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Nota Bene: La Tomba I o Tomba dei Vasi Tetrapodi di Santu Pedru, nella strada provinciale tra Alghero e Uri , e' il primo ipogeo preistorico Sardo ed il primo del Mediterraneo ad aver restituito una "stratigrafia". Cioè una successionedi strati di riempimento intatti che ne attestano diversi momenti di uso. La tomba , preceduta da un lungo corridoio scoperto, ha un'anticella semicircolare, una grande cella centrale sostenuta da pilastri scavati nella trachite e varie celle secondarie . La cella principale presenta corna taurine scolpite ed una finta porta.
Sino alla scoperte di questo bellissimo monumento , databile alla cultura prenuragica di Ozieri ( 3200 a.C.) , si riteneva che queste grandi tombe fossero nuragiche e fossero contemporanee agli etruschi. La denominazione dell'ipogeo si deve alle grandi ciotole a quattro piedi , della cultura del Vaso Campaniforme , che restitui', i "vasi tetraposi" appunto.



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 Il Castello di Quirra

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Ammutadori Inserito il - 29/11/2006 : 15:06:33
Il castello di Quirra fu edificato dai giudici di Cagliari nella metà del XIII sec. e alla fine dello stesso fu loro strappato da Nino di Gallura. I pisani lo occuparono sino al 1324, quando nella pace fatta con gli Aragonesi, lo cedettero ai vincitori, con la maggior parte dei castelli dell'isola che erano in loro possesso. Nel 1334 i genovesi, e specialmente i Doria l'assaltarono inutilmente. Nel 1354 fu assediato dalle truppe del Giudice d'Arborea.

Nel 1363 il Re di Aragona nominò Berengario Carroz conte del Quirra e gli concesse il castello assieme ad altri territori per i suoi servigi, ma in seguito, infeudò il castello a Donna Violante, sovvertendo le regole di successione.
Ciò provocò la reazione di Mariano IV d’Arborea che aspirava alla successione e assalì il castello senza però riuscire a conquistarlo. L’assedio fu ripreso alla sua morte, prima dal figlio Ugone, poi da Brancaleone Doria, marito di Eleonora d’Arborea, nel 1389.
A partire da questa data non si parla più del castello, ma della contea di Quirra, in seguito divenuta marchesato.

Il possesso del Salto di Quirra causò scontri cruenti tra le comunità del Sarrabus e dell'Ogliastra ed una serie interminabile di contenziosi giudiziari. La causa del diverbio fu il documento di Donna Violante datato 08/05/1480 dove risulta che la Contessa concedeva ai comuni del Sarrabus e dell'Ogliastra il diritto di esercitare l'agricoltura e di tagliar legna nei territori appartenenti al Contado.
Con l'abolizione del feudalesimo e la nuova ripartizione dei terreni comunali, avvenuta nel 1547, il Salto di Quirra venne suddiviso tra i paesi del Sarrabus e dell'Ogliastra, in virtù del predetto documento. A nulla valse il tardivo ed inutile ricorso del comune di Perdasdefogu inviato a "Sua Maestà il Re". Ed ancora oggi a distanza di 500 anni tra leggenda e realtà i Foghesini restano legati a questa non proprio benevola Contessa.

Nel 1646, sul litorale antistante il monte su cui si ergeva il castello, naufragò una nave da guerra francese carica di truppe diretta a Napoli.
Circa 400 uomini imbarcati sulla nave riuscirono a salvarsi e si rifugiarono nel castello ma, assediati, si arresero alle truppe della contrada.
Nel 1839, durante il regno di Carlo Alberto, il castello di Quirra, così come ogni altro feudo dell’Isola, ruppe il suo secolare legame coi Carroz e i loro discendenti: ultimi feudatari furoni i Carroz-Osorio.

Secondo alcune fonti, il castello sarebbe sorto su un eremo dedicato ai santi Corrado e Remo, di cui non restano tracce. Di questo castello, che era fra i più potenti dell'isola, avanzano i ruderi, che impressionano chi li guarda dalla strada di Villaputzu per la loro posizione e per i ricordi che suscitano. Era edificato in cima ad un alto e scosceso colle (m.296 s.l.m.) in località "Arcu Genna Scodiasa", e aveva tre lati coi muraglioni a picco sul precipizio, come il Castello di Acquafredda (del quale condivide l'architettura), e come questo doveva avere fortificato il lato d'accesso (cinta merlata - torre centrale e due laterali).

