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Nota Bene: A Orani (Nuoro) si tesseva una singolare stoffa con ordito di lino e canapa e trama di lana nera di pecora, mediante una tecnica ,diversa da quella dell'orbace, che dava una superficie lucida e quasi iridescente. Il tessuto era utilizzato per la gonna nuziale e festiva ed era detto ISCARRAMAGNU , con termine che deriva dal bizantino " scaramanion" riferito a preziosi abiti di corte. La medesima stoffa si ritrova in costumi popolari spagnoli.



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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Ela Inserito il - 17/01/2007 : 01:48:21
Quì abbiamo parlato di tradizioni sarde quasi sempre negative..s'accabadora..morte .. malocchio ecc. Mi piacerebbe parlare ora dell'amore e di tutto il contorno.....
I riti, le usanze, le cerimonie dell'amore, avevano tra i sardi grande immaginativa, infinita poesia, fantasia inanerrabile, soavità e dolcezza. Ogni innamorato sardo, anche l'uomo di bassa e modesta condizione sociale, anche se privo di istruzione,popolano, contadino o pastore, è poeta di natura,è poeta nell'anima e sono rimasti abbarbicati alle antiche consuetudii degli antenati. Interessantissime, sono in tutta la sardegna ed in particolare nella trexenta , le usanze popolari nel periodo di amoreggiamento detto " Fastigiu".Trascorso questo periodo di "fastigiu", è venuta l'ora della richiesta ufficiale da parte del giovane al padre della ragazza, e cioè "sa pregunta". E quì entra in scena un personaggio molto caratteristico e curioso. In certe parti della Sardegna era una donna ,ma in altre, le più numerose era un uomo....Questo personaggioi era "Su paralimpu"
Questo personaggio aveva l'incarico di inoltrare la domanda d'amore da parte dell'uomo ,era quello che al giorno d'oggi si chiama "esperto". usava nella sua richiesta un tono di grande poesia, felici immagini che tanto si confacevano all'indole sentimentale dei sardi.....Doveva possedere una grande fantasia un linguaggio fiorito mentre la famiglia della sposa faceva finta di non sapere nulla.....perchè così era l'uso antico e la tradizione... Riporto alcune parti che uno straniero amante della sardegna, il francese Emanuel Domenech,ha scritto nella sua opera "pastori e banditi" " Non credo che esistano paesi in cui per sposarsi facciano tante cerimonie come in sardegna. nei matrimoni dei pastori e dei contadini sardi, troviamo tutti i costumi ebrei e pagani dell'antichità".
Questa era la cerimonia iniziale privata. Il giorno designato per la richiesta ufficiale, il padre del fidanzato assieme ai parenti ed amici e con il paralimpo andavano a casa della ragazza dove si erano riuniti, la fidanzata la famiglia e le amiche.Dopo i convenevoli il "paralimpu" facendo le veci del padre del pretendente cominciava la sua fantasiosa richiesta. Questo è un es. di quello che diceva:" Ho perduto la più bella, la più gentile, la più perfetta delle mie pecorelle. Il suo personale è grazioso, i suoi occhi incantevoli, tutto in lei è adorabile. E' tanto dolce e perfetta che senza di lei non saprei vivere...non ho più riposo e vorrei sapere se, per fortuna non si sia rifugiata quì"Altre volte fa riferimento , come similitudine, alle rose, alle colombe, alle tortore ecc. Il padre della ragazza finge di essere meravigliato e rivolgendosi all'ospite gli dice di cercare per vedere se la trova presentandole la prima ragazza... ma il paralimpo rifiuta fino a che non si trova davanti alla ragazza prescelta e grida con voce gioiosa e forte " Eccola! Eccola! E' questa!!!Finalmente l'ho ritrovata, sono veramente felice.... Il padre prende per mano la figlia e la porta davanti al padre dello sposo che la accogie con gentilezza e le mette al collo ed un anello ecc.. Questa cerimonia unisce indissolubilmente i fidanzati e guai a chi venisse meno alla promessa fatta perche verrebbe distrutto con ferro e fuoco dovunque andasse... Si sono viste , in sardegna, intere famiglie distrutte, ed anche interi villaggi distrutti con lo sterminio di tutti gli abitanti divisi in opposte fazioni, per un matrimonio andato a male a causa dello spergiuro da parte di uno dei fidanzati che volle ritirarsi dopo la parola data. La triste fama degli eccidi , delle sanguinose lotte tra le potenti famiglie dei Corraine e dei cossu di Orgosolo ai tempi della prima guerra mondiale, a quanto pare furono dovute ad un matrimonio fallito, ad un amore respinto che richiamava la vendetta.....



