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Nota Bene: Is Arutas - La spiaggia si trova nella penisola del Sinis e presenta una sabbia molto particolare, composta da granellini di quarzo con sfumature di colori tra il verde, il rosa ed il bianco. Il mare su cui si affaccia è trasparente, assume colori tra il verde intenso e l'azzurro e presenta un fondale piuttosto profondo fin dalla riva.



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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
DedaloNur Inserito il - 02/12/2012 : 20:24:36
http://www.uniss.it/php/proiettoreT...heca9479.xml

"Giganti di pietra", presentazione del libro sulle statue di Mont'e Prama all'Università di Sassari
Mercoledì 5 dicembre alle 18.00 in aula magna




SASSARI. Sarà presentato mercoledì 5 dicembre alle 18.00 nell'aula magna dell'Università di Sassari il volume "Giganti di pietra - L'Heroon che cambia la storia della Sardegna e del Mediterraneo", a cura di Alessandro Bedini, Carlo Tronchetti, Giovanni Ugas e Raimondo Zucca (Fabula editore, Cagliari 2012). L'evento sarà introdotto dal Rettore dell'Università di Sassari professor Attilio Mastino e vedrà la partecipazione di Marco Edoardo Minoja, Soprintendente per i Beni archeologici delle province di Sassari e Nuoro.

Il libro sulle statue di Mont'e Prama, scritto dagli autori dello scavo, fornisce per la prima volta un quadro complessivo e filologicamente rigoroso, basato sui risultati acquisiti sul campo e sui confronti e dibattiti sviluppatisi tra gli autori stessi durante la stesura del volume. Gli autori hanno fatto emergere una datazione attendibile dell'Heroon, collocata negli ultimi decenni dell'VIII secolo a.C. Nel volume inoltre è pubblicata la pianta completa dello scavo, ad oggi inedita, ottenuta dall'unione delle piante degli scavi Bedini e Tronchetti; un'operazione che ha consentito agli archeologi di approfondire l'analisi dei dati e raggiungere maggiori certezze.

I guerrieri di pietra sono stati scoperti casualmente nel 1974 nella zona del Sinis, a Cabras; oggetto di varie campagne di scavo entrate nel vivo nel '79, i frammenti delle statue sono stati conservati nei magazzini del museo archeologico di Cagliari, fino al restauro che si è concluso l'anno scorso. I giganti si trovano ora a Sassari nel Centro di restauro di Li Punti, in attesa di trovare un'altra collocazione.

Alla presentazione del volume interverranno Alberto Moravetti, Alessandro Bedini e Carlo Tronchetti.




http://www.fabulaeditore.com/archeo...-pietra.html

L’Heroon di Monte Prama rappresenta la novità archeologica più interessante degli ultimi decenni nelle vicende della Sardegna e del Mediterraneo occidentale nei primi secoli del I millennio a.C. Infatti non si conosceva, fino ad oggi, nell’area compresa tra la Grecia e l’Atlantico, un complesso così imponente e organicamente pensato; i manufatti del periodo che conosciamo ad oggi sono o contemporanei in Grecia, o posteriori in Italia, e non sono aggregati in strutture così monumentali. Dal momento della scoperta, nei primi anni ’70 del secolo scorso, sono state formulate ipotesi diverse sulla forma e sul significato del monumento.

Questo libro, scritto dagli archeologi autori dello scavo, fornisce per la prima volta un quadro complessivo e filologicamente rigoroso, basato sui risultati acquisiti sul campo e sui confronti e dibattiti sviluppatisi tra gli autori stessi durante la stesura del volume. Il restauro condotto dal Laboratorio di Li Punti della Soprintendenza di Sassari, da poco completato con estrema cura, ha consentito un più approfondito studio e comprensione delle sculture.

Gli autori, basandosi sulla loro esperienza di scavo, hanno proposto per la prima volta due dati importanti: una datazione attendibile dell’Heroon, collocata negli ultimi decenni dell’VIII secolo a.C. e una sua ricostruzione, rappresentata nel libro in modo virtuale con un disegno. È pubblicata inoltre la pianta completa dello scavo, ad oggi inedita, ottenuta con l’unione delle piante dello scavo Bedini e dello scavo Tronchetti; un’operazione che ha consentito agli archeologi di approfondire l’analisi dei dati e raggiungere maggiori certezze.