Sul castello aleggia una leggenda cruenta: Don Berengario Carroz, Conte di Quirra, innamorato di Donna Eleonora Manriquez, una bellissima contessa, cugina della regina, avrebbe fatto uccidere nel castello la moglie Beatrice (o Benedetta) d’Arborea, dopo averla accusata a torto di tradimento.
La figura mitica nella storia del castello è però Donna Violante Carroz, che la leggenda descrive avida ed assassina e perciò morta precipitando nel dirupo più alto; avrebbe nscosto nelle viscere della montagna un telaio d'oro.

Un'altra leggenda sorta intorno alla figura di questa grande Contessa, ancor oggi si tramanda nel popolo. Si racconta che un giorno il Conte di Mandas rimase colpito dalla straordinaria bellezza della Contessa e la domandò in isposa. La bellissima Violanta, restia alle nozze acconsentì ma alla condizione che (convinta si trattasse di un impresa impossibile) il Duca andasse a prelevarla con un cocchio trainato da quattro cavalli bianchi. La strada per arrivare al castello di Quirra era molto accidentata pertanto l'ingenua Contessa era convinta che il Duca non riuscisse ad esaudire tale richiesta; ma non fece bene i conti con un giovane innamoratissimo e voglioso di portare a termine il suo progetto. Pertanto qualche giorno dopo arrivò al castello con il cocchio e quattro cavalli bianchi. L'incredula Contessa dovette cedere a malincuore e partire verso il Ducato di Mandas. Lo sconforto fu talmente grande che giunti in località "Sa scala de sa Contissa" (circa 18 Km da Perdasdefogu) il suo cuore non potè resistere alla forte delusione e ivi morì fra le braccia dell'innamorato.
Questa strada la percorrevano gli antichi signori Spagnoli proprietari del castello di Quirra e specialmente la famosa donna Violante Carroz, quando all'interno dell'isola si recavano al castello. Ed ancor oggi tale passaggio conserva il nome della Contessa.

Violante Carroz, conosciuta come "la sanguinaria" per la sua indole malvagia e vendicativa. Si racconta che Violante, invaghitasi di Berengario Bertran, sciolse il suo vincolo matrimoniale per unirsi in segreto con l'amato. Il suo gesto venne condannato apertamente dal cappellano di corte. Il religioso, per aver osato manifestare il suo giudizio, fu sommariamente processato e condannato all'impiccagione. Il suo corpo senza vita penzolò per lungo tempo da una finestra del Castello di San Michele a Cagliari, macabro avvertimento per chiunque avesse osato sfidare nuovamente il potente casato. Violante in realtà morì sola e amareggiata nel 1511 nel convento di San Francesco di Stampace dove si era ritirata.


Saludi e Trigu
http://www.contusu.it
15   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
Aschy Inserito il - 16/01/2009 : 21:43:27
Tizi ha scritto:

ogni tanto ci si incontra per me è sempre un piacere

idem
Tizi Inserito il - 16/01/2009 : 21:33:23
stando in questo sito mi sto rendendo conto di quante zone della sardegna io non conosco.....devo rimediare......

anch'io non ero ancora entrata in questa discussione.....ogni tanto ci si incontra per me è sempre un piacere
Aschy Inserito il - 16/01/2009 : 21:22:32
Tizi ha scritto:

Che belle immagini....

grazie come sempre.. mentre facevo la ricerca su internet di questo sito che è già ricompreso nella mia relazione, ho scoperto questa discussione di cui ignoravo l'esistenza visto che ero iscritto da poco e non facevo tanti giri sulle varie discussioni...
mi rincresce quel poco che ho sentito sulla presenza di residui bellici nella zona che secondo me è una delle più belle della Sardegna..
Tizi Inserito il - 16/01/2009 : 21:02:51
Che belle immagini....
gallosu Inserito il - 16/01/2009 : 20:01:43
Aschy ha scritto:

gallosu ha scritto:


Torniamo a cose più allegre, bella scarpinata salire su in vetta specialmente se fatta alle due del pomeriggio in agosto come ho fatto io. Ma ne valeva la pena, il panorama è incantevole ed i ruderi del castello, per quanto in pessimo stato, sono molto suggestivi.