Mezus terra senza pane, que terra senza justitia

15   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
Nixy Inserito il - 29/01/2007 : 15:07:04
bellissimi ho letto tutto d'un fiato!!!

una cosa che qui si usa ancora durante il banchetto dopo le nozze gli amici dello sposo cantano una canzone in sardo... e siccome io non lo conosco ve la scrivo come mi pare sia quindi correggetemi!

"già dasi fatta bella, già dasi fatta bella a di coiai, piga su piccu e bai, piga su piccu e bai a traballai, piga sa fune e bai, piga sa fune e bai ad impiccai" XD

volevo chiedervi... sapete che cerimonie usavano per il matrimonio prima che arrivasse il cristianesimo in sardegna?




Alessia )O(
carusoandfriends Inserito il - 28/01/2007 : 19:47:42
AH COME AVREI VOLUTO SPOSARMI ALLA SARDA......

carusoandfriends
Ela Inserito il - 28/01/2007 : 17:50:23
Finite tutte le cerimonie di contorno...finalmente si passa a cose più sostanziose. Prima c'è "su cumbidu"...poi "su prangiu". Nel "su cumbidu" ci sono un'infinita varietà di dolci e vini pregiati, come il moscato,la vernaccia,la malvasia ecc. Fra i dolci : is pirichittus, is candelaus, is mustazzolus, is amarettus, is guefus , su gattou e is pistocheddus de Serrenti. poco dopo c'è "su prang'e sa coia", un banchetto con numerosissime portate, per tradizione antica non manca mai il caratteristico "proceddu fattu in sanguni", arrostito "furria furria" allo spiedo. In occasione della nozze, quasi dappertutto in sardegna si usava mandare il cosiddetto "presenti" da parte degli sposi ai parenti o vicini che non hanno potuto partecipare alle nozze. " su presenti" era un atto di gentilezza ed era sempre atteso non per la sostanza (in genere tutti i tipi di dolci) ma per l'atto di delicatezza , di cortesia "po su contu chi nd'anti fattu is isposus". Dopo il pranzo si improvvisavano allegri "mutettus" allusivi e satirici, con comprensibili doppi sensi tra l'inbarazzo, un pò vero un pò finto degli sposi.... Si suonava e si ballava fino a tarda notte, fino a quando i due sposini non si ritiravano "in s'apposentu de lettu"

Ma prima di poter finalmente riposare c'è ancora qualcosa da fare...di solito le amiche della sposa nascondevano tra lenzuolo e materasso ,grani di sale e ceci, e sooto il letto ci sono dei campanellini appesi al letto e grossi campanacci che portavano le giovenche quando andavano per i campi al pascolo....Quando finalmente tutto tace anche le risa degli amici ,nascosti dietro la porta finiscono.......



Mezus terra senza pane, que terra senza justitia

Ela Inserito il - 23/01/2007 : 23:12:06
Ciccanta de fai coiai is prus becciasa .. timianta chi s'inuncasa disi abarranta in sa gobba..... Cercavano di far sposare le più grandi altrimenti correvano il rischio che restassero per sempre in casa!!!!!!



Mezus terra senza pane, que terra senza justitia

Monteferru Inserito il - 23/01/2007 : 22:33:22
Diaberusu, mentalidadi ottusa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Barbaricina Inserito il - 23/01/2007 : 22:14:21


comunque ancora adesso, c'è gente che ragiona così.....
ed è allucinante (per me) pensare che sono persone di 33/34 anni che lo sostengono....( non sono sarde)...e ci lavoro insieme...
fossero persone anziane si potrebbe capire.....un pochino di più...
bohhh!!!!!!
Monteferru Inserito il - 23/01/2007 : 22:08:17
Barba, hai capito in pieno!!!
Barbaricina Inserito il - 23/01/2007 : 22:04:57

Maurizio....
è la stessa cosa che mi raccontava mamma.....
se un ragazzo andava a chiedere in sposa la seconda o terza figlia.....(esempio)
gli veniva detto....che c'era prima....la figlia grande da sposare!!!!!


