proprio una delle domande che avrei in mente di porre al capitano Pisu, a meno che non mi dia ragione di farne altre...
Che poi le navi di bronzo sarde fossero realmente lucerne oppure no, dovrebbe avere un po' meno importanza, in fondo. Nessuno certo pensa che fossero navi vere, benché certamente ispirate a quelle. Le riproduzioni in miniatura non devono necessariamente essere "fedeli" all'originale. Basti pensare alle riproduzioni "ex voto" delle tombe etrusche: essendo quelle anatomicamente piuttosto imprecise, qualcuno ha formulato l'ipotesi che la medicina etrusca fosse alquanto arretrata anche per quei tempi. Più semplicemente: l'artigiano etrusco che aveva riprodotto un viscere umano in argilla non era un medico.
L'artigiano che produce la miniatura non è lo stesso che edifica o costruisce l'oggetto a cui la miniatura s'ispira. (E questa distanza relativa dalla realtà contemporanea vale per tutta l'arte figurativa, anche quella maggiore). Ecco perché io credo che cercare con troppa cura i dettagli tecnici "reali" nella piccola bronzistica sarda possa condurre ad errori di valutazione (come è stato appunto già fatto con gli "alettoni" da aliscafo, assolutamente irrealizzabili in una chiglia legno, ma presenti in una navicella di bronzo).
Per ciò che concerne la navigazione antica, il navigare in un mare chiuso come il Mediterraneo presenta problemi certamente molto minori di quelli della navigazione in acque oceaniche, che sono stati affrontati e risolti nell'Oceania /Micronesia circa 20.000 anni prima. E' solo il nostro eurocentrismo che canta le lodi delle nostre neonate capacità marinare. Sicuramente le navi a fondo piatto (micenee) sfruttavano le correnti di superficie. La maggior parte erano navi piccole, adatte ad acque poco profonde ed alla navigazione a vista, che nell'Egeo è molto più agevole. Ma - ci tengo a dire - le zone in cui, nel Mediterraneo, non si naviga a vista, non sono molte e sicuramente non erano molto frequentate, se non per errore. Il cabotaggio, più o meno piccolo, con occasionali puntate in mare aperto (sfruttando correnti o "punti cospiqui") erano la norma, non mi risulta che lo fossero i remi. Comunque, talvolta la presenza di più alberi (non uno solo) fa capire che non si volesse navigare solo col vento in poppa. La stessa vela "latina" - che non è affatto latina in origine - è molto più antica di quel che sembra. In più, non sappiamo affatto quando sia stata adottata quella complicata manovra che consiste in una "triangolarizzazione" della vela quadrata, con una contemporanea inclinazione in avanti dell'albero maestro, che di fatto trasforma la vela quadra in vela latina. Credo che nel 1500 a. C. possiamo già ipotizzare un'arte marinara piuttosto evoluta, in tutto il Mediterraneo, che non sia solo in balìa delle correnti, ma che faccia usa di esperienze - anche negative - che datano circa 4.000 anni.
Concludendo, mettiamoci pure una flottiglia nuragica, dunque, nell'attesa di ulteriori notizie. Scientifiche.
Maurizio.