Penso che non ci siano orari o mesi in cui sia una passeggiata arrivare in vetta..
io sono andato in marzo ma quando sono arrivato sono rimasto in magliettina corta e se li avessi avuti sarei rimasto anche in calzoncini!!

comunque sono d'accordo con te, ne vale davvero la pena e si possono vedere scenari inimmaginabili:


Concordo anche perchè dalla prima volta che sono salito ho apprezzato la spiaggia di Is Murtas e da allora per circa 15 anni è stata l'unica spiaggia cui andavo in quanto oltreche bella allora era anche deserta. Il giorno di ferragosto c'erano massimo 10/15 persone in tutta la spiaggia (5/6 km). Inoltre nelle vicinanze c'è di tutto, nuraghi, domus de janas, torri ecc. Un vero paradiso.
L'unico inconveniente e che di tanto in tanto trovavi qualche pezzo di missile o dei bossoli in mezzo alla macchia, ma questo è un dettaglio.
Aschy Inserito il - 16/01/2009 : 19:33:34
gallosu ha scritto:


Torniamo a cose più allegre, bella scarpinata salire su in vetta specialmente se fatta alle due del pomeriggio in agosto come ho fatto io. Ma ne valeva la pena, il panorama è incantevole ed i ruderi del castello, per quanto in pessimo stato, sono molto suggestivi.


Penso che non ci siano orari o mesi in cui sia una passeggiata arrivare in vetta..
io sono andato in marzo ma quando sono arrivato sono rimasto in magliettina corta e se li avessi avuti sarei rimasto anche in calzoncini!!

comunque sono d'accordo con te, ne vale davvero la pena e si possono vedere scenari inimmaginabili:









gallosu Inserito il - 16/01/2009 : 19:21:07
Janahome ha scritto:

Scusate, qui sopra ho sbagliato un link:
Perdas de Fogu
Massimo Carlotto e Mama Sabot
lo trovate qui

http://www.gentedisardegna.it/topic...PIC_ID=10764




E sembrerebbe, da articoli pubblicati sulla stampa, che Massimo Carlotto prima della presentazione del libro a Perdasdefogu sia stato raggiunto da una certa telefonata con la quale lo si avvisava che nessuno poteva garantire sulla sua incollumità. A buon intenditore ......

Torniamo a cose più allegre, bella scarpinata salire su in vetta specialmente se fatta alle due del pomeriggio in agosto come ho fatto io. Ma ne valeva la pena, il panorama è incantevole ed i ruderi del castello, per quanto in pessimo stato, sono molto suggestivi.
Segnalo anche che vale la pena di visitare la vicina chiesa romanica di San Nicola posta ai piedi del rilievo e realizzata (forse caso unico in Sardegna) interamente in mattoni.
Janahome Inserito il - 16/01/2009 : 15:08:37
Scusate, qui sopra ho sbagliato un link:
Perdas de Fogu
Massimo Carlotto e Mama Sabot
lo trovate qui

http://www.gentedisardegna.it/topic...PIC_ID=10764

Janahome Inserito il - 16/01/2009 : 15:01:42
domusdejanas ha scritto:

sarebbe importante veirficare realmente la situazione sul luogo.

Non so chi di voi ha visto Report di un paio d' anni fa' , i maggiori problemi sono l' eventuale presenza di uranio impoverito , oltre la presenza dell' arsenio utilizzato per l' estrazione nella miniera di Baccu Loci .... per questo apriamo un altro post ?


