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DedaloNur
Salottino
Utente Master
    

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Inserito il - 04/10/2011 : 16:40:52
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| jomaru ha scritto: Se si vanno a leggere i decreti che hanno introdotto l'autonomia scolastica, ci si rende conto che vi sono tutti gli strumenti, per far si che ogni istituto possa introdurre percorsi attinenti ai contesti culturali del proprio territorio, senza per questo deviare dagli obiettivi nazionali, che restano la via maestra.
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Davvero? ammetto la mia ignoranza. Se è così, e non ho troppi problemi ad ammetterlo allora la situazione è anche un poco farsesca, oltre che tragica.
ma immagino che oltre l'insipienza in storia sarda, vi sia pure dell'altro: non un complotto o cmq delle pressioni a non trattare certi argomenti (anche se un po di convenienza ad evitarli io l'intravedo...), quanto piuttosto una situazione che impedisce i prof di trattare l'argomento.
Ho solo un amica professoressa, e da quello che racconta, è già tanto se riesce a fare lezione e a completare l'80% del programma. figuriamoci inserire programma aggiuntivo in storia sarda.
In ogni caso, una direttiva regionale che in qualche modo forzi la siuazione per insegnare un poco di storia sarda nelle scuole, dubito che la vedremmo mai: sempre che su questo punto la mia ignoranza in merito non mi tradisca.
per il resto quoto tutto, cio caro Jomaru 
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Freddie Mercury - In My Defence http://www.youtube.com/watch?v=4TgX...ture=related
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jomaru
Salottino
Utente Attivo
  

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Inserito il - 04/10/2011 : 18:34:08
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| DedaloNur ha scritto:
| jomaru ha scritto: Se si vanno a leggere i decreti che hanno introdotto l'autonomia scolastica, ci si rende conto che vi sono tutti gli strumenti, per far si che ogni istituto possa introdurre percorsi attinenti ai contesti culturali del proprio territorio, senza per questo deviare dagli obiettivi nazionali, che restano la via maestra.
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Davvero? ammetto la mia ignoranza. Se è così, e non ho troppi problemi ad ammetterlo allora la situazione è anche un poco farsesca, oltre che tragica.
ma immagino che oltre l'insipienza in storia sarda, vi sia pure dell'altro: non un complotto o cmq delle pressioni a non trattare certi argomenti (anche se un po di convenienza ad evitarli io l'intravedo...), quanto piuttosto una situazione che impedisce i prof di trattare l'argomento.
Ho solo un amica professoressa, e da quello che racconta, è già tanto se riesce a fare lezione e a completare l'80% del programma. figuriamoci inserire programma aggiuntivo in storia sarda.
In ogni caso, una direttiva regionale che in qualche modo forzi la siuazione per insegnare un poco di storia sarda nelle scuole, dubito che la vedremmo mai: sempre che su questo punto la mia ignoranza in merito non mi tradisca.
per il resto quoto tutto, cio caro Jomaru 
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Io riconosco le difficoltà oggettive in cui gli insegnanti sono chiamati a compiere il proprio mestiere, ma sinceramente rilevo anche in una parte di essi, una staticità culturale e metodologica che li attanaglia e li costringe a proporre un'offerta formativa di basso profilo.
E' vero, spesso non riescono a finire il programma per motivi di tempo: ma perché invece di buttare giorni, settimane, mesi in interrogazioni orali, molti prof. di storia, di filosofia e tanti altri, non formulano un compito in classe di due ore, molto più giusto ed equo per valutare i ragazzi, che gli consenta di valutarli tutti insieme, senza discrimini tra gli interrogati?
Risposta semplice: chi li correggerebbe i compiti? Io insegnante? E dove? A casa? Non ci penso nemmeno, mica insegno italiano, latino o matematica!
Sia chiaro, ci sono docenti splendidi e ho avuto modo di conoscerne diversi, ma parecchi sono braccia levate all'agricoltura...e lungi da me l'idea di scaricare solo sulla scuola la responsabilità dello scarso (o nullo) interesse per la storia sarda.
Personami, forse ho deviato dalla discussione.
Spero che il libro di Budruni sollevi un vespaio nazionale (ma ne dubito), che se ne parli ovunque, giornali, tv, radio, internet e che la gente di tutta la Sardegna scopra una storia che addolora, ma al tempo stesso inorgoglisce.