Allo stato attuale degli scavi, che dovranno essere completati, l’Heroon misura circa 50 metri, con le statue collocate sulle lastre tombali, e con numerosi betili e modelli di nuraghe a fianco e dietro. Questo complesso rappresenta la monumentalizzazione, avvenuta nell’ultima fase di utilizzo, di un sepolcreto il cui inizio risale al IX secolo. Un così imponente complesso pone il problema del suo significato, della società che è stata in grado di produrlo e dei suoi contatti politici e culturali con i popoli del Mediterraneo.

Il saggio di Raimondo Zucca analizza la situazione della penisola del Sinis, mettendo in luce la straordinaria densità di nuraghi e villaggi, una consistente continuità pur nei processi di trasformazione tra secondo e primo millennio a.C., il popolamento e i molteplici contatti favoriti dall’area portuale di Tharros fin dall’età protostorica. Ciò consente di affermare che vi erano le condizioni materiali e le conoscenze per la costruzione di un monumento di questa importanza.

Carlo Tronchetti analizza la società dell’età del Ferro, e individua nell’emergere di “aristocrazie” il contesto nel quale l’Heroon è stato costruito. La società aristocratica viveva in case a corte centrale dotate di più ambienti, in villaggi che venivano trasformandosi in centri protourbani, e avevano raggiunto condizioni economiche di relativa ricchezza. La costruzione del santuario si deve a un gruppo familiare allargato, emergente nella società aristocratica, che disponeva delle risorse umane e materiali necessarie. I tipi rappresentati nelle sculture (arcieri, guerrieri, pugilatori, attorniati dai modelli di nuraghe e dai betili) mostrano i valori politici e religiosi elaborati da una famiglia che si descriveva come un’élite. Il complesso era volto a celebrare gli antenati, protettori del gruppo, un elemento essenziale per definire l’appartenenza aristocratica.

Giovanni Ugas analizza la stagione delle aristocrazie, con particolare attenzione alla società, alle relazioni con gli altri popoli del Mediterraneo e alla cultura materiale.

Partendo dall’analisi stilistica Alessandro Bedini individua in modelli orientali l’origine di un flusso culturale che venendo dal Vicino Oriente si diffonde in Grecia, nell’Italia peninsulare fino alla Sardegna e, di qui, arriva nell’Europa che si affaccia sul Mediterraneo. Senza trascurare, tuttavia, la forte impronta locale che ha reinterpretato i modelli. Le campagne di scavo sono documentate da Bedini e Tronchetti con la cronaca dell’attività del gruppo che ha condotto gli scavi, le relazioni di scavo, l’analisi dei materiali e una ricca documentazione iconografica, comprendente fotografie, piante e disegni.

L’iconografia del volume comprende le foto di tutte le sculture ricostruite nel Laboratorio di Li Punti e di molti significativi particolari, e inoltre una ricostruzione virtuale dei tre tipi di personaggi, disegnata espressamente per Fabula editore, come la ricostruzione dell’Heroon, secondo le indicazioni degli autori del volume.

Allo stato attuale della documentazione molti problemi sul valore e sul significato storico di Monte Prama rimangono aperti; gli autori hanno presentano le proprie ipotesi che, in particolare sulla cronologia della costruzione e della distruzione dell’Heroon, presentano soluzione diverse. Bedini e Tronchetti concordano sostanzialmente sulla cronologia di costruzione dell’Heroon, in base ai loro dati di scavo, mentre per la data di distruzione evidenziano la mancanza di dati che permettano di proporre un’ipotesi certa. Ugas, al contrario, dissentendo dagli autori degli scavi, retrodata la cronologia della costruzione dell’Heroon e indica una data precisa per la sua distruzione, non oltre un paio di decenni dopo la costruzione, basandosi su una problematica lettura dei dati di scavo, qui editi.