Per chiarire:
Non si può mai rilevare la presenza di Uranio impoverito:
si rilevano sostanze, nel suolo, che lo possono comporre
i residui che restano dopo l'esplosione.
l'alta concentrazione di questi residui non dà comunque la certezza
che vi sia stato impiego di Uranio impoverito,
sono composizioni chimiche adottate in molti tipi di armamenti
ed in un poligono di tiro che si dà in affitto per le esercitazioni è "normale" che ci siano.
La composizione chimica delle armi è coperta da segreto militare, quindi il Paese che ha dato in affitto il poligono NON può pretendere (o non vuole... basta la legge ad hoc!) di avere simili informazioni... cadrebbe il senso dell'uso.
Resta in piedi il fatto che tali concentrazioni sono smisuratamente presenti, che non ci sono relazioni precise e tanto meno accurate indagini: se il Comune è propenso a dare in affitto un pezzo di terra comunale ai militari (soprattutto stranieri) e si attiene alle leggi in vigore per farlo, ci sono anche Autorità e Uffici competenti che dovrebbero fare i giusti controlli. Se il Governo italiano nomina una commissione composta da militari stessi e se per avere le carte in regola si basa semplicemente su autocertifcazioni, tutto è fatto in modo legale... se poi sia sicuro non so: i controlli ai controllori non esistono!
Esiste un territorio che non comprende solo un rudere con la sua storia,
ma la popolazione che lo abita!
Ma avete la minima idea di cosa significa avere sta bomba a orolegeria dietro casa???
Si parla di ampliare il poligono e costruire un aereoporto atto a far decollare aerei simili a quelli "invisibili" usati nella guerra in Yugoslavia.
Il tutto sacrificando le vite umane che circondano il territorio!!! Il Castello che crolla... è ben più grande!
Scusate l'off topic, vi rimando all'argomento del forum in proposito, già aperto tempo fa
Janahome Inserito il - 16/01/2009 : 13:57:54
Ohy Ohy...
non ho letto il libro citato, Rossana Copez,
ma vi è sfuggito questo:

http://www.gentedisardegna.it/topic...OPIC_ID=9779

La signora Lia Secci Piras ha rovistato fra tutti gli angoli possibili per trovare tracce di vita di Violant e queste tracce le ha inserite nel suo libro.

In quanto al problema delle "bombe" di Quirra:
un contributo lo darà la presentazione del libro di Carlotto & dei Mama Sabot
http://www.gentedisardegna.it/topic...OPIC_ID=9779

Se poi fate un giro sul forum potete rintracciare tutti gli altri post attinenti
o consultare i filmati su youtube.


Aschy Inserito il - 16/01/2009 : 11:59:07
Alcune immagini del castello:







guilcier Inserito il - 27/08/2007 : 13:31:10
Emerald Dolphin ha scritto:

almeno, quando ti chiederanno com'era il posto, puoi sempre dire "UNA BOMBA!".

oddio, la battuta era orrenda..... più che da ridere ci sarebbe da piangere per come è ridotta quella zona



ma la battuta è molto bella direi "una bomba"

Minnìa
ophrys Inserito il - 25/08/2007 : 13:12:49
ops...ho visto solo ora che sul sito segnalato da Ammutadori c'è l'intero libro...
scusate la distrazione!
Ne consiglio la lettura


