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Nota Bene: A quattro chilometri dal centro abitato di Vallermosa, percorrendo la strada provinciale per Decimoputzu, troviamo il nuraghe "Su Casteddu de Fanaris". Questo è ubicato nella collina più alta della zona a guardia della pianura che si estende da Vallermosa sino ai paesi vicini. In questa zona, diverso tempo fa fu ritrovata una statuetta raffigurante la “Dea Madre” che ora si trova al museo nazionale di Cagliari.



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 S'affuente, il piatto che suona

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Istranzu Inserito il - 17/11/2011 : 18:28:08
Di sciocchezze in internet se ne scrivono purtroppo tante a causa dell'ignoranza, e poi vengono riportate in buona fede. L'unica cosa giusta riportata ad esempio da un simpatico estimatore sardo è relativa al nome (S'affuente, da sa fuente, sardizzazione di fuente, suppellettile da cucina in catalano) ed all'uso profano come improvvisato strumento. Invito a consultare Don Dore, Gli strumenti della... musica popolare della Sardegna, Cagliari 1976, pp.173-174; Casalis (Angius), Vol III, Torino 1841, p.37; Suppellettile ecclesiastica I, di Benedetta Montevecchi e Sandra Vasco Rocca, ed. Centro D, Firenze 1988, alla voce Piatto per le elemosine, p.282 ed alla voce La confraternita p.415. Invito chi fosse interessato alla conferenza che terrò presso l' Istituto del Restauro a Firenze il 26 aprile 2012, dal titolo Elemosinieri, piatti da pompa e da parata, in cui parlerò anche dell'affuente di Ottana (e di Ghilarza, Tonata, Gavoi ecc) e degli altri elemosinieri sparsi in Sardegna. La scrittura non è in cirillico come qualcuno scrive,

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85,63 KBma in tedesco tardo medievale e poi gotico, ed usualmente riporta una frase augurale leggibilissima e comprensibile a chi conosce le lingue antiche, del tipo Er Wart Dir In Friede, che significa Egli ti mantenga in pace, o altre. Raramente per antichi piatti provenienti dalla ex Yugoslavia si hanno scritte in glagolitico, lingua medievale slava. Centri di produzione erano Norimberga in Germania e Mechelen (Malines) nelle Fiandre di cui riporto la foto di un pregevole e raro esemplare in peltro (sec.XVI) dalla mia collezione. Da Norimberga arrivò in Abruzzo un gruppo di ottonai tedeschi che rifornì a lungo le chiese dell'Italia meridionale. Per la Sardegna non si hanno dati precisi cioè non si sa se venissero prodotti in loco o importati dall'Abruzzo, ma nella mia raccolta ne ho uno che riporta in caratteri tardo gotici 1762 CA, dove il numero è certo la datazione, ma CA può essere sia Cagliari che le iniziali del fabbricante, mentre la scritta è volutamente antichizzata. Questi piatti sono in ottone, rame, argento, oro e molto raramente in peltro, e facevano parte del corredo delle chiese. Non certo usati solo per raccogliere le offerte da inviare in Terra Santa come qualcuno ipotizza, servivano principalmente per raccogliere le elemosine in chiesa durante le funzioni, per portare in processione gli strumenti della passione (chiodi, martello e tenaglie, come rilevato a Florinas) e durante le funzioni della Settimana santa, e in molte località in altre occasioni come a Tonara per S. Antonio il 17 gennaio. Circa l'origine non è provata l'origine bizantina anche se probabile, dato che la sua nascita come suppellettile religiosa ha luogo nel XV secolo in questa forma. Prima si utilizzano piatti senza questi tipi di lavorazione. C'è molto ancora da dire ma se qualcuno a Tonara o Ghilarza o altrove fosse interessato alla storia de s'affuente sono disponibile per una conferenza sul tema.
15   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
Istranzu Inserito il - 22/09/2014 : 19:35:39
Circa il mio primo commento:

"Da Norimberga arrivò in Abruzzo un gruppo di ottonai tedeschi che rifornì a lungo le chiese dell'Italia meridionale. Per la Sardegna non si hanno dati precisi cioè non si sa se venissero prodotti in loco o importati dall'Abruzzo", è da cancellare perchè superato dalla ricerca.

Infatti circa l'Abruzzo la notizia di ottonai tedeschi in quella zona è destituita di fondamento, fu un errore di uno studioso che ipotizzò e pubblicò la sua idea che la grande quantità di elemosinieri in Abruzzo fosse dovuta a questo arrivo; in effetti non è assolutamente vero ed io non posso neanche correggere il post su Gente di Sardegna!

