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Nota Bene: Capoterra Durante il periodo dell’Impero Romano, il territorio di Capoterra, vive momenti di grande splendore e di importanza strategico- militare e commerciale. Lo dimostrano tracce di antiche ville romane, di fabbriche di vetro e terra cotta, che sicuramente primi sfruttamenti delle miniere sulle montagne. Dopo la caduta dell’Impero Romano e le prime invasioni barbariche, soprattutto ad opera dei Vandali la zona di Capoterra, come tutta la costa sarda, si spopola e il territorio di Capoterra perde l’antica importanza.



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Faccine
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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
oltre i limiti Inserito il - 22/03/2009 : 18:37:50
[ora]
fiori offerti, idratazione forzata
un tavolo di ristorante

pelle n-era in piedi
a domandare
ingrata

a cercare testimonianza, a datare i fatti come sequenze preordinate
pronti a svelare la creazione
mi soffermai , stati prefigurati in minerale raro, ordito
in telai monchi
azionati da energie prodotte dal canto delle vergini stolte,
lo sposo arrivò,
[da contratto]
in ritardo
offrì le vergini ai ricchi proprietari di terre
intenti a partorire come vacche alimentate con olio di cotone

[qui]rappresentazione

monotona , estroflessa, quotata in borsa
mammelle gonfie
mobilitarono i banchieri anche se scoperti con le mani nel sacco
unici a conservare nel sale il silenzio,
non accusarono i mandanti
per non mostrarsi secondi
non chiamatele ronde
nel loro tempo libero permutano il frequentare i centri commerciali
con intenzioni orlate di tempo azzimo
non chiamatele ronde
è la loro unica occupazione
paura alla paura
e vacuo in nitrito compulsivo proiettato in beni ingurgitati
beni che puzzano dalla testa
come amici della terza via
non chiamatele ronde
potreste essere voi


[...ho trattenuto il fiato mentre scrivevo –voi- per non cadere, sordo, in un NOI , comunitario, misto di –voi valete- e poi vestito nel giorno della cresima, trovarmi soldato pronto-campione a mettermi dalla parte dei buoni …come giusto fra i giusti, unico fra gli unici , garanzia come garanzia dei GIUSTI, lontano dal fulcro.

Ho trattenuto il fiato per non essere travolto dalla necessità e in quel momento ho sentito una voce che faceva l’appello …vorrei dimenticare il mio nome o esporlo al sole per ricavarne pietre; ahimè, la mia voce si rifiuta di dichiarar[me] ebreo, malato di mente e insieme omosessuale e poi armeno, e zingaro, rumeno; la mia voce è barcone, canto e anche preghiera, la mia voce è nessuno, extracomunitario e morto in un cantiere, precipitato da tre metri a mezzogiorno, inutilmente, idratato e poi risorto,
la mia voce è il torto
posizionato in attimo di retroguardia scandito con labbra albine.

offro a qualsiasi ragione tutte le parti di me che mi rendono indistinto ma non chiedetemi l’ arbitrio sarà consumato per il troppo uso
permettetemi di
canzonar-mi-vi-ti….e...voto per ...voi!]



1
cercai un fratello e poi un padre li misi insieme
per garantirmi l’immortalità
trovai un fratello, giudizio precipitoso
preso, come un osso
l’osso più lungo, dimensione massima del mio ossario
trovai un padre, morto senza la sua terra
e costretto a ritornare muto da suo padre
giovanni
tracciò una linea che congiungeva se al patriarca
io e mio padre ne rimanemmo esclusi
l’uno di fronte all’altro ci trovammo a domandare terra d’esilio
terra straniera
prossima

2
si unirono per chiedere voti
contarono le pecore
semplicemente pecore utili a ammansire i pascoli mentre loro stupirono con le loro gesta
ci fu chi chiamò l’uno salvatore e chi condottiero
chi invece semplicemente duce, padre disinteressato o orlo di un mantello sottratto ai viandanti in un momento di euforia
l’altro fu apostrofato oppositore,
e interrogato come convertito in chiese avverse e praticante in riti di conoscenza.
l’uno e l’altro si scambiarono diversi gradi di parentela
padre, fratello, zio …
io non posso considerarmi cugino , senza mostrarmi umile
la terra mi offre solo un suono non confortato da carezze
sepolto nel tempo come voce
marrano nel cancellare le onde
quindi semplicemente me stesso
io vorrei non mostrarmi