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DedaloNur
Salottino
Utente Master
    

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Inserito il - 05/10/2011 : 08:58:20
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Io non penso che tu sia OT Jomà: se un episodio come Itri, non è conosciuto ed insieme ad esso non sono conosciute praticamente tutte le vicissitudini storiche della Sardegna da parte dei Sardi stessi, un paio di punti domanda sull sistema istruttivo vanno posti...
così come del resto, ci si dovrebbe chiedere (come pure io ho fatto) perchè questa storia non si insegni e come la si dovrebbe insegnare.
tanto più che a me, quella di Itri sembra essere una lezione civica molto edificante: dei lavoratori, ipersfruttati, non cedono alla camorra, perchè consci del loro diritto alla retribuzione. E' una storia di coraggio che nulla ha da invidiare ai più rinomati racconti sull'eroica della brigata sassari (neppure questa granchè insegnata a a scuola, mi pare).
anzi queste due vicende eroiche, Brigata Sassari e Itri, sono unite dal medesimo coraggio e dalla medesima morale, almeno mi pare; come i gli emigranti in Terra di lavoro, i fanti furono sfruttati come carne da cannone e mitragliatrice. I lavoratori di Itri stettero uniti nella consapevolezza di essere sardi in terra straniera e per portare il pane ai propri familiari. I fanti della brigata sassari non erano i Germani raccontati da tacito come dice Lussu, era gente che non abbassava la testa per difendere il compagno che gli stava accanto, e che magari rinunciava alla medaglia al valore, per una licenza premio da trascorrere in Sardegna nella loro casa, con la loro famiglia...
speriamo che questa Sardegna esista ancora. ma poichè la speranza deve essere alimentata, queste storie andrebbero insegnate...
 
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Modificato da - DedaloNur in data 05/10/2011 09:03:18 |
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jomaru
Salottino
Utente Attivo
  

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Inserito il - 05/10/2011 : 16:42:34
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A chi abbia voglia di leggerlo, sottopongo il testo dell'intervista al Prof. Budruni pubblicata ieri (4 ottobre 2011) su Girodivite:
I fatti comunemente conosciuti come il massacro di Itri sono un’occasione impagabile per riflettere sul nostro paese e la sua storia nel corso del c.d. "secolo breve". Esigenza ancora più sentita oggi perché siamo scossi da una crisi identitaria senza precedenti.
Con il Prof. Budruni abbiamo parlato di questo puntualizzando parecchi spunti per ulteriori riflessioni...
Avevano davvero ragione i garibaldini quando affermavano che l’Italia era fatta, ma quanto agli italiani...
Se il riferimento è al 1911, sicuramente D’Azeglio aveva ragione. L’episodio di Itri dimostra che il senso dell’unità tra italiani era ancora lontano dal realizzarsi. Proprio nei giorni in cui si compiva il massacro degli operai sardi a Itri, in tutta Italia erano in corso manifestazioni per la celebrazione del Cinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia.
Ma allora siamo razzisti? Prima Itri poi il Litorale Domizio ed infine Rosarno...
Il razzismo è una brutta bestia che si insinua tra le persone di ogni latitudine nei momenti di crisi o quando affiora l’insicurezza per i propri averi o per la propria incolumità. Solo la diffusione capillare della cultura e del senso di civiltà, l’abitudine alla convivenza tra diversi possono scongiurare la diffusione della xenofobia e del razzismo.
Da cosa nasce questo scarso spirito di solidarietà nazionale? Da un interesse smodato verso il "particulare"?
Lo ripeto: nei momenti di crisi tendono a prevalere l’individualismo e la chiusura in sé stessi, quando, invece, sarebbe necessario il massimo di solidarietà. Dalle difficoltà e dai momenti critici si esce, infatti, con la collaborazione e non con l’isolamento o le guerre fratricide.
Perché ha scritto un libro sui fatti di Itri?
Perché molti anni fa, nel 1985, laureato e disoccupato, collaboravo col prof. Brigaglia, dell’Università di Sassari, all’ Enciclopedia della Sardegna. Mi era stato affidato l’incarico di costruire una parte della cronologia della Sardegna: dal 1900 al 1914. Sfogliando i giornali dell’epoca mi imbattei in numerosi articoli di prima pagina del quotidiano di Sassari, La Nuova Sardegna, nei quali si parlava diffusamente di quei fatti. Ne parlai col professor Brigaglia che mi invitò a scrivere un breve saggio sull’argomento per la rivista Ichnusa. Ciò che mi sorprese, allora, fu la scoperta del silenzio che da oltre settant’anni era calato su quell’episodio: nessuno, in Sardegna, ne sapeva nulla!
