Forum Sardegna - Le vergogne di Monte Prama
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DedaloNur
Salottino
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Inserito il - 09/04/2013 : 13:53:18  Link diretto a questa discussione  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di DedaloNur Invia a DedaloNur un Messaggio Privato  Rispondi Quotando



Ci sono in quei Giganti dei malanni un po' inquietanti...
Ogni mese su Affaritaliani.it la "pagina nera" della rivista Art e Dossier, edita da Giunti e diretta da Philippe Daverio
Mercoledì, 31 ottobre 2012 - 10:36:00


di Fabio Isman

i Giganti sardi di Mont’e P

È raro trovare in un solo oggetto, o gruppo, la sintesi di tanti tra i malanniche, da sempre, affliggono i beni culturali in Italia; ma i Giganti sardi di Mont’e Prama ne racchiudono parecchi, e quindi servono da esempio: costituiscono (anche) una cartina di tornasole. Iniziamo da che cosa sono: forse, le più antiche sculture a tutto tondo nell’intero Mediterraneo, dopo quelle egizie; potrebbero essere addirittura precedenti ai “kouroi” greci; la loro nascita è misteriosa: c’è chi li data perfino al X-IX secolo a.C., quantunque probabilmente risalgano all’VIII. Sono un complesso senza pari, anche per l’entità: ritrovati cinquemiladuecento frammenti, dieci tonnellate di peso, che, ricomposti, hanno ridato vita (è il caso di dirlo) a venticinque statue tra guerrieri, arcieri e pugili, in arenaria e alti circa due metri, con alcuni modelli di nuraghe; recuperati quindici teste e ventidue busti.

E ora, continuiamo con il resto, partendo dal ritrovamento. Siamo verso Cabras, a marzo 1974, vicino a Sinis; arando un terreno, i contadini Sisinnio Poddi e Battista Meli urtano in qualcosa di strano. Spaventati, danno l’allarme. Intervengono i massimi archeologi sardi, Enrico Atzeni e Giovanni Lilliu (un Guerriero è perfino la copertina del suo libro La civiltà nuragica, 1982): la scoperta parte da qui. Ma i contadini aspettano ancora il premio di rinvenimento. Il primo malanno è la dimenticanza dei secoli; il secondo, quella delle istituzioni; e poi, c’è l’incuria. Ogni anno i frammenti venivano accantonati; e ogni anno, ci si accorgeva che il mucchio era più esiguo: forse qualcuno portava via le pietre, magari per usarle come materiale da costruzione.

Vengono subito organizzate campagne di scavo tra il 1975 e il 1979; le ultime, dirette da Carlo Tronchetti. Il bendiddio che, si è detto, era vicino a trentatre tombe a pozzetto affiancate, senza corredi funerari tranne un misterioso scarabeo egizio.

I reperti sono trasportati al museo di Cagliari; e lì giaceranno per trentadue anni (è il secondo malanno), incredibilmente dimenticati. La maggiore scoperta sarda (e non solo) del dopoguerra è rimossa, nascosta, per nulla accudita: appena poche parti esposte nel museo del capoluogo, o prestate a qualche mostra. Se ne riparla finalmente nel 2007: a Sassari, al centro regionale di Li Punti, iniziano quattro anni di difficile, coraggioso, mirabolante restauro. Le opere, ricomposte, dal novembre 2011 vi sono esposte per la prima volta nella loro interezza. Chi le vuole del VII secolo a.C., chi le crede precedenti; chi le immagina in un santuario, chi le pensa dei giganti a guardia di una tomba principesca, mai trovata; intere, o in frammenti, decine di statue che restano misteriose, in un luogo, da sempre, tra i più densi di storia e di passato di tutta l’isola. Mont’e Prama significa monte Palma: monte anche se il rilievo è di cinquanta metri; la palma è quella nana, un tempo tipica della zona. Non lontano, è stato ipotizzato un santuario, un “heroon” dell’VIII secolo a.C., luogo funebre dedicato agli eroi; e la penisola del Sinis, su cui è prosperata la fenicia Tharros, è vicinissima, già abitata seimila anni or sono. Era un’importante area economica e commerciale, testa di ponte verso la penisola iberica: milletrecento anni avanti Cristo vi approdano i micenei e i filistei; è un grande centro della civiltà nuragica, iniziata tra il 1600 e il 1200 a.C., e certamente terminata prima del 700 a.C.: centosei monumenti di questo tipo nei dintorni, uno per chilometro quadrato, «sessantadue monotorre, trentasei più complessi, otto non definiti», dice l’ex soprintendente di Cagliari, Vincenzo Santoni. Per alcuni, i Giganti si possono identificare con i mitici Sherden, “popolo del mare” di allora, in qualche modo collegabili a uno tra i miti della fondazione dell’isola, colonizzata da Iolao con cinquanta Tespiadi: con un tempio in suo onore, di cui tante fonti parlano, dallo Pseudo-Aristotele, a Diodoro Siculo, Pausania e Silio Italico.