3[andrea]
il dubbio ti attraversa non per centrare te
ma per cercare miele e fiori
spezie gentili per accompagnare la non conoscenza
trascuri ciò che sei per trascurare ciò che non vuoi
cerchi un dio come risposta speculare alla tua conversione
sembra amico il significato delle tue parole
poi, nascondi la mano, coperta, per cancellare impronte per
inchiostrare monete appena stampate

4
le mura proteggono la città
e barriere estreme sostengono il peso delle minacce
insieme, tu, catena di sbarramento
non puoi opporti
materia oscura ti attraversa
tu lo sai e ne rendi utile il suo cammino
non cerchi udienze
imperatori, re, senatori, sindaci o semplici assessori
si mostrano solo se tu li mostri, se tu chiami
il loro nome preceduto da titoli e eccellenze
-non avrai altro dio se in ciò che non puoi nominare,
non avrai altro potere se non in ciò che puoi amare-

si unirono per chiedere voti
contarono le pecore
semplicemente pecore utili nell’ammansire i pascoli mentre loro stupirono con le loro gesta


5

ho controllato il territorio
strade piazze in misto lino
giacca gessata e un giaccone smesso
una voce
-venite avanti come amministratori-
venite, comunali pensieri per attardare il mio passaggio in parchi e campi
ma che ci faccio ,
io,
se anche gli alberi mostrano il nord
smarrito
defecare qui, proibito ai cani e a tutti quelli che offesi nel corpo esprimono pregiudizio
ho controllato il territorio
smesso
di fabbriche e pronto per le ville
schiere di scoperte chiome raccolte in sacrifici
tempo rubato ai figli e al
territorio
spoglio e conto di voti, in progressione dividendo gli uni e gli altri
e vincerò
domani vincerò al superenalotto
mi hanno detto
-il territorio e il tuo stomaco, mangia e compone e ricompone cibi dividendo proteine da carboidrati calorie da residui e poi rifiuti
solidi, liquidi, e umidi
il territorio è la luce accesa all’imbrunire e il museo chiuso alla sera
e poi la chiesa aperta solo in orari di ufficio e rigorosamente protetta da un militare-
invece, qui, il territorio è una favola dove ronde munite di avvisatore acustico censiscono buche e intenzioni licenziose e vanità pregresse


territorio è un bisogno inespresso
15   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
exdedalus Inserito il - 14/05/2010 : 11:50:21
ho trovato questo tuo testo in giro , prendila come una mia risposta



xxx

fronte

Scavato in una goccia d’acqua arrivata fuori stagione

é l’ossido di un tempo non conosciuto

o

il rumore di un catenaccio sempre chiuso e rivolto a nord

del silenzio

Potrei perdonare dio per la sua incondizionata azione o per aver voluto sacrificare

il figlio

per propria ambizione

e assoluto,

solo

non ascoltò il dolore di una mad r e p e r o n o r a r l a

lasciò

che l’acqua degli effetti, speciale, scavasse il drappo del tempio indicandolo

solco deicida fino a chiederne

apostasia

e mostrarne un semplice animale sgozzato, marrano e

dissolto in isola

ferma nel suo essere deserta e

mare



nella pioggia lasciata a se stessa

e ai pendii innaturali



è nella voce roca un lampo

ora

vuoto coesione



retro

Agi sotto l’impulso del vento
a cercare sulle sughere il disegno e traccia del creato

