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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
noesis81 Inserito il - 25/09/2023 : 15:42:36
Dal momento che finalmente siamo in due a scrivere in forum (o almeno lo spero!) ci tengo a dare il mio piccolo contributo come ai vecchi tempi e parlare di un personaggio nel quale mi sono imbattuta non molto tempo fa, facendo una piccola ricerca sul culto dell'acqua e i sacri pozzi.

Siamo al santuario di Santa Vittoria di Serri, dove, tra i vari reperti, è stata rinvenuta anche un'ascia bipenne utilizzata, come in altri templi a pozzo, per la celebrazione di cerimonie che a volte erano accompagnate da sacrifici animali al fine di ingraziarsi le divinità delle acque.
Le acque dei templi avevano un potere curativo che, per la cultura nuragica (ma non solo) era da attribuirsi alle divinità che vivevano in quei luoghi.
E' da queste parti che viene sa paristòria di Maria Giusta, una storia che pare essere davvero molto antica, sia per quanto riguarda il linguaggio arcaico che viene utilizzato, sia perchè molti elementi fanno pensare agli antichi rituali cui ho accennato.

Ho recuperato il testo, con relativa traduzione, a questo link:https://horoene.wordpress.com/2018/...cia-bipenne/

Sa paristòria est custa (La storia è questa)
de Maria Giusta. (di Maria Giusta.)
Bestida ‘e furesi (Vestita di panno)
a sa capida andesi, (andò nel dirupo,)
linna sicca a chircare, (legna secca a cercare,)
linna pro caentare. (legna per riscaldare.)
Un èlighe b’agatat (Un leccio ha trovato)
cun ratos de prata. (coi rami argentati.)
Sa pioa prinzipesi, (La pioggia incominciò,)
su ràju nde falesi. (un fulmine calò)
Finida sa muddina, (Cessato il temporale)
s’èlighe fatu a chisina; (il leccio era cenere,)
s’èlighe a chisina fatu. (cenere era il leccio.)
Da istrale sent’e ratu (Dalla scure senza il manico,)
nd’essit una fada (viene fuori una fata,)
a su corpu chi dada. (al colpo che ha dato.)
Est columba su coro, (È colomba il suo cuore,)
pilos de oro; (i capelli d’oro:)
de oro fun sos pilos, (d’oro sono i capelli,)
s’istrale a duos filos. (la scure a due fili.)
“Anda a chircare putu (“Va a cercare il pozzo)
chi como est asciutu. (che ora è asciutto.)
Su putu ‘e s’abba manna, (Il pozzo d’acqua grande,)
nè istagnale nè gianna; (senza secchio né porta)
nè gianna nè istagnale, (senza porta né secchio)
betache s’istrale”. (butta dentro la scure”.)
Imbenit cuddu putu, (Trova quel pozzo,)
mannu, sicu e fundutu. (grande, secco e profondo.)
Etadu c’at s’istrale, (Buttò giù la scure,)
biet sentz’istagnale, (bevve senza secchio,)
s’irmentigat ‘e totu. (dimenticò ogni cosa.)
Sar dies passan a fiotu. (I giorni passan a frotte.)
Sicadu s’est su riu (Il fiume si è seccato)
a mesu ‘e s’istiu. (nel mezzo dell’estate.)
Totu fun’ sofrende, (Tutti soffrivano,)
de sidis fun’ morzende. (di sete morivano.)
Si serat chi su fizu (S’accorge che suo figlio)
s’est falande che lizu. (s’affloscia come un giglio.)
Torrat a su putu (Ritorna al pozzo,)
fintzas a fundu asciutu. (fin sul fondo asciutto)
Asciuta s’abba manna, (Asciutta è l’acqua grande,)
né istagnale né gianna; (non c’è secchio né porta)
no imbenit s’istrale. (non trova più la scure.)
Pustis boghe at intesu, (Poi udì una voce,)
boghe dae meda atesu: (voce da molto lontano:)
“S’abba no naschet (“L’acqua non nasce)
si sambene no paschet”. (se sangue non pasce”.)
Luego si che ‘etat, (Subito dentro si getta,)
s’abba frisca nde brotat. (l’acqua fresca zampilla.)
Sa paristòria est custa (La storia è questa)
de Maria Giusta. (di Maria Giusta.)
Pro s’abba s’est bochida (Per l’acqua si uccise,)
in putu ‘e sa capìda. (nel pozzo del dirupo.)

Se qualcuno avesse altre informazioni sulla figura di Maria Giusta gliene sarei estremamente grata!

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