Monteferru Inserito il - 23/01/2007 : 21:53:47
Scusate ragazzi/e, ma devo fare un piccolo passo indietro sull'argomento, mentre cenavamo parlando con mia moglie di questo post, mi ha ricordato una cosa un pò particolare e cioè la seguente: all'epoca del nostro fidanzamento, una signora (bagadia) di una certa età che abita di fronte i miei suoceri disse: commenti mai Maurisiu adi sceberau Isabella e non G........a ???????. E poi si è data da sola la risposta, forsisi di praggiada de prusu.
Sicuramente non avrete capito il senso, ma voleva dire come mai Maurizio ha scelto Isabella e non G........na che era più grande?????

Secondo lei bisognava "pediri" in base all'età anagrafica.

Maurizio.
Nuragica Inserito il - 23/01/2007 : 21:37:20
da noi la chiamano sa sprexi e si usa farla ancora oggi...
Prima del matrimonio è la mamma della sposa che benedice gli sposi con questo sistema...All'uscita dalla chiesa, quindi dopo il matrimoio , spetta alòla mamma dello sposo.. ed infine a tutte le persone del paese che vogliono augurare ogni bene agli sposi ...

____________________________________________________________
... vegno del loco ove tornar disio
Ela Inserito il - 23/01/2007 : 21:12:34
Seisi prontusu po sa coia?

Finalmente è arrivato il giorno del matrimonio:Lo sposo, accompagnato dal padre, dai parenti,"de is cumbidausu" (gli invitati)e dal prete che deve benedire le nozze, va a casa della sposa.Tutti entrano meno lui...la sorella dello sposo ,o una parente si rivolge ai genitori della sposa e diceva "Seusu eniusu a ndi pigai sa rosa chi s'anti impromittiu" (siamo venuti a prendere la rosa che ci hanno promesso) La madre della sposa , o chi per lei, rispondeva" Sa rosa es pronta, pigaidda e portaidda beni" (la rosa è pronta prendetela e trattatela bene) La madre benediceva la figlia e dopo si formava il corteo con il suonatore delle "launedda" Lo sposo precedeva il corteo al braccio della sorella della sposa, tutti i parenti dello sposo...seguiva la sposa al braccio del padre e tutti i suoi parenti. In alcune parti del sarrabusa i due cortei erano separati e facevano strade diverse per giungere alla chiesa. Era considerato come un rito propiziatore per attirare la buona sorte " Cambiai bia po sa sotti de is isposus" (cambiare strada per la sorte degli sposi). Il corteo entrava in chiesa, l'uomo alla destra e la donna alla sinistra. Finalmente sono marito e moglie....si riforma il corteo e si va alla casa degli sposi...arrivati davanti alla casa però non possono ancora entrare perchè gli aspetta la madre dello sposo con il piattino de "sa razia" questa era composta da chicchi di frumento, grani di sale e dolciumi....pezzettini di carta e qualche monetina.. Questa era segno di buon augurio per la nuova coppia. Giunti gli sposi si fermano davanti alla madre che commossa e dopo aver fatto segni di croce sia sul piatto che sugli sposi, lascia cadere su di loro parte della razia poi lancia il piatto per aria e lo fa cadere ai piedi degli sposi e spande il resto de sa razia sugli invitati.


Al mio paese questo rito de "sa razia " si faceva anche prima di andare in chiesa ed era la madre della sposa che ottemperava a questa cerimonia.... durante il tragitto fino alla chiesa ed al ritorno anche parenti o vicini di casa facevano la stessa cosa (operazione oggi sostituita con i telegrammi) Durante il mio matrimonio ci sono state 6 vicine di casa che mi hanno gettato "s'orazia" come la chiamavamo noi..... e pensare che io abitavo di fronte alla chiesa ....dovevo solo attraversare la strada..... Po su prangiu de sa coia a crasi!!!!!!!!