Questo volume rappresenta una base di partenza. Gli scavi ulteriori, che ci si augura siano intrapresi a breve, e la discussione della comunità scientifica potranno gettare nuova luce su Monte Prama e, di riflesso, sulla storia della Sardegna protostorica e su quella del Mediterraneo occidentale.
15   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
DedaloNur Inserito il - 21/12/2012 : 09:17:01
Forrighesos ha scritto:
Perchè se in una immaginaria pubblicazione, io dovessi citare un aspetto architettonico o stratigrafico di un sito, questo deve fare riferimento ai dati riportati da colui che " ne detiene i taciti diritti", ma non essendoci nessuna pubblicazine ciò non si può fare.

Se fosse che chi scava e detiene i "taciti diritti", pubblicasse subito, non vedrei nulla di male nell'aspettare, chi ha diretto gli scavi. Anzi lo considererei cosa opportuna.

Ma poichè per alcuni siti le attese superano addirittura le "generazioni", e poichè alcuni tra questi siti sono cruciali (Il santa Cristina p.e. è la Basilica di S, Pietro nuragica, e non abbiamo dati pubblici!) è bene che chi vuole, come dici tu, faccia da solo.

anche se poi, sappiamo, che l'autore degli scavi, addirittura nega, proprio con fare proprietario, l'accesso ai suoi appunti ai suoi studi! non solo non pubblica, ma impedisce ad altri di studiare..

In altri paesi o si pubblica o non si scava più.

In altri paesi europei l'arheologia non necessità "di tempo per sviluppare pubblicazioni, non è una disciplina rapida".. come qualcuno qui ha tentato di convincere, senza riuscirci.
Forrighesos Inserito il - 20/12/2012 : 09:45:39
DedaloNur ha scritto:

Forrighesos ha scritto:

Ho seguito con attenzione , questa interessantissima chiaccherata, i " Giganti " sono rimasti a dormire, per colpa di professionisti che avrebbero dovuto fare il loro dovere, per 30 anni; ma cosa ne dite della necropoli di Montessu (Villaperuccio), scavata all'inizio del 1971 dal Prof. Atzeni fino al 1990, che dopo 42 anni, dall'inizio degli ,non ha avuto il privilegio, per ora, di una sua esaustiva PUBBLICAZIONE degli archeologi.
In conclusione .......... non meritano tanti litigi, abbiamo già i nostri problemi personali, discutere animatamente su dei problemi creati da dipendenti dello stato che sono stati assunti per fare quello che "non fanno"......è troppo.......
Tanti auguri di Felice Natale e sereno anno nuovo



P.s.
io parlando con gli archeologi (almeno quelli che ho conosciuto io...abbastanza giovani) scopro che infine la pensano su per giu alla stessa maniera: il monumento non è di proprietà di chi lo scava. quindi chi scava è tenuto a restituire alla comunità la Storia che il monumento conteneva.



Gli archeologi che conosco, al contrario, sono avanti con l'età e direi con un " Cursus Honorum " di tutto rispetto e mi confermano quello che dici tu, un tacito accordo lascia all'archeologo che ha effettuato lo scavo "carta bianca" per la relativa pubblicazione e divulgazione degli studi, riguardante il sito.
Perchè se in una immaginaria pubblicazione, io dovessi citare un aspetto architettonico o stratigrafico di un sito, questo deve fare riferimento ai dati riportati da colui che " ne detiene i taciti diritti", ma non essendoci nessuna pubblicazine ciò non si può fare.
Qualcuno stà decidendo di fregarsene e presentare degli studi autonomi, visionando reperti e dati dei relativi scavi ( documenti che possono essere visionati da tutti).
Così, prima o poi questo monopolio finirà.......speriamo
DedaloNur Inserito il - 20/12/2012 : 00:18:47
Forrighesos ha scritto:

Ho seguito con attenzione , questa interessantissima chiaccherata, i " Giganti " sono rimasti a dormire, per colpa di professionisti che avrebbero dovuto fare il loro dovere, per 30 anni; ma cosa ne dite della necropoli di Montessu (Villaperuccio), scavata all'inizio del 1971 dal Prof. Atzeni fino al 1990, che dopo 42 anni, dall'inizio degli ,non ha avuto il privilegio, per ora, di una sua esaustiva PUBBLICAZIONE degli archeologi.
In conclusione .......... non meritano tanti litigi, abbiamo già i nostri problemi personali, discutere animatamente su dei problemi creati da dipendenti dello stato che sono stati assunti per fare quello che "non fanno"......è troppo.......
Tanti auguri di Felice Natale e sereno anno nuovo