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Beni: ti naru unu contu... |
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alfonso
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Inserito il - 14/08/2008 : 13:39:38
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Si i lingotti sono stati analizzati posso darti alcuni riferimenti bibliografici che ho sotto mano, per altri riferimenti bisogna aspettare dopo ferragosto. A. Hauptmann, R. Maddin, M. Prange, A On the Structure and Composition of Copper and Tin Ingots Excavated from the Shipwreck of Uluburun, in Bulletin of the American Schools of Oriental Research 328 (2002) 1-30. Mentre on line puoi trovare uno scritto di Pulak con le problematiche nel sito http://www.ancientcyprus.ac.uk/ Sulla provenienza vicino orientale e cipriota della nave puoi leggere l’ampia analisi contenuta in C. BACHHUBER, Aegean Interest on the Uluburun Ship, American Journal of Archaeology, 101.3 (2006), pp. 345-363 Sugli ox hide sardi, ma non solo, ti consiglio la recente sintesi del volume collettivo edito a cura di F. Lo Schiavo, A. Giumlia-Mair, U. Sanna e R. Valera, Archaeometallurgy in Sardinia from the origin to the Early Iron Age, edito dalle Editions monique mergoil di Montagnac nel 2005. Per quanto riguarda il c.d. pugnale ad ansa gammata in realtà credo si tratti di una mera somiglianza e niente più, tutti i marchi noti dal relitto di Uluburun rientrano nei marchi egei. Peraltro il pugnale vero appartiene ad epoca più recente. Per i lingotti di Sant’Antioco (non quello di Sant’Antioco di Bisarcio) penso ti riferisca a un rinvenimento di inizi novecento di cui però poco si sa, e non sappiamo nemmeno se si tratta di questa tipologia. Navi (forse) con lingotti ox hide sono state segnalate a nord di Capo Malfatano, a Formentera e nelle coste francesi, ma si hanno solo notizie generiche. Buon ferragosto a tutti
P.S. Grazie per le belle parole a Maurizio e Asia. A Maurizio voglio solo segnalare che le due navi fenicie della costa di Gaza segnalano l’esistenza, non più solo ipotizzata, di navigazione d’altura, per il resto condivido quanto scrivi. Per Asia, non ho cattedra quindi non sono professore, insegno di tanto in tanto.
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alfonso alfonsostiglitz@libero.it |
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Nuragico
Nuovo Utente

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Inserito il - 14/08/2008 : 17:35:01
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Caro Alfonso, ti ringrazio per la cortese risposta e ti auguro un buon 15 agosto. Estendo l'augurio a tutti i forumisti. Ve li porgo anche da parte dell'Accademia dei Nuraghi e del gruppo La Flotta Shardana. Buona navigazione a tutti, ci sentiamo dopo il 15 
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Modificato da - Petru2007 in data 16/08/2008 11:34:15 |
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asia
Salottino
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Inserito il - 14/08/2008 : 17:47:23
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| maurizio feo ha scritto:
Dobbiamo sperare che in futuro si scopra un relitto marino nel mare sardo. Ma nell'attesa di questa insperata fortuna, il Consenso non può trovarsi se non nell'accettare l'esistenza di una reale navigazione nuragica, coadiuvata forse (qualcuno direbbe probabilmente) da un'altra marineria, il cui intervento resta inteso, come anche altri reperti lasciano intendere (e qui metterei anche il bronzo ciprio e la ceramica di tipo miceneo ed altro). Se la mancanza di prove convincenti mi fa essere prudente per la navigazione nuragica, a maggiore ragione escluderei però l'epopea Shardana (ma per questo esistono anche altri motivi, che condurrebbero fuori tema).... Per ciò che concerne la navigazione antica, il navigare in un mare chiuso come il Mediterraneo presenta problemi certamente molto minori di quelli della navigazione in acque oceaniche, che sono stati affrontati e risolti nell'Oceania /Micronesia circa 20.000 anni prima. E' solo il nostro eurocentrismo che canta le lodi delle nostre neonate capacità marinare. .....Credo che nel 1500 a. C. possiamo già ipotizzare un'arte marinara piuttosto evoluta, in tutto il Mediterraneo, che non sia solo in balìa delle correnti, ma che faccia usa di esperienze - anche negative - che datano circa 4.000 anni. Concludendo, mettiamoci pure una flottiglia nuragica, dunque, nell'attesa di ulteriori notizie. Scientifiche. |
Complimenti per la chiarezza e la cautela nell'approccio. Mi piace il fatto che ogni tuo intervento sia chiarificatore, esplicativo e riassuntivo... e che consenta a chiunque di sintonizzarsi con la discussione in ogni momento. Lusinga inoltre il fatto che a dibattere sul problema ci siano tanti veri professionisti. Come non leggervi volentieri? Continuate: ci sarò. 