Istranzu Inserito il - 08/08/2012 : 08:33:17
Ed all'ultima edizione dell'Ardia di Sedilo, mentre ero in chiesa a suonare per accompagnare gosos su richiesta del sacerdote che officiava una delle messe che a ripetizione vengono celebrate durante l'Ardia l'occhio mi è caduto su un elemosiniere poggiato su una colonna del transetto, sul quale i fedeli deponevano le offerte in denaro. Ho quindi scoperto che il santuario ha 3 begli elemosinieri datati da me al XVI e XVII secolo, che ora sto studiando per la prossima pubblicazione su Logos, il semestrale edito a cura dell'associazione Iloi. (a proposito, sull'ultimo numero uscito c'è un mio lavoro...).

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Anto Inserito il - 04/03/2012 : 19:03:36
Complimenti Mario....davvero un argomento intrigante...sono totalmente ignorante sulla questione...ma davvero mi spiace non essere stata presente al Seminario...ora sarò più attenta a queste splendide affuentes. ...non si finisce mai di imparare. anto
Istranzu Inserito il - 28/02/2012 : 14:30:00
Ed ora occorre pensare a trovare chi ci può dare una mano a censire gli elemosinieri sardi!
Istranzu Inserito il - 28/02/2012 : 14:13:31


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Il convegno è andato molto bene per il grande interesse dimostrato dai presenti alcuni dei quali venuti da lontano. Un grazie ad prof. emerito Mario Atzori, venuto apposta da Sassari per il suo desiderio di presentare il convegno e me, ed agli amici di Gadoni e di Orgosolo venuti in forze per saperne qualcosa di più sui loro elemosinieri. E sopratutto grazie a Giampaolo Marras, sindaco di Ottana per la sua disponibilità ed interesse dimostrati concretamente non solo il 18 ma anche nei giorni seguenti! E adesso si parla di un Centro studi e documentazioni dell'affuente ad Ottana!
Istranzu Inserito il - 05/02/2012 : 12:45:32
Locandina del seminario che terremo ad Ottana su questo argomento. Raccomando a tutti gli interessati di non mancare se vogliono approfondire la conoscenza degli elemosinieri e delle affuentes. Parlerò di nascita, evoluzione, centri di produzione, utilizzo, copie e bibliografia, insomma tutto ciò che a oggi è emerso dalla ricerca che ho in corso da più di un decennio.

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Adelasia Inserito il - 21/12/2011 : 20:38:50
Istranzu ha scritto:

Di questi problemi figurativi parlerò diffusamente il 18 febbraio pomeriggio nella conferenza che terrò a Ottana ed alla quale sei invitata.


Una conferenza a Ottana prima di Firenze? Bene bene...
Grazie per l'invito: l'argomento mi tange e mi intriga, non mancherò
Istranzu Inserito il - 20/12/2011 : 17:49:05
Dovrei iniziare con la famosa frase: La ringrazio per avermi posto questa domanda che mi dà la possibilità di rispondere addentrandomi nel profondo della vexata quaestio...

Circa le decorazioni utilizzate per gli elemosinieri abbiamo diverse tipologie, ognuna delle quali permeata di doppi sensi e significati religiosi. Parlo della decorazione del centro dei piatti o bacili, mentre per le zone esterne si hanno in genere decorazioni senza significato religioso, ,ma solo di abbellimento. Al centro all'inizio predominano le raffigurazioni vegetali (cardi, rose, carciofi, fronde) tutte strettamente collegate alla religione cristiana. Poi iniziano a comparire le girandole, di stretto riferimento al significato stesso della vita ma anche al sole, tutte o quasi destrorse. Quasi in contemporanea appaiono altre raffigurazioni: San Giorgio a cavallo mentre trafigge il drago, Adamo ed Eva con sfondo di città in fiamme, teste di Cicerone o Carlomagno, questi con riferimento al Sacro romano impero, l'altro di più oscuro significato. Allego a queste parole un esempio di falso clamoroso, un elemosiniere che sembra proprio molto antico, con al centro di una raggiera la raffigurazione della madonna col bambino e coi piedi poggianti sul crescente lunare, raffigurazione tipicamente ottocentesca creata subito dopo il dogma dell'Immacolata concezione del 1850 (Pio IX). Il piatto, molto bello, è stato pulito tanto da lisciare la figura e far apparire il piombo del retro dai seni. Il piombo è stato messo recentemente per tappare i buchi fatti durante la pulitura sul metallo abbastanza fine. Parlo di falso in quanto è stato truccato per sembrare seicentesco essendo invece tardo ottocentesco e falsificato recentemente.