Nelle tombe, c’erano resti maschili e femminili, dai tredici ai cinquant’anni, una sepoltura per pozzetto. I Giganti sono successivi alle inumazioni. Hanno sopracciglia e naso assai marcati, sul viso triangolare; i grandi occhi sono due cerchi concentrici incisi; le bocche delle fessure, talora ad angolo. Sono tutti in piedi, con le gambe leggermente divaricate; poggiano su basi quadrangolari. Sul corpo hanno motivi geometrici incisi: linee parallele e a zig zag, cerchi concentrici; le trecce a rilievo, con motivi a spina di pesce. Forse, erano dipinti: un arciere reca ancora tracce di rosso. Ardui i confronti: li dice orientalizzanti Tronchetti, e nota richiami all’Etruria arcaica; Lilliu sottolinea i parallelismi con i bronzetti sardi; altri si spinge fino ai piceni e ai dauni. Che siano semplicemente un unicum, un “hapax” senza emuli noti? I pugili hanno uno strumento di difesa, che avvolgeva l’avambraccio; sono evidenziati ombelico e capezzoli, e portano un gonnellino: giochi sacri in onore del defunto? È il braccio destro a essere rivestito da una guaina; il sinistro è alzato e tiene alto uno scudo. Ci sono più varianti nei cinque arcieri ricostruiti: tunica corta e placca pettorale quadrangolare; gambali; arma imbracciata; faretra sulle spalle; almeno uno, ha un fodero di spada. Due i guerrieri con scudo tondo (ma ci sono altri pezzi di rotelle); l’elmo, cornuto, è talora zoomorfo. Cinque infine i modelli di nuraghi complessi, costituiti da più elementi, e venti quelli semplici; se ne vedono i terrazzi, sulle torri una cupola conica, sono alti fino a un metro e mezzo. Scavati pure dei “betili” (dall’ebraico “casa del dio”), pietre sacre prive di raffigurazioni, se non per quelle di porte e spesso due finestre incavate: Lilliu ci vedeva gli occhi di una divinità a protezione della tomba. Era un messaggio intimidatorio rivolto ai fenici, sbarcati sulla costa nell’VIII secolo? Qualcuno, però, crede di riconoscere mani orientali nella bottega scultorea.