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Modificato da - asia in data 14/08/2008 17:53:31 |
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Nuragico
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Inserito il - 15/08/2008 : 09:19:01
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. Il Garbini in ( Gli antagonisti di Israele 1997) dice che: “ l’attenzione deve orientarsi sulla possibilità che là dove, come in Sardegna, Palestina e Medioriente, si identifica ceramica micenea in grandi quantità all’interno della produzione locale si possa dedurre la presenza di genti Egee,in particolare, di Popoli del Mare. La Sandars Nancy K nel 1985, nel suo splendido libro dal titolo The sea people, warriors of the ancient Mediterranean, afferma che “i Shardana, provenendo dall’area Siriana, dopo l’attacco contro l’Egitto del Faraone Ramses III, si stabilirono per un certo periodo a Cipro, in seguito da quell’isola essi, trovarono la strada verso la Sardegna a cui diedero il nome”.
Raimondo Carta Raspi sappiamo che I Shardana avevano l’abitudine di portare in giro per il mondo, in ogni luogo dove essi si instauravano, il Dio Bes. Esattamente a pag.132 della sua opera scrive: “Bes, la cui immagine era un potentissimo amuleto, era un dio benefico e genio familiare dell’antico Egitto ( già noto nel Medio Impero) e si diffuse poi nel Mediterraneo. Divinità della gioia, della musica e della danza, allontanava dalla casa i malfattori e i geni malefici; I Shardana lo avevano molto caro, come possiamo vedere dalle numerose sculture che lo raffigurano, grottesco ma non mostruoso. Altro culto importato dall’Egitto fu quello di Osiris, di Isis, di Serapis, nei quali i Shardana ritrovavano egittizate le loro divinità asiane; si che non dobbiamo meravigliarci di trovare gran numero di loro raffigurazioni nelle tombe delle città sarde e negli oggetti d’ornamento. E’ evidente che gli originali di tutti questi manufatti di stile egizio erano stati portati in Sardegna dai Shardana che avevano avuto rapporti con l’Egitto e si continuavano a imitare anche nei secoli successivi”. Riepilogando il tutto possiamo dire che questo Bes era una divinità amata dai Shardana, lo stesso Bes di cui parla Paolo Valente Poddighe, se come dice il Carta Raspi, venne introdotta in Sardegna dagli Shardana, io aggiungo, doveva per forza di cose arrivare via mare, imbarcata all’interno di una nave.
nel carico ritrovato nel relitto di Uluburum è stata rinvenuta una zanna di elefante e dei denti di ippopotamo, qui si fa nuovamente viva la leggenda metropolitana di Girasole, che vuole che durante le operazioni di dragaggio dello stagno, nei pressi dell’antica città di Solci, Fulvia Lo Sciavo soprintendente archeologo delle province di Sassari e Nuoro (luglio 1999), la quale diceva: “ Se anche venisse dimostrato che in Sardegna all’epoca non crescevano i cedri del Libano, non mancavano certamente i pini marittimi, le querce ed i cipressi o se pure non risultano giacimenti naturali di bitume non vi è difficoltà a presumere che venisse sostituito con resine naturali oppure che venisse commerciato entro grandi doli, attraverso una corrente di traffici parallelo a quella che ha fatto arrivare la zanna di elefante servita poi a ricavare un manico di pugnale del più antico stile nuragico, ritrovato infondo al pozzo della fortificazione di S.Antine di Genoni insieme alla statuetta di stile Siro-Palestinese, con il collo ornati da una collana a tortiglione”.