Mezus terra senza pane, que terra senza justitia

Ela Inserito il - 23/01/2007 : 08:11:38
Pressapoco è come quello che avevo già scritto sulla trexenta.... queste cerimonie erano comuni a tutte le parti dell'isola....



Mezus terra senza pane, que terra senza justitia

Petru2007 Inserito il - 23/01/2007 : 00:31:40
In Gallura uno dei momenti più interessanti era la cosiddetta Pricunta, che si svolgeva quando il corteo dello sposo arrivava a casa della promessa. Era un dialogo che si svolgeva tra due persone una per parte. Più o meno funzionava così: iniziava il rappresentante dello sposo che informava che il suo padrone ad esempio aveva smarrito una pecorella e che voleva sapere se qualcuno l'avesse vista. Normalmente riceveva una risposta negativa, ma quello continiuava e insisteva fino a quando non gli facevano vedere tutte le donne presenti per appurare se fra di esse vi fosse la pecorella smarrita. Altre volte si paragonava la sposa ad una colomba, ad un fiore da mettere in un vaso sguarnito. Il dialogo si sviluppava rigorosamente in rima. A tale scopo si ingaggiavano due esperti improvvisatori. A titolo di esempio, per dare un'idea del rituale riporto alcuni versi di Petru Orecchioni noto Alluttu, improvvisatore gallurese vissuto nell'Ottocento. I protagonisti sono il padre di una fanciulla nubile e un giovane che va a chiederne la mano. In questo caso la fanciulla viene paragonata a una piccola anguria che viene richiesta al genitore/ortolano da parte di un viandante di passaggio assetato per il caldo di stagione.

Ultulanu, si se' in fà dinà
Vendimi chissa sindria minori
Ch'hagghju una siti chi no possu stà
Come Deu ci da sinnò calori.
(Ortolano se vuoi guadagnare dei bei soldi in contanti, dovresti vendermi quella piccola anguria; io siccome il buon Dio, quest'anno ci tramanda quest'afa tremenda, non resisto più e rvoglio rinfrescarmi la gola)

La risposta:
Piddatinni una manna chi ci n'ha
Chi ti la docu a lu stessu 'alori.
(Prenditene una grande che è qui bell'e pronta, te la cedo allo stesso prezzo di quella piccola) Una volta si credeva che sposandosi prima la più giovane, l'altra sarebbe rimasta zitella. Pertanto il bravo genitore doveva pensare a sistemare prima quella meno giovane.

Lu malu è chi mustra chena fà
e si no è fatta non mi tocca lu cori.
(Il problema è che non mi sembra matura, e se non lo è non mi darà alcun sollievo)

Caminanti o non se' in cumparà
o no hai dinà in bon onori.
(Viandante, o non hai intenzione di acquistare, o forse non hai soldi).

Sidd’è pa’ la minori socu prontu
E l’hagghju li dinà e ti li contu.
(Se mi vendi la piccola sono pronto ad acquistare, i soldi ce li ho e te li faccio vedere subito.

No vidi chi se’ tontu e tantu basta
Lu to’ sintitu malu è ca’ ti infrui
Diffarenti saori, gustu e pasta
Hani li manni da chissi cuccui.
(Mi sembri poco intelligente, il tuo animo cattivo ti consiglia male. Quelle grandi sono più gustose, saporite e appetitose rispetto a quelle piccole ancora acerbe)

Lu saori si sa da chi s’attasta
Tantu sò a la solti tutti e dui
A volti chissi rui culuriti
Sò troppu fatti e no sò sauriti.
(In entrambi i casi ci vuole fortuna, il gusto si apprezza solo dopo l’assaggio; a volte quelle rosse e belle colorate sono troppo mature, e poco saporite).

La disputa continua sullo stesso metro; non credo sia necessario riportare tutti i versi, spero di aver reso l’idea con quelli suesposti.
Ela Inserito il - 22/01/2007 : 12:52:50
monteferru ha scritto:

Ela, in s'ora deu cummenciu a cogginai, esti ora de parngiu!!!!!!!!!
Hai ragione Tui cumenza ca sa coia arribada allestru......



Mezus terra senza pane, que terra senza justitia

Monteferru Inserito il - 22/01/2007 : 12:30:57
Ela, in s'ora deu cummenciu a cogginai, esti ora de parngiu!!!!!!!!!

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