I fatti di Itri ci fanno notare due cose: la sottomissione fino alla schiavitù di centinaia di persone e la presenza dei c.d. "comitati dei galantuomini" che governavano il territorio.
Per la verità, i fatti di Itri ci fanno notare molte altre cose, tra le quali quelle che lei indica. La sottomissione degli operai sardi, ma anche di quelli delle altre regioni d’Italia, era un fatto reale. Anche se, occorre sottolinearlo, i lavoratori sardi erano molto sindacalizzati all’epoca e molti erano reduci dalle battaglie nel bacino minerario del Sulcis. Non pochi avevano partecipato, a Bugerru, alla lotta per il salario, sfociata con l’intervento dell’esercito che aveva sparato contro gli operai, uccidendo tre e ferendone alcune decine. In risposta a quell’eccidio, la CGL proclamò il primo sciopero nazionale d’Italia. La presenza della camorra in quella regione che, curiosamente, si chiama Terra di lavoro, era assai diffusa. Gli appalti per quella grande opera venivano accaparrati da imprese strettamente correlate alla camorra. Alcuni abitanti di Itri, compresi intellettuali e uomini politici, ancora oggi, dopo un secolo da quell’episodio, negano il coinvolgimento della camorra nella caccia al sardegnolo. Il mio libro riporta fonti, dichiarazioni e prese di posizione che dimostrano il contrario. Non capisco questa difesa d’ufficio della camorra da parte degli itrani. Soprattutto se penso che recentemente il ministro dell’Interno propose al Consiglio dei Ministri lo scioglimento del Consiglio comunale di Fondi, a pochi chilometri da Itri, per infiltrazioni camorriste. Naturalmente, il Consiglio dei Ministri bocciò la proposta suggerendo agli amministratori di quel comune di dimettersi, in modo da potersi ricandidare. Ieri, è stato sottratto all’arresto il ministro Romano, accusato di associazione esterna alla mafia. Tutto si tiene, evidentemente.
Le condizioni di schiavitù dei lavoratori sardi ci equiparano agli albanesi di oggi. Anzi eravamo gli albanesi di allora...
Oggi non sono più gli albanesi lo spauracchio dei razzisti italiani. Oggi i diversi sono i Rom, i rumeni, i senegalesi, i ghanesi, i marocchini e i tunisini. Allora, gli stranieri erano gli italiani che migravano al nord o all’estero.
A Itri era la camorra che aveva le redini del potere oppure era usata dai succitati "comitati dei galantuomini"?
A Itri, come ho già detto, non sarebbe stato possibile organizzare una caccia all’uomo delle proporzioni descritte nel mio libro, senza la regia delle autorità pubbliche e senza l’intervento della criminalità organizzata.
Il massacro a suo giudizio fu programmato?
Senza ombra di dubbio. Non si ammassano armi, non si suona la campana a distesa, non si radunano centinaia di persone senza un’organizzazione e senza la promessa dell’impunità, garantita da coperture anche ad alto livello.
Di cosa avevano paura gli abitanti di Itri a causa della presenza dei sardi nel loro comune?
Gli abitanti di Itri si lamentarono a lungo per l’atteggiamento provocatorio, a loro dire, degli operai sardi. In sede dibattimentale, gli avvocati difensori degli imputati itrani enumerarono una serie lunghissima di episodi che avrebbero, sempre a loro dire, scatenato la rivolta popolare: piccoli furti, stupri, aggressioni e minacce. Peccato, però, che, così come sostenuto dall’avvocato Nardone sulla base di dati statici raccolti nelle preture del circondario, non ci fosse tracce di tali presunti numerosi reati attribuiti ai lavoratori sardi. I reati di questi ultimi, infatti, erano nella media. C’è un altro dato importante: nel cantiere di Fondi, gli operai sardi erano assai di più di quelli di Itri. Eppure, la popolazione di Fondi non si sognava di dare la caccia al sardo, perché tra tutti gli operai impiegati nel cantiere era quello che spendeva di più.