GEORGE Bass and Cemal Pullak
The ship departed from the Syrian coast and called at Cyprus where porters brought 350 copper ingots, mined at the famous copper mines of the Island. This copper cargo nearly weighted ten tons. There was already one ton of tin on the ship. These copper and tin ingots were enough for making bronze weapons for a great army. The ship was also carrying resin in hundred jars or incense burning. The destination of the ship was not precisely known but it was probably sailing towards the Hittite lands. The gold covered statute of the Goddess was protecting patron divinity of the ship. A great number of musical instruments, discovered on the ship indicates they were probably rituals and dances performed for goddess. These were ivory trumpets, bronze cymbals, lutes of tortoise shell. Fishing nets, animal shaped weights are remarkable objects discovered at the site. People were well armed on the ship. Discovery of great number of swords, maces, bow and arrows, spears indicate that they were ready for all kind of attacks. When the ship was at Uluburun area, it was drawn towards the shore because of very strong wind and hit the rocks and sank.
George Bass and his team dated Uluburun wreck to 14th century. This was confirmed by the tree-ring analysis of log which was used as cargo or fire wood and the date was 1316 BC. Mycenaean Pottery and gold seal of Nefetiti also confirm the date. It is suggested that this seal was on the Uluburun ship and among the golden, silver and electrum objects not during her ruling years but later. For the jeweler who owned all these jewellery, the weight of the gold was important. Examining the artifacts originating from different parts of the world, archeologist try to understand the origin of the ship and the nationality of the crew. Ascertaining it is little problematic. Syrian, Assyrian and Cassite seals discovered at the ship does not mean the merchants came from those lands. It is known that ruler of ancient times sent a collection of seals to each other. Although it does not tell us exact nationality of the people, most of the cargo came from the Syria-Palestinian coast and Cyprus. One of the most interesting studies to ascertain the nationality of ship and its crew was examination of stone anchors of the ship. These are types of anchors used in Aegean and cost of Israel and Sardinia.
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maurizio feo
Salottino
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Inserito il - 15/08/2008 : 12:21:26
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Popoli del Mare: un argomento molto lungo, complesso e se vogliamo anche affascinante e che tuttora deve essere considerato un fuori tema, quando si parla di navigazione nuragica, perché nuragico non si può a rigore identificare con shardana.
Raimondo Carta Raspi : è stato tacciato da più parti di avere una tesi di parte da dimostrare e quindi di non essere esattamente quello che si definisce imparziale. Pur riconoscendo con te che si tratta di una lettura interessantissima, non è neppure più troppo aggiornata.
Uluburum e la leggenda di Girasole: leggenda, appunto, non molto di più.
George Bass and his team dated Uluburun wreck to 14th century. This was confirmed by the tree-ring analysis of log which was used as cargo or fire wood and the date was 1316 BC.: la datazione è stata ritoccata dagli stessi autori di fronte alle critiche (che puoi trovare in "Centuries of darkness" di Peter James). L'analisi dendrocronologica della legna da ardere è ancora più criticabile dell'analisi dendrocronologica (che non è mai comparsa!) del legno della chiglia della nave. Quest'ultima sarebbe già poco significativa anche ove si effettuasse su legno che presenta gli ultimi anelli esterni sotto la corteccia, perché non sappiamo per quanto tempo il legname sia stato stagionato, prima del suo uso. Ma la legna da ardere - è presumibile - sarà stata la qualità peggiore ed assolutamente inutilizzabile in altro modo. Sarà stata conservata (nessuno userebbe legna fresca per usarla come legna da ardere) per un periodo anche questo imprecisabile ma molto probabilmente lungo. Ci sono altre critiche, nel F.A.Q. di Centuries of darkness, in inglese, che riguardano anche il sigillo di Nefertiti. E' una lettura interessante e non difficile per te che sai l'Inglese.
Io credo che si debba essere prudenti, anche se gli autori che leggiamo si lasciano andare a qualche volo di fantasia, come Fulvia Lo Schiavo.
Numerosi indizi possono essere suggestivi, fino ad incuriosirci e farci porre una nuova ipotesi di lavoro (da dimostrare scientificamente), ma non costituiscono di per sé una prova, altrimenti correremmo il rischio di condannare un innocente o assolvere un assassino, ambedue cose da non fare...
Ciao, Maurizio.
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Beni: ti naru unu contu... |
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