Eh, e che vuoi che ne dica! Questo caso non lo conoscevo. Ma è simile ad altri e nella sostanza è identico a quello dei Giganti.

io in questo forum, mi trovai a difendere Atzeni quando gli fu mossa l'accusa d'aver deturpato il santa Cristina.
Mi pareva che non si portassero prove e che l'accusa, per così dire, si risolvesse in qualcosa di inammissibile. sono rimasto di questa opinione.

ma 30 anni di pubblicazioni mancate del Santa Cristina costituiscono la prova in sè del mancato adempimento del dovere: chi non pubblica per 30 anni non può certo lamentarsi se poi qualcuno critica. La mancanza di prove ed il danno culturale sono lì, alla portata di ricerca bibliografica cosicchè la critica non può esser controattaccata come se fosse una calunnia.

Però scusami, ha senso parlarne. Nardi ha registrato che fu il movimento di opinione espresso - anche - dal WEB a ridestare il mondo archeologico dal torpore sui Giganti.

Ci sarebbe speranza anche su Montessu, se interessasse a più persone.
Se allarghiamo la prospettiva dall'archeologia alla politica del resto il problema è lo stesso: è la mancanza di sorveglianza dei cittadini sulla politica a generare certi "incovenienti" .

purtroppo non possiamo fare a meno di litigare su chi gestisce il bene pubblico. siam condannati...

P.s.
io parlando con gli archeologi (almeno quelli che ho conosciuto io...abbastanza giovani) scopro che infine la pensano su per giu alla stessa maniera: il monumento non è di proprietà di chi lo scava. quindi chi scava è tenuto a restituire alla comunità la Storia che il monumento conteneva.
Forrighesos Inserito il - 19/12/2012 : 23:48:00
Ho seguito con attenzione , questa interessantissima chiaccherata, i " Giganti " sono rimasti a dormire, per colpa di professionisti che avrebbero dovuto fare il loro dovere, per 30 anni; ma cosa ne dite della necropoli di Montessu (Villaperuccio), scavata all'inizio del 1971 dal Prof. Atzeni fino al 1990, che dopo 42 anni, dall'inizio degli ,non ha avuto il privilegio, per ora, di una sua esaustiva PUBBLICAZIONE degli archeologi.
In conclusione .......... non meritano tanti litigi, abbiamo già i nostri problemi personali, discutere animatamente su dei problemi creati da dipendenti dello stato che sono stati assunti per fare quello che "non fanno"......è troppo.......
Tanti auguri di Felice Natale e sereno anno nuovo
DedaloNur Inserito il - 19/12/2012 : 22:15:26
Weiz Sacker ha scritto:

Ma in fondo non si chiede molto, si chiede soltanto di non essere presi in giro, dunque si chiede il minimo, semplicemente si vorrebbe sentire, da parte degli archeologi, una frase del tipo: “la portata della scoperta fu colpevolmente sottovalutata”.

Ci sono testimonianze che raccontano di come, in quegli anni, ci caricavano i rimorchi dei trattori con la roba di Monti Prama.

Per di più, quello che si trovò nel '79 fu tenuto nel buio dei magazzini in attesa... in attesa... in attesa di nulla (!),

A parte che... come la cambia? A me pare di aver sentito le solite datazioni che reggono la altrettanto solita solfa sui Fenici..

eh...un commento su questo commento ...mi spiace...ma devo farlo perchè:

a) quel minimo, è il necessario, anche se non il sufficiente, affinchè certi errori non ripetano. ed io ho come la "sensazione" per usare un eufemismo, che simili errori siano in corso, tuttora.

b) le carrettate di frammenti di statue, poi magari gettate nello stagno di Monte Prama per timore, e nell'attesa che le soprintendnza prendesser la situazione in pugno, forse non sono neppure il danno maggiore. Certo è solo una pena pensare quante più statue o parti di esse potremmo avere, ma che dire del fatto che ad essere andati persi, potrebbero essere manufatti che ancor di più spiegavano il modus vivendi e l'ideologia di quella aristocrazia nuragica?

