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maurizio feo
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 31/05/2011 : 17:19:36
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| casapuddu ha scritto:
D'accordissimo con Turritano.
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Sono d'accordo anche io. Tant'è che ho ammesso di "averla preso davvero alla lontana".
E' solo, in fondo, una questione di dove mettere i paletti che fungano da parametri limite di discussione. Come ho detto anche io, nel parlare di "origini" si può sempre risalire anche fino agli ipotetici primi progenitori.
Se invece si preferisce limitare la discussione e parlare "solamente" del Neosardo romanzo e quindi limitarsi a quello, benissimo, nessun problema: è solamente un fatto di scelte.
Chiarisco brevemente (o spero di farlo, almeno!) il punto per sfumatura di significato e per zone differenti dell'isola, di un vocabolo Neosardo, che viene da lontano... Prendiamo ad esempio la parola Asino.
- "Ainu" sembra essere la più antica, forse di derivazione orientale, essendoci vocaboli anatolici simili. Esistono però altri vocaboli, che si possono fare riferire a momenti differenti della stratificazione linguistica che ha prodotto il neosardo, e che sono da rapportare a differenti momenti storici: - alcuni termini vezzeggiativi e diminutivi si riferiscono all'animale piccolo e affezionato: come "Burriccu", d'origine spagnola (quindi discretamente recente e anch'essa romanza), oppure "Bestiolu" o "Bastiolu" (quest'ultimo termine incrociato con la parola "basto", con il quale si caricava l'asinello). "Poleddu" è un altro diminutivo affettivo. - "Molente" è riferito al fatto che spesso l'asinello si sfruttava per l'uso della macina (dal verbo latino "moleo") e deriva certamente dallo strato latino. - Rarissimo, ma esistente in minime aree dell'isola è "Asinu" (probabilmente lo stesso vocabolo Ainu che è rimbalzato di ritorno dopo essersi trasformato nel Latino Asinus, perché il latino non sopportava troppe vocali lasciate da sole senza consonanti). - Stando al prof Pittau, sembrerebbe che i rari ma esistenti "Bistrancu" e Bistrazzu", usati prevalentemente in espressioni dichiarative della grande stanchezza del soggetto che le usa, sarebbero vocaboli con desinenze etrusche e quindi sarebbero anch'essi piuttosto antichi (seppure, non credo tanto antichi quanto ainu) e molto interessanti.
Quindi, si può decidere di parlare solo del Neosardo, ma inevitabilmente alcuni vocaboli ci porteranno in giro, nel tempo e nello spazio, anche molto lontani. Si può certamente evitare di farlo, naturalmente. Comunque, mi sono introdotto nel discorso solamente perché qualcuno mi ha nominato, oltre che per dichiarare il mio assoluto ed indiviso grande interesse. E credo che mi limiterò a leggere soltanto, per il futuro...
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Modificato da - maurizio feo in data 31/05/2011 17:22:59 |
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maurizio feo
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 01/06/2011 : 10:48:45
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Oltre ad essere cambiata la lingua sarda, nel tempo sono molto cambiati anche gli atteggiamenti verso di essa. Nel 1901 un’operaia della Manifattura Tabacchi viene sospesa per aver pronunciato una frase in campidanese; un secolo più tardi, alcuni giorni fa, nel tribunale di Oristano un teste ha reclamato il diritto di poter rendere la propria testimonianza in sardo (L’Unione Sarda del 21.05.2011). Il Presidente della Corte ha ritenuto lecito il fatto, convocando un interprete.
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casapuddu
Nuovo Utente
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Inserito il - 07/06/2011 : 11:09:00
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| maurizio feo ha scritto:
Oltre ad essere cambiata la lingua sarda, nel tempo sono molto cambiati anche gli atteggiamenti verso di essa. alcuni giorni fa, nel tribunale di Oristano un teste ha reclamato il diritto di poter rendere la propria testimonianza in sardo (L’Unione Sarda del 21.05.2011). Il Presidente della Corte ha ritenuto lecito il fatto, convocando un interprete.
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Questa notizia è bellissima ! Mi ha ricordato - goliardicamente - il "placito capuano" («Sao ko kelle terre..»)
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