Come avete capito, i Giganti di Mont’e Prama devono rispondere ancora a infinite domande: «La ricerca archeologica sul sito che ha restituito le statue ha da percorrere un lungo e appassionante cammino», dice il rettore dell’Università di Sassari, Attilio Mastino. Ma che costituiscano un complesso fondamentale, non c’è dubbio: anche il soprintendente di Cagliari, Marco Minoja, spiega: «Statue e sepolcri sembrano parti di un unico programma, teso a esaltare la grandezza e la potenza di un’aristocrazia in armi». E l’archeologo Marcello Madau: «Mont’e Prama e i suoi “kolossoi” sono un episodio chiave della storia dell’arte mondiale»; cinquemila pezzi, scaricati in età antica e probabilmente punica da chi distrusse il santuario, sopra una necropoli nuragica; «in quel periodo, i cartaginesi intervengono drasticamente sulla fenicia Tharros, dissacrandone i segni: ne diedi notizia nel 1991, dopo una scavo nell’area del “tofet”, il santuario». La discarica, certifica Tronchetti dai dati dei suoi scavi, non è avvenuta prima del finire del IV secolo a.C.: «Lo dice un frammento di anfora punica rinvenuto sotto un torso di statua». Restaurare non è stato semplice: i frammenti distesi su quattrocento metri quadrati; la pulitura; la ricerca degli attacchi; il modo per rimetterle in piedi. Alcune statue sono sufficientemente complete per capire; in altre, soccorre la ripetitività. Il Pugilatore è analogo a un bronzetto ritrovato verso Dorgali: Mont’e Prama ne ha restituiti sedici, con il loro scudo ricurvo rettangolare poggiato sulla testa; anche le loro parti inferiori del corpo sono scolpite in modo essenziale, e assai più dettagliata è invece la parte superiore. Più complessi i cinque Arcieri; forse, i tipi di arco sono due, il più grande poggiato su una spalla; la mano sinistra è rivestita da uno spesso guanto. Il più raffinato è il Guerriero, armato di uno scudo rotondo: alcuni elementi, in un primo tempo, erano stati attribuiti ad altre tipologie di Giganti. Ci sono poi i modelli di nuraghe; in tutta l’isola, Mont’e Prama è il contesto che ne ha restituiti di più: fino a cinquanta porzioni delle parti sommitali, parapetti, terrazze, torri; alcuni hanno un diametro di sessanta centimetri.


Ma ora si vuole separare questo “unicum”, ed è il penultimo tra i malanni che lo affliggono. Si prevede di esporre un nuraghe e una statua per tipo a Cagliari; il resto, vicino al sito del ritrovamento; a Li Punti, invece, la documentazione del restauro. A Cabras, però, il museo che dovrebbe ospitarli – ed ecco l’ultimo malanno – ancora non esiste. Per ora, dopo l’esposizione a Sassari, i Giganti sono tornati invisibili: sono in un laboratorio, per i rilievi fotogrammetrici, le scansioni digitali da cui trarre, magari, copie od olografie. Ma poi, dove finiranno? Parte, si è deciso, a Cagliari; ma il resto, di nuovo in un deposito, magari per altri trent’anni? Non solo: anche questa “diaspora” genera inquietudine e proteste. Un appello con mille firme autorevoli, a cominciare dall’archeologo Mario Torelli, è sul tavolo del ministro Ornaghi;

Salvatore Settis ritiene «che il gruppo, decisamente, non debba essere smembrato», anche perché «la moltiplicazione delle sedi museali è tra le ragioni per cui i musei in tutto il mondo, diventati troppi, cominciano a chiudere, senza molti vantaggi né per le opere né per gli utenti». «Chiediamo di destinare, per le esigenze proprie di un museo come quello nazionale di Cagliari, copie a regola d’arte: di tutto il complesso», dice l’appello; intanto, l’unica certezza è che una rappresentanza dei Giganti stava per partire per le Olimpiadi di Londra e l’Esposizione universale in Corea: all’ultimo, per fortuna, non è accaduto, perché, si sa, i capolavori italiani viaggiano, addirittura troppo. Qualcuno raccoglierà il grido di dolore, o, una volta di più, le esigenze dello spettacolo trionferanno su quelle scientifiche?