Se non ci fossero stati gli avvocati della lega...la situazione sarebbe divenuta ancora più tragica...
Forse sì o forse no. Dalla documentazione che ho potuto consultare risulta che la camorra, l’impresa Spadari e i politici di Itri cominciarono a mettere gli operai sardi nel mirino, quando questi si rifiutarono di pagare il pizzo sul salario, come sembra facessero tutti gli altri lavoratori provenienti dalle altre regioni d’Italia. Il rifiuto di accettare l’imposizione camorristica e mafiosa per eccellenza fu considerato pericolosissimo per la camorra e l’impresa. Pericolosissimo perché poteva essere imitato dagli altri lavoratori. L’organizzazione sindacale, alla quale gli operai sardi diedero il contributo decisivo, fu vista dalla camorra come fumo negli occhi. Per questo si decise di eliminare i sardegnoli.
La stampa in un primo momento fu plagiata dai politici locali affinché passasse sotto silenzio gli efferati eventi...
Non c’è dubbio. Tutti i giornali nazionali e locali pubblicarono la stessa velina confezionata dalla camorra, dall’impresa Spadari e dai politici di Itri. Solo qualche giorno dopo, quando la Camera del Lavoro di Roma decise di inviare un suo esponente a svolgere un’indagine conoscitiva sui luoghi del massacro e quando il quotidiano di Sassari La Nuova Sardegna cominciò a pubblicare la versione dei fatti fornita dai superstiti, tutti furono costretti a prenderne atto e a rettificare le prime notizie. Purtroppo, la stampa nazionale si disinteressò assai presto del massacro di Itri.
Quindi furono tutti assolti... La giustizia che aiuta il potere a nascondere le proprie vergogne... Sembra di trovarci in un ante litteram della strage di Ustica...
Il processo, celebrato in corte d’assise a Napoli, assolse tutti gli imputati. Tranne quelli contumaci che furono condannati, ma che non scontarono neanche un giorno di prigione. Si trattò di una sentenza incredibile. Invito i lettori a soffermarsi particolarmente sulla parte del libro in cui si affrontano gli aspetti processuali della vicenda.
Che lezione possiamo trarre dal massacro di Itri?
Molte lezioni, certamente. Ma una in particolare: quando si agisce strumentalmente sugli istinti più bassi della popolazione, per interessi politici o di carriera personale, si costruiscono mostri che poi non si possono più acquietare.
La storia è maestra di vita oppure continuiamo a sbagliare?
La storia è maestra di vita sempre. Naturalmente, per chi vuole apprendere. Purtroppo, la vita quotidiana ci dimostra che, nonostante tutti gli insegnamenti, continuiamo a sbagliare. Ma non bisogna mai smettere di lottare: per noi stessi e per gli altri.
Il massacro di Itri rimane un fatto tragico della recente storia del nostro paese. Spesso si è cercato di agevolare l’oblio. Tuttavia, non è giusto dal punto di vista etico e morale evitare il dialogo e il confronto su questi e altri fatti. Non nasce nulla di buono quando si spinge a dimenticare le cose. I non si dice o le rimozioni preparano un paese a un futuro quasi sempre molto problematico. Vogliamo questo?
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DedaloNur
Salottino
Utente Master
    

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Inserito il - 05/10/2011 : 17:55:55
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Grazie Jomau, qyuesto m'invoglia a leggere il libro, prima o poi.
| Non capisco questa difesa d’ufficio della camorra da parte degli itrani. Soprattutto se penso che recentemente il ministro dell’Interno propose al Consiglio dei Ministri lo scioglimento del Consiglio comunale di Fondi, |
questa affermazione da un poco da pensare in male
mentre questo mi da da pensare in bene | i lavoratori sardi erano molto sindacalizzati all’epoca e molti erano reduci dalle battaglie nel bacino minerario del Sulcis. Non pochi avevano partecipato, a Bugerru, alla lotta per il salario, sfociata con l’intervento dell’esercito che aveva sparato contro gli operai, uccidendo tre e ferendone alcune decine. In risposta a quell’eccidio, la CGL proclamò il primo sciopero nazionale d’Italia. |
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jomaru
Salottino
Utente Attivo
  

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Inserito il - 05/10/2011 : 18:35:03
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| DedaloNur ha scritto:
Grazie Jomau, qyuesto m'invoglia a leggere il libro, prima o poi.