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Di questi problemi figurativi parlerò diffusamente il 18 febbraio pomeriggio nella conferenza che terrò a Ottana ed alla quale sei invitata.
Adelasia Inserito il - 19/12/2011 : 17:46:07
Continuo a seguire con interesse l'affascinante viaggio nel quale ci guida Istranzu, al quale pongo un questito, tra i cento che mi vengono in mente: quali sono le decorazioni prevalenti? Noto infatti motivi decorativi di vario tipo, e mi chiedo se abbiano anch'essi un significato particolare o una valenza esclusivamente estetica...
Istranzu Inserito il - 19/12/2011 : 12:08:35
L'aspetto interressantissimo dal punto di vista della storia dell'arte e della cultura in Sardegna è quello di una domanda senza apparente risposta plausibile: se la Sardegna è stata sotto la dominazione politica, militare, culturale, artistica della Spagna dalla prima metà del XIV secolo a tutto il 1709 perchè gli elemosinieri presenti in quasi tutte le chiese, cappelle, confraternite sarde, risalenti al periodo fra metà del XIV secolo e metà XVIII secolo, sono tutti di matrice tedesca o talvolta fiamminga? Finora un solo elemosiniere di matrice spagnola, forse fatto in Spagna ma più probabilmente copiato in Sardegna da un originale spagnolo adattando le misure del piatto alle dimensioni di partenza del legno da lavorare, è stato da me rintracciato (Gadoni, museo parrocchiale, in legno dipinto, probabilmente collocabile fra seconda metà del XVII secolo e metà del XVIII) a fronte di diecine e diecine di elemosinieri in ottone, qualcuno in rame, finora uno solo in argento a Sassari.
Qui di seguito l'elemosiniere ligneo di Gadoni confrontato con un elemosiniere sicuramente spagnolo, quasi certamente catalano, che presenta un orante fra le fiamme (anima del Purgatorio) al centro di un piatto di ottone. Si noti la differenza di esecuzione, colta in quello catalano, naive e popolaresca in quello sardo.
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La matrice tedesca (area di Norimberga, o della Mosa) è chiaramente espressa dalle scritte in rilievo, con grafia tedesca dapprima in gotico arcaico e poi più recente. Negli esemplari tardi fabbricati fuori dall'area mosana le scritte beneaugurali non hanno più senso, in quanto chi le riproduce non ne conosce il significato, e spesso vengono anche sostituite le lettere gotiche con simboli senza senso ma che dovrebbero rappresentare lettere di alfabeti sconosciuti.
Qui di seguito un elemosiniere da Orgosolo, con San Giorgio e il drago, che presenta una scritta augurale gotica molto simile a quella del piatto di Ottana.