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robur.q

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Inserito il - 10/04/2013 : 19:48:41  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di robur.q Invia a robur.q un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Bueno!! Los archeologos, siccome non sanno cosa sono, se li tengono per se. E' sempre la solita storia, però, los archeologos non c'entrano: è che la Regione Autonoma della Sardegna non ha una politica culturale, che significa esaltare le eccellenze ed evitare i finanziamenti a pioggia (che però portano più voti).
Io avrei una bella e costosa proposta: visto che è fallito il progetto del Betile a Cagliari, , e i soldi sono pochi, facciamo un bel UNICO museo della civiltà preistorica e protostorica della Sardegna. UNO, GRANDE, LIBERO !!! Magari a Barumini, o a Cabras, se la questione è che i pezzi forti sarebbero le statue. So che l'idea piace a pochi perchè noi sardi abbiamo cento teste e cento barrittas, ma questo nostro UNICUM, tutta la civiltà fino al ferro, la vogliamo far conoscere al mondo oppure no? Altrimenti continuerà a capitare come a me che una turista tedesca davanti ad un nuraghe vi chieda candidamente: "ma chi zono ztati a fare qvesto? Fenizi?"
p.s. Dedalo, ti ho mandato un msg privato.






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DedaloNur
Salottino
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Inserito il - 10/04/2013 : 21:45:36  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di DedaloNur Invia a DedaloNur un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Io trovo condivisibile l'opinione di Settis, e dei promotori della petizione, per lasciare a Cagliari, copie perfette de i Giganti. Si fa altrove, a La Valletta, hanno sostituito con copie gli altrielivi la grande statua della dea madre, ponendo le copie nei templi a cielo aperto e nel museo de La Valletta, gli originali.

certo lì han pco da scegliere, c'è solo la Valletta, e il sito da cui provengono i pezzi dista pochissimi chilometri. gli originali cioè continuano a stare a casa.

Qui in Sardegna non è questione di avere centu concas e berrittas se ci si accorda sui principi, ed il principio oltre alla convenizneza illustarta da Settis sta nell'evitare che i Giganti siano sdradicati dal loro contesto

ricevuto Robur







Modificato da - DedaloNur in data 10/04/2013 21:45:54

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robur.q

Utente Senior



Inserito il - 11/04/2013 : 14:16:43  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di robur.q Invia a robur.q un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Non è di copie o non copie: in Piazza del Campidoglio c'è la copia della statua di Marco Aurelio e ai turisti giapponesi intruppati non gliene frega un picchio dell'autentico che è pochi passi dentro.
Ad Atene stanno ricostruendo l'Acropoli pietra su pietra, e dove ancano le originali ci mettono pezzi con colore leggermente diverso. La stragrande maggioranza delle persone non è interessato a 4 pietre messe in croce, ma a cose ecclatanti.
Il contesto dei Giganti è TUTTA la Sardegna: fare il solito museino con le 4 pezzi di statua non li caga nessuno (perdonate l'espressione esplicita). Creare una struttura dove ci metti le statue, tutta la civiltà protosarda, ristoranti, slot-machine, shop e centro commerciale, insomma roba per attirare i grandi numeri, altrimenti, continuiamo a ululare alla luna che i Giganti non vengono adeguatamente apprezzati. Che fine hanno fatto i bronzi di Riace?
Quello che voglio dire è semplicemente questo: vogliamo tenerci per noi il nostro tesoretto, ognuno nel suo paesello, ci portiamo qualche scolaresca e finito li, oppure vogliamo sfruttare il nostro passato per il nostro futuro?
Semplice scelta: museino a Cabras o Las Vegas a Barumini, magari ricostruito come il Partenone? (o il tempietto di Atena Nike, splendido, nuovo fiammante).
Non sto provocando, sto parlando seriamente, soldi non ce n'è più e i nostri ragazzi hanno ripreso ad emigrare in massa.
Mia madre mi diceva: "fillu miu, tui bolis s'ou, sa pudda e s'arriali.
A qualcosa dobbiamo rinunciare se vogliamo is arrialis!






Modificato da - robur.q in data 11/04/2013 14:18:16

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robur.q

Utente Senior



Inserito il - 11/04/2013 : 14:23:57  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di robur.q Invia a robur.q un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Ah dimenticavo, di eccellenze in Sardegna ce ne sono poche, ma quelle poche nemmeno le conosciamo: SANT'ANDREA PRIU: CHE FINE HANNO FATTO LE DOMUS DIPINTE?????
E siccome sono un po' campanilista: valutare lo straordinario sistema difensivo di Cagliari che bisogna andare a Rodi per trovarne di simile (forse?)
Ma questa cosa ce la vediamo tra Casteddai, che almeno qui un po' di soldi ne circolano.