Incanta
il seguire la traccia che porta all’isola , concreta e viva
isola lasciata
nei visi a riflettere il campo serbato nelle notti di padri
persi a contare i pugni di terra a ricolmare le fossa
Pone un limite
e pone una sostanza
e io non riuscii a vedere la tomba di mia madre disposta a est e con la gola tesa
ricolma

decise di fermasi
come chi, convinto di avere delle idee deve fermarsi,
non può domandare alla propria mano di farsi colmo









oltre i limiti Inserito il - 10/04/2010 : 13:27:00
…fiutava l’aria umida per scoprire il nord

dall’odore

del vento

…lasciava sempre piccole impronte, solchi simmetrici, a ogni respiro

e ripetute esterno vedere allineato come un precipizio

La parola ammorbidiva l’onda, per placare il mare, e la sua terra sommersa



Ho invidiato all’isola

la terra ferma

ho preteso la sua natura

deserta

ma, ho dimenticato di chiedere a mio padre di non cancellare le orme



exdedalus Inserito il - 23/03/2010 : 14:13:47
Quando si vuole attraversare un ponte, si sceglie la strada più breve per raggiungere la riva opposta, qui si preferisce il guado e si cercano acque basse e si è disposi a trovare, si aspetta. Può essere necessaria una vita intera prima di trovare un guado adatto. Qui il tempo sembra una variabile indipendente.
ex
oltre i limiti Inserito il - 21/03/2010 : 19:58:07
…ho bevuto vino
Ora vedo del vedere i contorni di uno spazio vuoto
circondato da inospitali coste d’approdo
parole
ipostilo in frastagliati segni ripetuti uguali a ogni respiro
coste battute da onde straniere che portano fuori

Scrivi il nome scrivilo usando un liquido che puoi bere
fino a vomitarne,
guardandone in faccia,
le strade battute
… ho bevuto per vedere solo i suoni
secchi e ciechi
significati appesi in gabbie a ogni cardinale ricordo
non vorrei ancora vivere per elemosinare un cigolio di un letto
e l’odore di urina come un figlio rimasto troppo a lungo fuori casa
ho bevuto vino, dimenticando il significato del sapore cadutomi vicino
vomito
oltre i limiti Inserito il - 10/03/2010 : 00:27:07
1

Potrei immaginare l’uso delle parole come il movimento rotatorio di una ruota che nell’agevolare l’andatura non affatica il cavallo: sempre uguale nel passo scandito dai raggi e dalla fermezza del mozzo.
Potrei immaginarle cave, ossa d’uccelli, per consentire il volo privo dei rigori della gravità. E potrei immaginarle opposte, nei doppi significati e nell’atto di appoggiare, in fulcro, la leva fino a farne lanterne, poste in simmetrico andamento, al continuo sbilanciamento del passo. Avanti e dietro, fuori e dentro, ma non nella contrapposizione, opposti, nella ricerca, opposti in salvezze distinte per colori complementari. Avanti e indietro per allontanarne il punto di vista e capirne il contorno non visibile e non, certo, nell’identificare il timbro.

[Mi venne incontro un viandante e gli chiesi delle insidie del camino che aveva percorso. Mi rispose senza rallentare il suo passo, costringendomi a tornare indietro. La sua risposta m’indicò un futuro nel camino percorso. Lo stesso che avevo ripercorso nel sentire, nel pre-dire, il futuro.
Ciò non fu simile al precedente mio passo più di quanto il futuro non fosse certo in ciò che la strada precedeva il racconto , e in oltre l’orizzonte apparve ancora celato dalla stessa miopia.
Mi chiesi, se, nel determinare l’esistenza della via, contrapponendosi nell’indeterminazione a ciò che l’inconscio nasconde, avrei potuto allontanare la paura. Mi chiesi se fosse importante ciò che esterno a me, e ignoto, contra/pone, l’inaccessibile, mostrato racconto conosciuto nell’esperienza altrui, a determinato. Mi chiesi infine, se potesse influire il mio daltonismo dell’in-conoscenza o delle supeaffettazioni sull’esistenza del reale.]