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Istranzu Inserito il - 18/12/2011 : 12:59:21
Confermato l'appuntamento del 18 febbraio ad Ottana per una conferenza su questo tema che probabilmente non interesserà molti ma che cercherà di far luce sulla storia degli elemosinieri in Sardegna e del loro utilizzo in alcune aree del centro Sardegna e della Barbagia ben identificate come strumento "musicale" di accompagnamento al ballo. I paesi finora interessati sono principalmente Ottana, Ghilarza, Tonara, Gavoi, Gadoni, Orgosolo ed altri, praticamente tutti entro la fascia che dal Guilcier-Barigadu si estende attraverso la Barbagia di Ollolai alla Barbagia di Nuoro passando per il Mandrolisai. L'areale distributivo delle affuentes quindi non copre tutte queste subregioni ma si estende fra le une e le altre.
Istranzu Inserito il - 10/12/2011 : 17:46:22
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Questo elemosiniere è il mio ultimo acquisto di fine novembre sul mercato antiquario internazionale. Trovato presso un antiquario francese mio corrispondente ha una iscrizione in tedesco, in gotico classico della prima metà del XVI secolo ma la tipologia è visibilmente più recente, diciamo inizi XVIII secolo a causa di due fattori: il primo, le dimensioni cioè il diametro cm 36,5 mentre quelli anteriori alla fine del XVII secolo sono nettamente più grandi, fino ai 45-52 cm, lo spessore è maggiore di quello dei piatti più antichi il che gli da una risposta fonica alla percussione più estesa negli hertz e nella timbrica; il secondo lo stato di conservazione troppo buono per essere più vecchio. L'iscrizione è praticamente identica a quella esterna dell'elemosiniere della cattedrale di S.Nicola di Ottana, chiaramente più antico e con due iscrizioni circolari nel cavetto.
Mancano fori ed appiccagli, il che denota che non è mai stato appeso ma solo appoggiato su qualche pianale, e fa pensare ad una copia recente di un esemplare del XVIII secolo. Troppo bello insomma per essere vero, ma tutto è possibile in questo campo. D'altronde per ottenere oggi questo piatto per imbutitura alla pressa senza troppa spesa occorrerebbe avere uno stampo e controstampo che costano molto e sono ammortizzabili solo eseguendone molti esemplari. L'ho ripulito appena ricevuto ed i dubbi sulla autenticità sono restati insoluti. In ogni caso l'ho trovato interessante per la mia collezione e l'ho acquistato per la scritta in rilievo identica a quella del piatto più antico, di Ottana. Il suo utilizzo come affuente è possibile, come già detto sopra, con una varietà cromatica di suoni abbastanza estesa in funzione del punto di percussione e della tecnica di utilizzo, che nel caso di Ottana è restata ferma a vecchi stilemi in nome della tradizione senza evolversi e senza tentare nuove timbriche più variate che darebbero più "colore" all'esecuzione. Più avanti parlerò della possibile tecnica di utilizzo dell'elemosiniere come affuente, di come sorreggerlo durante l'esecuzione e che tipo di chiave utilizzare. Mi spiace che nonostante i contatti avuti e le assicurazioni da varie parti ricevute circa l'invio di foto e notizie nessuno si sia ancora fatto vivo. Pertanto questa anticipazione iin diretta dello studio che sto mandando avanti su questa classe di materiali risentirà di questa situazione.

Istranzu Inserito il - 05/12/2011 : 16:20:20
Per Udiyaki, facci avere una buona foto rectoverso della affuente di Lula. Al femminile, non al maschile come già prima scritto, in quanto viene dallo spagnolo fuente, s.f. che tradotto significa padella. Da questo vocabolo, in Sardegna diventa sa fuente al femminile, poi s'afuente e poi si inizia a scrivere s'affuente. Max Leopold Wagner esattamente lo indica al femminile nel suo Dizionario etimologica sardo, mentre Tonino Rubattu nel suo pur ottimo dizionario scrive solo affuente: cabaré, vassoio. Altri la danno erroneamente al maschile.
Tornando a Lula, vorrei sapere dove il piatto è conservato, e se esiste una copia moderna per uso musicale.
Interessante far notare che questi piatti si chiamano elemosinieri, e sono di matrice tedesca da Norimberga, poi ripresi nelle Fiandre a Mechelen (Malines). In Italia vengono prodotti in grande copia da un gruppo di ottonai di Norimberga stabilitisi in Abruzzo nel XVI secolo, ed è molto strano che in Sardegna ci siano questi elemosinieri di derivazione germanica e non quelli di derivazione spagnola, che di differente hanno le dimensioni (max. 35 cm) ed una statuetta al centro del piatto, solitamente un'anima del purgatorio che prega uscendo al di sopra delle fiamme. Proprio ieri ne ho riconosciuta ed identificata una a Gadoni, in legno, del XVIII secolo, con piatto di dimensioni minuscole e molto spesso sì da sembrare un basamento alla statuina. Addentrarsi nello studio di questi oggetti porta lontano.
drFolk Inserito il - 27/11/2011 : 10:56:35
A Lula è custodito un "affuente" (anche se non ha questo nome) e lo si usa il Giovedì Santo per la cerimonia de s'Iscravamentu.
Adelasia Inserito il - 25/11/2011 : 19:29:02
Premetto che apprezzo molto questa originale e accattivante discussione, ricca di fascino e di atmosfere antiche spesso misteriose.

S'affuente, che evoca nei miei ricordi un suono aspro scaturito dallo sfregamento di una grossa chiave, credevo riportasse caratteri cirillici indecifrabili : ora apprendo da Istranzu ( che tanto istranzu non pare, vista la puntuale conoscenza di tanti aspetti della Sardegna) che il nostro "piatto" riporta una frase augurale leggibile.

Sono stupita anche dalla presenza di diversi "piatti" nella nostra isola: personalmente "s'affuente" l'ho sempre associata ad Ottana perchè, pur essendo a conoscenza anche di quella di Ghilarza, ho l'impressione che la sua comunità ne abbia perpetuato e tramandato costantemente l'utilizzo.

Quoto DedaloNur per quanto riguarda le conferenze...

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