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puntagiglio

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Inserito il - 11/04/2013 : 18:04:03  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di puntagiglio Invia a puntagiglio un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
le sculture potrebbero essere collocate lungo un suggestivo percorso...che so'...intorno al lago di Baratz...oppure proponete altri siti, non necessariamente al coperto!! Via i cagaranzi... e viva le sculture per tutti!!





 Regione Sardegna  ~ Città: sassari  ~  Messaggi: 12  ~  Membro dal: 13/02/2013  ~  Ultima visita: 21/10/2019 Torna all'inizio della Pagina

binzateri

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Inserito il - 01/05/2013 : 09:55:04  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di binzateri Invia a binzateri un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Fino a quando le risorse archeologiche e culturali della Sardegna saranno gestite da un organismo quale quello di derivazione fascista detto quello del mistero dei beni culturali, con le sue derivazioni provinciali ,i cosiddetti "soprintendenti" , generalmente "continentali", che ben poco amore hanno per la nostra storia ,avremo ben poco da aspettarci .
Bisogna andare a rivedere lo statuto sardo sulle competenze primarie e assegnarne competenza primaria alla regione e spazzare via questi parassiti della nostra cultura. fatto questo un programma straordinario per il censimento delle oltre ottomila torri e dei monumenti nuragici , acquisire le aree , riportarli allo scoperto ,e creare una rete degli stessi. Assegnare i monumenti a cooperative giovanili ,espressione del territorio nel quale sono localizzate le emergenze .
e questo sarebbe solo l'inizio.






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DedaloNur
Salottino
Utente Master



Inserito il - 01/05/2013 : 14:45:48  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di DedaloNur Invia a DedaloNur un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Molti soprintendenti in effetti poco hanno a che spartire in genere con la maggiore cultura isolana. se mettiamo in fila i loro nomi troveremo, che per lo più si occupano o di archeologia fenicio punica, oppure greco-romana.

sono d'accordo pure io che occorrerebbe riformare drasticamente questo apparato inefficiente, che succhia risorse come burocrazia per poi, fare troppo poco sul piano della scoperta e della valorizzazione







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robur.q

Utente Senior



Inserito il - 04/05/2013 : 07:10:50  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di robur.q Invia a robur.q un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Una delle chiavi per utilizzare i nostri beni culturali è senz'altro la modifica dello statuto sardo con l'assegnazione dellla competenza primaria in campo dei beni culturali e istruzione alla Regione. Con quest'ultimo punto forse decideremo anche cosa fare finalmente della lingua sarda, delle sue varianti, e delle altre lingue tradizionalmente parlate in Sardegna.
Ma la modifica dello Statuto presuppone un governo e un parlamento regionali forti, in grado di promuovere con forza la modifica perchè lo statuto sardo è legge costituzionale, è parte integrante della costituzione della repubblica, quindi il procedimento è lungo; ma se davvero stiamo andando verso alcune modifiche costituzionali in altri campi, questo è il momento giusto, altrimenti, perso il treno, il prossimo chissà quando passa. Bisogna avertire Cappellacci, spiegargli cosa è un nuraghe ecc.., diamoci da fare. Creiamo un opinione pubblica sensibile, io dove posso, lo scrivo.
Quanto ai Giganti, sento che il messaggio non passa, ma ci riprovo: la civiltà protostorca sarda è semisconosciuta al mondo e sempre lo sarà, perchè siamo un piccolo popolo, con poche risorse, non possiamo competere con Pompei, Atene, Roma. Inoltre è una civiltà finora muta (Gigi Sanna permettendo).
Esiste un esigenza della nostra società di conoscere meglio la nostra civiltà, dove portare le scolaresche, una rete locale (ma non a livello comunale) di piccoli musei è necessaria per fare dei nostri bambini e ragazzi dei cittadini sardi consapevoli e maturi. Strutture didattiche soprattutto.
Ma se vogliamo anche sfruttare questa nostra ''unica'' grande eccellenza culturale, bisogna creare una struttura che concentri i pezzi migliori in maniera che il messaggio del grande livello della civiltà nuragica passi in maniera semplice alle persone che non sono malate di Sardità come noi e che conoscono quest'isola solo per il mare. E dove se non a Barumini, patrimonio dell'Umanità!!!
Tanto più che a Cabras finirebbero in un museino: è inutile che mi si dica che non bisogna strapparle dal contesto, perchè il contesto ancora non lo si è trovato!!! Oppure, come ho già scritto, il contesto è la Sardegna tutta!! E arriveranno i pullman di cinesi e russi che compreranno copie in plastica dei giganti, made in China ovviamente, ma almeno lasceranno soldi alla nostra asfittica economia.
Saludi e trigu a tottus!!