| Non capisco questa difesa d’ufficio della camorra da parte degli itrani. Soprattutto se penso che recentemente il ministro dell’Interno propose al Consiglio dei Ministri lo scioglimento del Consiglio comunale di Fondi, |
questa affermazione da un poco da pensare in male
mentre questo mi da da pensare in bene | i lavoratori sardi erano molto sindacalizzati all’epoca e molti erano reduci dalle battaglie nel bacino minerario del Sulcis. Non pochi avevano partecipato, a Bugerru, alla lotta per il salario, sfociata con l’intervento dell’esercito che aveva sparato contro gli operai, uccidendo tre e ferendone alcune decine. In risposta a quell’eccidio, la CGL proclamò il primo sciopero nazionale d’Italia. |
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Io l'ho già ordinato...
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lorson
Salottino
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Inserito il - 05/10/2011 : 19:41:36
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..il secondo link porta a 404...
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Voglio essere, non apparire (L.T.). |
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jomaru
Salottino
Utente Attivo
  

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Inserito il - 05/10/2011 : 19:56:15
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Cari amici vi invito a cliccare su questo link e a guardare il video sulla polemica tra Gian Antonio Stella (Corriere della Sera) e Pino Pecchia (storico itrano):
http://www.youtube.com/watch?v=MhRf4Z1PFbU
Se volete sapere perché questo signore ce l'ha tanto con Stella cliccate qui:
http://archiviostorico.corriere.it/...707035.shtml
La realtà è chiara: Pecchia teme più uno stralcio di prefazione di Stella sul Corriere della Sera, piuttosto che il libro del Prof. Budruni, destinato a un numero di persone molto inferiore di lettori...
Sentite invece questo servizio: ...Pino Pecchia, nostro concittadino, cultore di storia patria... http://www.youtube.com/watch?v=qDiKMvP-XZk&NR=1
E' disgustoso quello che sostiene Pecchia, facesse nome e cognome dei sardi che condividono quanto scrive...continua a ripetere di voler lanciare un ponte tra comunità sarda e comunità itrana, ma pretende che dopo cento anni i Sardi continuino a bersi la sua stucchevole versione e attacca a testa bassa chiunque lo contraddica.
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jomaru
Salottino
Utente Attivo
  

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Inserito il - 05/10/2011 : 20:00:53
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| lorson ha scritto:
..il secondo link porta a 404...
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Grazie, credo di avere risolto il problema in tempo, provaci ora, a me funziona
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lorson
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Inserito il - 05/10/2011 : 21:04:48
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..confermo: adesso è ok! l.
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jomaru
Salottino
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Inserito il - 05/10/2011 : 22:05:52
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"Pino Pecchia è nato a Fondi (LT) nel 1940, dove risiede; funzionario del Comune di Itri in pensione. Ha svolto attività nel mondo dello sport (Atletica Leggera) con l’incarico di tecnico e giudice federale e un’intensa attività organizzativa. Cultore di storia patria, studia e raccoglie note, testimonianze e materiale su Itri dove risiede per sedici anni..."
Ho trovato i suoi libri di storia, ma non riesco a trovare notizie sullo "storico" Pino Pecchia, circa il suo percorso formativo universitario...Si è mai laureato? Dove? Quando? In cosa? Qualcuno potrebbe aiutarmi?!
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DedaloNur
Salottino
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Inserito il - 05/10/2011 : 23:29:41
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| jomaru ha scritto: continua a ripetere di voler lanciare un ponte tra comunità sarda e comunità itrana, ma pretende che dopo cento anni i Sardi continuino a bersi la sua stucchevole versione e attacca a testa bassa chiunque lo contraddica.
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posto che bisognerebbe leggere entrambe le campane, anche a me insospettisce molto, questo affare del "bisogna riconciliarsi, ma solo se accetti la mia opinione, perchè è la sola a gettare un ponte tra i popoli".
mi puzza. sembra l'atteggiamento di chi ti tende la mano ma solo se fai la sua volontà.E' così che si diventa succubi.
Inoltre pesando le Parole de Pecchia, emerge che discolpa gli Itrani senza se e senza ma: i pubblici poteri non c'entrano nulla, la camorra sembrerebbe nemmeno, gli itrani furono provocati: insomma, sembrerebbe che questi sardi più che ammazzati, si siano suicidati.