tra tombaroli e sconquassi, potrebbero essere andati persi gli indicatori storici. questo è grave! e la lettura del sito potrebbe essere compromessa e falsata per sempre. spero sia solo un immagine frutto del mio pessimismo cosmico.

ma il punto è che, soprattutto quel sito, non andava esposto a questo pericolo: a costo di sacrificar risorse per altri siti


C) per questo mi arrabbio quando sento dire che i 30 anni di seminterrati sono storielle.

per chi, purtroppo, fa spallucce dinanzi ad un danno culturale (che io giudico enorme), ricordo per l'ennesima volta che la conoscenza e le rilfessioni sui Bronzi di Riace, sono progredite man mano che il restaturo dei Bronzi andava avanti.uno stimola l'altro. D'altronde sta accadendo così anche per Monte prama. in Calabria non hanno neppure una nacropoli da scavare, non hanno neppure un contesto da indagare, eppure sui bronzi sanno già molto di più di quel che noi sappiamo sui giganti: 30 anni di lavori danno i loro frutti.

per non parlare, in termini più venali, della valorizzazione e delle opportunità economiche a fini turistici andate tutte perse in questi 30 anni

D) d'accordo anche su questo: le colonie fenice rimangono al loro posto, come se nulla fosse stato. Eppure già nel 1980 c'era qualcuno che sottolineò come statue eroiche e colonia fenicia fossero antitetici.

ma nulla è cambiato. 30 anni persi.


pimobalare Inserito il - 19/12/2012 : 19:08:53
Weiz Sacker ha scritto:

Non si ha voglia? ...è vero, non si ha voglia... di andare a sentire una presentazione in cui si farà finta che 38 anni sono passati perché “l'archeologia ha necessità di tempo per sviluppare pubblicazioni, non è una disciplina rapida...”.
Ma in fondo non si chiede molto, si chiede soltanto di non essere presi in giro, dunque si chiede il minimo, semplicemente si vorrebbe sentire, da parte degli archeologi, una frase del tipo: “la portata della scoperta fu colpevolmente sottovalutata”.
E si... perché, tra le altre cose, quando nel '79 cominciarono gli scavi, non c'era più niente da portar via, erano rimaste le briciole. Ci sono testimonianze che raccontano di come, in quegli anni, ci caricavano i rimorchi dei trattori con la roba di Monti Prama. Per di più, quello che si trovò nel '79 fu tenuto nel buio dei magazzini in attesa... in attesa... in attesa di nulla (!), perché da allora e fino a pochi anni fa nessuno ne parlò più!
Oggi, dopo mezza vita, ci si viene a dire che quella scoperta “CAMBIA la storia della Sardegna e del Mediterraneo”? A parte che... come la cambia? A me pare di aver sentito le solite datazioni che reggono la altrettanto solita solfa sui Fenici... ma soprattutto com'è che nel '74, invece, quella scoperta non cambiava proprio un tubo?
Dunque io rivendico per il cittadino osservatore e pagante le tasse il diritto di “non avere voglia” di stare a sentire chi non compie neanche un minimo atto di assunzione di responsabilità per il troppo tempo che è trascorso invano e, quindi, per le informazioni sul nostro passato che, in quel troppo tempo, si sono perse per sempre.