Modificato da - robur.q in data 04/05/2013 07:13:46

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DedaloNur
Salottino
Utente Master



Inserito il - 04/05/2013 : 10:14:10  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di DedaloNur Invia a DedaloNur un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
robur.q ha scritto: Una delle chiavi per utilizzare i nostri beni culturali è senz'altro la modifica dello statuto sardo con l'assegnazione della competenza primaria in campo dei beni culturali e istruzione alla Regione. Con quest'ultimo punto forse decideremo anche cosa fare finalmente della lingua sarda, delle sue varianti, e delle altre lingue tradizionalmente parlate in Sardegna.


Su questo mi trovi d'accordo, a patto di non replicare su scala regionale il modello della soprintendenza che deve essere superato. si cerchino all'estero le forme di organizzazione più efficienti: che siano realmente votate non solo allo studio scientifico ma pure alla loro valorizzazione economico turistico.

Ormai le soprintendenze devono dotarsi soprattutto di questi strumenti, altrimenti, si continuerà a scavare, poi a non pubblicare e quindi seppellire nuovamente i siti: questo è lo spreco immane in termini di sfruttamento economico oltre che in termini di conoscenza.

Non so se sei al corrente della rampogna di quel famoso archeologo inglese contro la scellerata scelta della soprintendenza sarda di ricoprire la ormai tristemente famosa tomba delle spirali con un sarcofago di calcestruzzo, manco fosse Cernobyl.

l'archeologo inglese per sua mentalità e cultura, è portato già di per se a proporre ed individuare un modo col quale il sito possa essere valorizzato culturalmente e turisticamente, e tramite questo possa essere preservato e conosciuto meglio.


Bisogna avertire Cappellacci, spiegargli cosa è un nuraghe ecc.., diamoci da fare. Creiamo un opinione pubblica sensibile, io dove posso, lo scrivo.
Quanto ai Giganti, sento che il messaggio non passa, ma ci riprovo: la civiltà protostorica sarda è semisconosciuta al mondo e sempre lo sarà, perchè siamo un piccolo popolo, con poche risorse, non possiamo competere con Pompei, Atene, Roma.


Chi vuol competere con Roma, atene, è chi intende valorizzare l'ambito fenicio-punico-romano a scapito del Nuragico. Chi propone i golfi dei fenici proprio là dove v'era uno dei massimi centri della civiltà nuragica. Chi fa dire alle guide turistiche che a Tharros non v'era l'ombra dei nuragici, e addirittura, non fa raccontare delle statue di monte Prama. Fatti un giro da quelle parti... oltre alle ragioni da te enumerate, il Nuragico non è valorizzato perchè la spiegazione storica con la quale viene presentato, è quello di un processo cloniale volto all'avvento dei Fenicio punici e dei romani.

c'è chi vede nelle più belle espressioni architettoniche ed artistiche dei nuragici la mano del colonizzatore. A parte il falso storico archeologico in queste teorie: così stando le cose la "valorizzazione del bene culturale" procederà dal racconntare le storie degli altri,
dei phoinikes, facendoci perdere quella specificità che è l'unica via proprio per non concorrere direttamente con i grandi siti da te nominati.

che concentri i pezzi migliori in maniera che il messaggio del grande livello della civiltà nuragica passi in maniera semplice alle persone che non sono malate di Sardità come noi e che conoscono quest'isola solo per il mare. E dove se non a Barumini, patrimonio dell'Umanità!!!
Tanto più che a Cabras finirebbero in un museino: è inutile che mi si dica che non bisogna strapparle dal contesto, perchè il contesto ancora non lo si è trovato!!!


malate di sardità come te io non combatto per la sardità (roba troppo astratta ed ineffabile per i miei gusti..) ma per la Sardegna.