Potrei immaginare le parole come semplici rondelle opposte nel bullone e al dato, che nel fissare e ripristinare il materiale sottratto nella foratura, distribuiscono lo sforzo fino a rendere trascurabile l’assenza di materiale contiguo.
Compresi che é grazie a quel vuoto e a quella assenza di materia, imposta azione volontaria, che la ragione governa non sovrapponendosi , ma semplicemente consentendo nel fuori ciò che del dentro é Naturale. E, quanto più l’allontanarsi incrocia l’indeterminazione, artificiale, del voler comprendere, tanto più l’idea è un terreno dove non esiste il divieto di circolazione.
oltre i limiti Inserito il - 06/02/2010 : 23:08:02
Faiddendi a jhenti angena

li to’ pensamenti, ripittuti comu valgogni toi

so’canti santi

e l’asculti, ventu calmu e rosi di maggiu



ma è tramontana punziuta e so’ parauli di salpi si è to’ frateddu

a dumandanni pricontu

iddu lu de sapi chi magnendi la nappedda non assuita siti *



vorrei sentirti vicino come canto bambino

scaldare la tua mano ruvida come la sughera

e vorrei saper distinguere dalla collina la differenza fra te e un carro di paglia

vorrei

vorrei mio fratello giovane a raccontare l’incanto di una semplice via

e una fonte

acqua fresca

pietra che pelle di bambino

chiede

perché?





*per i non galluresi

[parlando a persone forestiere

i tuoi pensieri , più intimi e nascosti, ripetuti come tuoi

sono canti santi

sono ascoltati, brezza e rose di maggio



ma diventano tramontana gelida e sono parole d’inganno se è un fratello

e chiedertene ragione

eppure lui sa che quando si mangia non è sufficiente la nappedda a contenere la sete]



[la nappedda è un piccolo manufatto ricavato dalla corteccia delle sughere e viene usato nella fontane campestri per bere]

oltre i limiti Inserito il - 12/01/2010 : 18:33:42
isola
è un momentaneo lamento, un orlo
un ritorno alla deriva
l’isola ha nel pensiero le radici e ne cambia i suoni
per mostrarsi deserto
sipario che cerca movimento per staccarsi dal fondo
segna
solchi di pelle
munta dal lavoro e dalla terra per il troppo partorire

vorrei uccidere qualcuno senza provare dolore
vorrei uccidere per suprema estinzione di me stesso
per dare a dio l’inesistenza
innominabile e gravida
.

non si può conoscere
l’isola
non la si può afferrare
ridurla catapulta

errante Inserito il - 24/12/2009 : 08:32:36
“hai visto , gli uccelli, quando si alzano volano, sempre, verso il punto più alto,
ignari delle reti”

Buon Natale, oltre!
oltre i limiti Inserito il - 23/12/2009 : 17:25:29
forza paris


2010
oltre i limiti Inserito il - 23/12/2009 : 17:21:58
Quadri da una esposizione 15
Bozzetto 4 per le porte di Rotterdam

1
faceva solo conversazione…

vedere il tempo scorrere co(n)-me chiacchiere da bar
per dimenticare
“un figlio di puttana mi ha rubato il portafogli, forse è qualcuno che conosco”

…forse per dimenticare che ha un’anima!


2
antiche terre, sono le parole nel cercare approdo
in vulcano
e roccia nuova a ribollire
nel ritornare luoghi e linee a tracciare


i
o
t

u


3
Non riconosco alle parole asilo politico
Sovversive, nel nascondersi dei significati,
sono piccole storie banali
assise in sentenze rifatte
rimate
non meritano attenzione se non, quando, sporche di sangue,sono la morte di mio fratello
e il giorno di natale

apro tutte le bottiglie conservate per i giorni di festa
e crocifiggo le intenzione guidate da buoni propositi o dai sensi di colpa
aver rubato con successo
ruggine millenarie nei pensieri ereditati
e nei modi di dire
ut lacerati e immunizzanti
semplice animale da sgozzare, ancora vivo
animale a sangue caldo
sicuro un colpo
e sangue
a scaldare
sangue
futuro
, non per redenzione , non per eccellenza nei peccati o in blasfeme meditazioni
per pigrizia
viltà
e per i dubbi mai raccolti

a me stesso offro i passi inutili e il talento rinsecchito dalle continue tinture e
creme squisite
parole