grazie, hai espresso esaudientemente anche il mio sincero pensiero..e quello di moltissimi altri..
hai detto bene anche su questo punto, purtroppo:
<.. il troppo tempo che è trascorso invano e, quindi, per le informazioni sul nostro passato che, in quel troppo tempo, si sono perse per sempre>
Weiz Sacker Inserito il - 19/12/2012 : 18:48:27
Non si ha voglia? ...è vero, non si ha voglia... di andare a sentire una presentazione in cui si farà finta che 38 anni sono passati perché “l'archeologia ha necessità di tempo per sviluppare pubblicazioni, non è una disciplina rapida...”.
Ma in fondo non si chiede molto, si chiede soltanto di non essere presi in giro, dunque si chiede il minimo, semplicemente si vorrebbe sentire, da parte degli archeologi, una frase del tipo: “la portata della scoperta fu colpevolmente sottovalutata”.
E si... perché, tra le altre cose, quando nel '79 cominciarono gli scavi, non c'era più niente da portar via, erano rimaste le briciole. Ci sono testimonianze che raccontano di come, in quegli anni, ci caricavano i rimorchi dei trattori con la roba di Monti Prama. Per di più, quello che si trovò nel '79 fu tenuto nel buio dei magazzini in attesa... in attesa... in attesa di nulla (!), perché da allora e fino a pochi anni fa nessuno ne parlò più!
Oggi, dopo mezza vita, ci si viene a dire che quella scoperta “CAMBIA la storia della Sardegna e del Mediterraneo”? A parte che... come la cambia? A me pare di aver sentito le solite datazioni che reggono la altrettanto solita solfa sui Fenici... ma soprattutto com'è che nel '74, invece, quella scoperta non cambiava proprio un tubo?
Dunque io rivendico per il cittadino osservatore e pagante le tasse il diritto di “non avere voglia” di stare a sentire chi non compie neanche un minimo atto di assunzione di responsabilità per il troppo tempo che è trascorso invano e, quindi, per le informazioni sul nostro passato che, in quel troppo tempo, si sono perse per sempre.
.machiavelli. Inserito il - 19/12/2012 : 13:03:01
Passa la voglia Domenico...passa la voglia.
Paradisola Inserito il - 18/12/2012 : 10:24:05
Discussione aperta.
Paradisola Inserito il - 16/12/2012 : 20:07:13
La discussione è sospesa.

Quando gli utenti DedaloNur e .machiavelli. mi confermeranno in privato di voler proseguire usando toni più sereni la discussione verrà riaperta.

Saluti, Domenico
.machiavelli. Inserito il - 16/12/2012 : 12:02:52
Ti ho risposto due volte, non annoierò i lettori ripetendo per la terza volta le stesse righe, non lo meritano perché sono pazienti ma non stupidi.
DedaloNur Inserito il - 16/12/2012 : 11:48:32
Sono tanti gli archeologi sardi Dedalo, non puoi fare di tutta l'erba un fascio.

Non immagini nemmeno quanto sono d'accordo: anche per questo bisognerebbe individuare le precise responsabilità di 30 anni di nulla.

così magari si eviterà che pure altre statue, pure loro scoperte negli anni 80 ,continuino a giacere nei musei come accadde ai Giganti: non abbiamo veramente imparato nulla.

e c'è chi mi dice che son storielle...ma va là...; son"storielle" che continuano.


cmq come difensore di ufficio ti consiglio di cambiare linea, perchè questa tua difesa, se possibile, mette ancora più a nudo la cattiva gestione del caso.

ora, sei avrai la bontà di rispondere alle domande che stai.......... evitando in tutti i modi, continuerò a discurtere:

vorrei che, una volta per tutte, come dice Adelasia, qualcuno mi spiegasse perchè a Reggio hanno pensato di poter restaurare a Firenze, mentre in Sardegna questo pare che non sia neppure balenato per la mente. Come hanno fatto a Reggio a procurarsi i soldi per il restauro a Firenze? Possibile che in Sardegna nessuno fosse altrettanto capace e che la classe politica calabrese fosse così più illuminata di quella sarda dall'elargire i fondi per i bronzi di riace?


altrimenti con te, è stato tempo perso come sempre.

buona domenica



.machiavelli. Inserito il - 15/12/2012 : 22:04:20
Sono tanti gli archeologi sardi Dedalo, non puoi fare di tutta l'erba un fascio.
DedaloNur Inserito il - 15/12/2012 : 17:59:30
no andrebbero rivolte agli archeologi sardi.

lo sai benissimo.

non vuoi semplicemente rispondere.


.machiavelli. Inserito il - 15/12/2012 : 09:09:54
Quelle sono richieste Dedalo che dovresti rivolgere agli amministratori pubblici, non a me. Tra l'altro non ho detto che la strumentalizzazione è avvenuta da parte di qualche partito. L'hai affermato tu e me lo hai messo in bocca. Ciò è sleale e dimostra che non sei sereno.

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