A priori non avrei neppure troppo in contrario. Chi per le sue battaglie ha bisogno di motivarsi in base ad una identità lo faccia; purchè viva e lasci vivere colui che su quell'identità ineffabile non è in sintonia.

Ma purtroppo questo atteggiamento è raro. chi è malato delle varie sardità, tende a volerle imporre sull'altro.

Quindi all'ombra dei vari elaborati identitari, nascono le guerricciole ideologiche. ed allora: sei un nazionalista? E ti dicono che del nuragico vuoi valorizzare i guerrieri per immaginarti padrone del mediterraneo. Ma a dirlo è quell'intellighezia di sinistra che immagina un altra identità, quella di un nuragico bucolico, esente da conflitti interni od esterni, soprattutto apertissimo al migrante e al colono di turno in ossequio all'ideologia contemporanea e moderna del politically correct, della fratellanza universale tra le genti, del sacro principio tolleranza e dell'anti razzismo militante di cui i nuragici furono praticanti anti litteram, e via discorrendo.

Non è questione l'essere in disaccordo con tali principi. ma purtroppo è tutta roba moderna, con cui il nuragico non c'entra nulla: è cosa nostra proiettata al passato per legittimare il presente.

Il danno è che se non ti schieri ne con gli uni ne con gli altri, se vuoi soltanto far tuo, con realismo ed indipendenza di giudizio, quel buono, o meglio quel tanto che c'è di realistico, in entrambe le visioni identitarie, ti criticano e ti scacciano da tute le parti. io dunque le vorrei che entrambe fossero eliminate. magari si "ammazzassero" gli contro gli altri.

per valorizzare la specificità nuragica, dovremmo essere capaci di liberarci di tutto questo ciarpame, non di appoggiarci di volta in volta all'uno e all'altro, e di dare a chi vuol conoscere il Nuragico il nuragico realistico, effettuale, privo di enfasi, quello in cui sono presenti i guerrieri, i naviganti, i vari culti ma che allo stesso tempo intesseva relazioni d'oltremare

Siamo un piccolo popolo, ma se mai riusciremo a liberarci delle fratricide sardità, saremo ancora più piccoli, Robur.

Monte prama come dice Isman è un condensato, anche di queste tematiche...di questi malanni. Se questo patrimonio non è stato valorizzato lo si deve a questa situazione.
Guerra identitaria. Tra chi magari avrebbe voluto valorizzare le statue valorizando il nuragico, e di chi all'opposto, per trent'anni gestendo i fondi della soprintendenza ha ptreferito destinarli, all'ambito fenicio per scordarsi di Prama...

Dunque la tua proposta è irricevibile, Robur. perchè non è affatto come dici: il contesto lo conosciamo, è la necropoli ed è il nuraghe cann'e vadosu. bisogna finalmente scavarci e studiare. Lasciando che le statue valorizzino quei luoghi e che a loro volta quei luoghi valorizzino quelle statue. non c'è altra via. Finora le statue non sono state valorizzate proprio perché sradicate dal loro territorio mai studiato.







Modificato da - DedaloNur in data 04/05/2013 10:21:36

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Freddie Mercury - In My Defence
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"La parola è un'ala del silenzio"Neruda.

“Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!” Dante Alighieri

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DedaloNur
Salottino
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Inserito il - 04/05/2013 : 10:25:50  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di DedaloNur Invia a DedaloNur un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
perdona il pistolotto.

bastava scrivere che le fratricide sardità, mi hanno rotto gli zebedei. bastava non provocarmi







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