4

ho escogitato un modo per nascondermi,
spogliarmi
dell’ incenso dall’odore umano
e pietra pronta a rotolare per ricordare che esiste
rumore

ho escogitato suoni che fanno pensare a odori poveri
odori di cibi da mangiare
e ricordi di angoli, di polvere a arrotondare il tempo
ma non a allineare piccole monete ,che nel cadere chiamano
tintinnio o servitù, fino a non sapere più contare
essere, non può cancellare un pensiero
morto
se, rivoltando, la terra lo fugge nel germogliare
legione
di nuovo
mi stupisce la reale conquista di una necessità, di un pensiero posto in astratti pericoli.
No, non sono sufficienti i colori, le parole a effetto, non sono sufficienti le voci e il sangue di un delitto, simulato, o un dolore rovistato fra i tagli,
i tabernacoli remoti
Eterni

Prenditi l’impero e incoronati
ma lasciami morire lungo una strada secondaria in modo che le mie carni, decomposte,
siano cibo per gli uccelli
“hai visto , gli uccelli, quando si alzano volano, sempre, verso il punto più alto,
ignari delle reti”

Lascia che le mie idee perdendo l’acqua
mostrino polvere così da sparirne presenza
cadendo
tu , giovanni, non hai accusato,
e consumi la mia vita senza ricamare invisibile unzione

5


6
da un giorno di
natale

oltre i limiti Inserito il - 19/12/2009 : 10:51:24
Quadri da una esposizione 14
[bozzetto 3 – le porte di Rotterdam ]





1

e guardi dalla feritoia
Normale
giro di notte
n o r m a l e come dormire in un letto che sogna
davanzale protetto e s b a r re
un letto compagno, elettrochoc
vorrei vivere un giorno libero , senza le note di Beethoven
senza un letto
vorrei vivere con un ricordo di dolore
violento
un giorno da perdere fra braccia e gambe, da portare e coprire vuoti di preghiere
in punto di morte

sono morto di giorno, io
sono morto di notte nessuno
e tu
continui a guardare
la feritoia

2

[si sono mostrati, in questi giorni, come lumache dopo un pioggia estiva
Si sono mostrati armati, corazzati da impropri dolori e
nelle loro navi
si sono mostrati agli approdi
sono malati di mente , sono labili, circoscritti -hanno detto-

o
menti]



3 [ nevica]

Vorrei accompagnarmi in questa notte di neve con un a chitarra
di vento
banale di una rima stinta
meritarsi una carezza e un sorriso in metropolitana
o l’anonimato in un treno scavato dalle sopraffazione dei do maggiore o dei fa diesis
Una notte laureata
oscuro ripetersi di fiocchi caduti
neve invernale sana
cadenza nelle lingue degli spalatori e negli odori
di kebab

Ma tanto suggerisco il prosciutto, quello crudo
quello allevato con cura e a norma
e poi..

poi vorrei accompagnarmi
nel cercare una terra famigliare
terra segnata con il sangue dei riti quotidiani
vorrei accompagnarmi a un tempo che non si rimette e non cambia
come quello di una volta

…e poi
ascolto

oltre i limiti Inserito il - 19/12/2009 : 00:30:16
Quadri da una esposizione 12

Bozzetto 2 per le porte di Rotterdam


1
rovisto
fra le parole rimaste
Parole, ancora, con un po’ di musica
e con un senso tirato per i capelli,
un po’ di pane a rassomigliare le beghe e la lotta di classe.
Parole sbagliate e sporche d’inchiostro,
cerco fra le verdure ancora buone da mangiare,
ma per mancanza di specchio sono munte,
labbra chiuse
che mandano un popolo a costruire le biche in valli vuote di
pioggia
Popolo venduto per poche braccia
e
mio padre ride, ancora
a contare i ceppi della vigna ormai sfatta e ridotta a un acerbo frutto
mio padre ride
mio padre, a tracciare la strada in linea con i ricordi d’infanzia
racconti, soglie o strade da abbeverare
misurate da voci riportate come auguri di pasqua o segno di pace nella domenica delle palme