ophrys
ophrys Inserito il - 25/08/2007 : 12:29:40
Rossana Copez, in "Si chiama Violante", descrive così l'arrivo a Cagliari di Donna Violante Carroz...(molto bella la descrizione e anche tutto il resto del libro )
I
“Manuel de Figueira, questo era il nome con cui mi si era presentato con modi ossequiosi, peraltro rari in un uomo di mare, non aveva più la faccia tirata e tesa di alcuni giorni prima, al momento della parten¬za. Aveva combattuto con le onde lui, aveva governa¬to con sapienza il suo equipaggio, forse non aveva chiuso occhio per troppe ore di fila. Ma adesso che l'imbarcazione era sicura dentro il porto, il volto gli si era rilassato e un accenno di sorriso rivelava la sod¬disfazione per l'impresa: nessuna tempesta, nessuna malattia tra gli uomini a bordo, nessuna minaccia di pirati, niente. Si era accostato a me con uno sguardo d'intesa, come dire sono stato bravo!, ma gli era usci¬to solo: - Per la grazia de Diòs è andato tutto bene, la canaglia morisca si è tenuta lontana da noi per tutto il tempo.
Per tutto il tempo ...
Sono approdata in quella terra in un settembre. Per tutto il tempo della traversata avevo assaggiato gli spruzzi salati delle onde. Da Barcelona fino a lì. Poi Esperansa era scivolata leggera e la città si era avvicinata sempre di più, sempre di più. Gli occhi stretti a vederla meglio, a ripararmi da un sole che filtrava per una foschia chiara, quasi lattiginosa.
Ed eccola Cagliari bianca, su un grande zoccolo di roccia calcarea affiorante dal mare. Difficile capire dove terminava la roccia e dove iniziavano le case. Poi le acque del golfo avevano risucchiato dolce¬mente la nave, come ad abbracciarla. E si approdò.
Era in un dolce settembre e il mare profumava co¬me mai avevo saputo. Penetrante, eccitante, che por¬tava d'istinto a tirar su col naso, a inspirare senza so¬sta. Per non perderlo, per rubarlo agli altri. .. Ma an¬cora odori: di zafferano, di rosmarino, e ancora di zafferano, di cui erano colme grosse ceste pronte al¬l'imbarco, nuvole di fiori viola, e profumo di alghe vive che facevano sentire la loro presenza da sotto gli scogli. Manuel de Figueira, col suo fare gentile, stava al mio fianco, appoggiato al parapetto a guardare uo¬mini di carnagione scura, cotta dal sole e dal salma¬stro che si davano da fare con le funi per permettere alla nave di attraccare senza troppi scossoni.
Lui era il capitano, e il suo compito, quello di por¬tare la sua nave da un porto all'altro, l'aveva già svol¬to. Nave e persone e merci erano ormai arrivate a de¬stinazione, sane e salve.
Voleva farmi compagnia. Ora si prodigava in spie¬gazioni non richieste. Mi indicava la fila di uomini che salivano lungo l'asse di legno che collegava l'im¬barcazione alla banchina. Li chiamano bastàscius, mi diceva, è sempre uno spettacolo vederli in azione e soprattutto sentire come si incitano a vicenda; le pa¬role non si capiscono quasi mai, ma hanno una into¬nazione che sembra una musica.
E quelli proprio asini sembravano, asini che porta¬vano il basto, bastasci. Grandi pesi sulle spalle ricur¬ve, salivano in fila indiana e pareva che il ventre della nave se li ingoiasse uno per uno, uno dietro l'altro, per risputarli subito dopo, uno per uno, uno dietro l'altro, con altri pesi in spalla.
Dall' alto della nave era più facile sentire le voci e le urla di incitamento che vedere quegli uomini in fac¬cia. Aveva ragione il capitano, quegli accenti risuo¬navano come una musica, incomprensibili. Anche le loro teste, cappucci di lana, si muovevano secondo un ritmo determinato. Formiche, formiche intorno ad un boccone prelibato.
- Carico prezioso! - voce roca e perentoria che ammoniva le altre formiche.
Dalla nave gli uomini dell' equipaggio dovevano avere già fatto arrivare in banchina notizie di prima mano e per prime scaricate.
Quel carico prezioso ero io. Io faccia disfatta per la stanchezza della traversata e testa che scoppiava per quello che andavo a fare lì, in quella terra.
Cinque o sei uomini avvicinarono una scaletta ru¬dimentale allo scafo, e non so quante braccia, più di quante potessero appartenere in realtà ai corpi che vedevo, mi aiutarono a scendere. Io davanti, dietro i bauli con tutto quello che, a corte, la servitù aveva pensato potesse essere utile in una terra straniera ad una donna e dama come me. Del mio rango.
TI capitano Manuel de Figueira si congedò con un bel sorriso di augurio e di incoraggiamento.
- Lassù, - mi disse, - dove si vedono quelle torri: là vi aspettano.
Sulla nave sapevo che la responsabilità era tutta sua, ma sulla terra non più. Sulla terra cominciava la mia. E il capitano, a terra, non ci aveva messo nean¬che piede. Manuel de Figueira, bruno di carnagione e coi capelli ricci, il volto profondamente segnato da lunghe rughe - ma quando sorrideva gli si illumina¬vano gli occhi - aveva aperto le braccia, quasi a scu¬sarsi, e poi aveva guidato il mio sguardo oltre il por¬to, indicando un punto:
-Lassù…..”




ophrys
domusdejanas Inserito il - 25/08/2007 : 11:35:22
sarebbe importante veirficare realmente la situazione sul luogo.

Non so chi di voi ha visto Report di un paio d' anni fa' , i maggiori problemi sono l' eventuale presenza di uranio impoverito , oltre la presenza dell' arsenio utilizzato per l' estrazione nella miniera di Baccu Loci .... per questo apriamo un altro post ?

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