Non una parola, mi pare, sul fatto che nonostante ci siano stati degli omicidi, alcun itrano abbia pagto come giustizia richiede.
un pensiero cattivello ce l'avrei: non è che, una comunità come quella di Fondi-Itri, per allontanare da sè il presente di un "comune "in procinto d'esser sciolto per Camorra, voglia allontanare da sè anche il ricordo del pizzo camorrista chiesto ai sardi nel 1911, per rifarsi una sorta di verginità morale?
Forse anche per questo, Stella, e la potenza di fuoco del Corsera sono temuti, laggiù.
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Modificato da - DedaloNur in data 05/10/2011 23:32:52 |
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jomaru
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Inserito il - 06/10/2011 : 00:24:16
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Caro Dedalo è proprio perché si devono ascoltare le due campane che deve emergere la versione di Budruni; finora abbiamo sentito solo quella di un tale che, per dirla con Pansa, crede di essere un "gendarme della memoria", depositario della verità rivelata e guai a chi osa non mostrargli fede.
Il libro di Budruni, deve aprire un varco in questa cortina omertosa che dura da cent'anni; questo libro va promosso bene, almeno in Sardegna: scuola, università, comuni, province, regione, associazioni, sindacati, bisogna parlarne tanto...
Sapendo come funziona il mondo dei media in Italia, se fossi stato io Budruni, sai a chi avrei chiesto di scrivere la prefazione? A Roberto Saviano. Che non stimo neanche un pò, ma siccome è diventato l'icona della lotta alla camorra, avrebbe imperversato su tutti i giornali e le tv nazionali per mesi e mesi, costringendo tutti a parlarne...Spero che qualcuno lo intervisti subito sull'argomento...
Poi sia chiara una cosa: se c'è qualcuno che pensa che il razzismo verso i Sardi era una bufala, che la camorra non c'entrava, che il pizzo non veniva chiesto, che gli itrani non abbiano partecipato, che le istituzioni si sono comportate bene, ecc. ecc. liberissimo di crederlo insieme a Pecchia.
Io però non ci credo e nel mio piccolo voglio dirlo a più persone possibili.
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DedaloNur
Salottino
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Inserito il - 06/10/2011 : 09:37:02
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| jomaru ha scritto: per dirla con Pansa, crede di essere un "gendarme della memoria", depositario della verità rivelata e guai a chi osa non mostrargli fede.
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Io ho parlato di monopolisti della memoria; ma gendarmi della memoria, è ancora più efficace. 
| jomaru ha scritto: Sapendo come funziona il mondo dei media in Italia, se fossi stato io Budruni, sai a chi avrei chiesto di scrivere la prefazione? A Roberto Saviano.
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Ecco (ottima idea...), e qui si andrebbe davvero ad operare sulla carne viva e senza anestesia, immagina: una zona nella quale il Comune di fondi viene accusato di infiltrazioni mafiose, uno scrittore come Saviano che per spiegare i vari perchè e per come di tale infiltrazione rimonterebbe all'episodio di Itri, per dire: nulla di nuovo sotto il sole, tutto è vanità, per citare la Bibbia. 
Io dico che ci sarebbe una seconda rivolta ad Itri. Ma dico pure che queste denunce, l'esempio dato dai sardi, farebbero del bene proprio agli Itrani, per ribellarsi.
Ed ecco perchè, come dicevo sopra, qualcuno non vuole, che si parli di Camorra (secondo me), ne per l'attualità più corrente, ne per la storia più remota d'Itri: avvertono un pericolo, come tutti coloro che tentanto di intmidirti, e di farti tacere.
Prima che tu postassi l'intervista a Budruni, non sapevo proprio dei più recenti problemi dovuti alla criminalità organizzata, ma ciò getta davvero una luce cupa su questa polemica.
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Modificato da - DedaloNur in data 06/10/2011 09:40:14 |
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Freddie Mercury - In My Defence http://www.youtube.com/watch?v=4TgX...ture=related
"La parola è un'ala del silenzio"Neruda.
“Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!” Dante Alighieri |
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jomaru
Salottino
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Inserito il - 06/10/2011 : 13:55:05
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I giorni del massacro Itri, 1911: la camorra contro gli operai sardi
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Autore Antonio Budruni Prefazione Gian Antonio Stella
Fonte Carlo Delfino Editore
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Il mare l'abbraccia divina impronta del regale sandalo... |
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