2
rovisto
rovisto e trovo un pendolo lasciato a ricordo di un pensiero condito con olio di oliva
consumato nei giorni di quarantena
e una rete lega i piano di ogni sussurro,incredule statuine usate testimonianza,
ero lì , a capire ciò che la vita cerca, fra chi non ha
era brutta, quella vita, come l’odore che da giorni mi accompagna
odore lasciato, presenza e parente incredulo
“lasciatelo stare, è malato, non ha parole o talenti, è solo … o forse … “
o forse è andato a cercare una canzone che si possa cantare
accompagnandosi con la sola chitarra e senza fratelli
un gioco interrotto contando le vertebre rotte
e ammansite dal dolore


3
rovisto nella rabbia della notte, aspettando la neve, e immaginando complotti e un futuro costruito
incredulo e massimo pretesto
vorrei esser qui , ancora, fra qualche anno a pronunciare il suo nome e cercarlo fra i dazi, mentre Erasmo conta ogni suo passo per dichiarare infame ogni cerchio lasciato aperto e
pronunciato per centrare il rito
mentre la normale azione non esprime più la normale congiura,
ma la congiura normale nell’esporre il culo
per dire a se stessi
nel bene c’è solo bene
l’altro
è solo diverso, empio e previsto
altro


4 [bozzetto1]

gesto
fuso
per intiepidire il rigido ripiegarsi in automatiche curie
parole elette, popoli,
e calce viva
per restituirne la temperatura, gelida, di un principio
gesto a fondere ogni organo della persona
e farne canne per accompagnare feretri
religioni che hanno perso la via del deserto

[cantano le persone rimaste orfane
e i denti
persi al bigliardo, sono reliquie al mercato del sale,
cantano come rose private da spine in piazze prive di raccolto
cantano come monaci nel loro orare verità
a sostituire pietre nel costruire cerchi di giustezza e di alleanze

non avevo visto i cavalli o i loro cavalieri
pronti a imitare i primi, a confondersi ultimi e profanatori di credo
non avevo visto i cavalli del devastare per costruire città
non avevo apprezzato il cadere dei cavalieri
sconfitte, chiuse nei lacrimatoi
si mostrarono abbagliati , riflettori
vocali ]

[ho dolori forti, il mio ventre dopo il parto morde la mano e l’accompagna
ho dolori forti, e i rumori dei mantici riportano terreno alla soglia di dio
un piccolo sasso
morso fuso
in parole]

abiuro i pensieri

in acido stomaco

oltre i limiti Inserito il - 27/10/2009 : 14:11:45


dopo la morte di mio padre
un solco mostrò la terra pronta per altre mani
mia madre lo seguì, era il suo modo di amarlo
lo amo per i suoi occhi cerulei
che continuavano a chiedere
lo amò con la sua mano ferma e i capelli neri
certa nel sapere certa nel tempo perpetuo di un figlio riconosciuto nella morte
proprio e prima che il morire lo raccontasse vivo
non riuscì a pronunciare per se dolore

dopo la morte di mio padre
desiderai un orizzonte chiamato
solo
per il suo ciclico rappresentarsi
uguale
per il suo chiudersi e aggrumarsi come sangue munto
colostro

dopo la morte di mio padre
urlai...
-alzati-,
pica era l’impulso a mangiare qualsiasi cosa
ma per lui era la gazza
per me un racconto, prima della richiesta del dio inconosciuto
oltre i limiti Inserito il - 21/10/2009 : 20:18:28
ho ripetuto a memoria il vento che porta il colore delle montagne
e ho dipinto il dolce racconto del fruscio di un a lucertola
attardatasi nella stagione invernale
inarca la schiena
per raddoppiare il peso
ho salutato le orme delle cose che ho voluto sapere
ma non dipende da me se la pioggia impone un fragore di foglie morte
è solo il caso a indicare il caso in un periodo appena trascorso
mentre io non sono qui
ci sono stato

oltre i limiti Inserito il - 30/09/2009 : 15:43:44
la memoria in provvisoria quiete

Cadavere esposto
come monito
addita un albero
è li
da sempre
[...]
la memoria
è solo immagine riflessa
un sedere sfiorato e una mano persa
al gioco

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