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Nota Bene: Seulo - Su disterru de Addolì. E' impostato su un incrocio di strette diaclasi verticali che, con due salti, raggiungono la profondità di 43 metri. Camminando sul fondo, verso Nord si sbuca all'aperto a metà di una parete verticale. Verso Sud diventa impercorribile per la ristrettezza dopo 128 metri. Data la genesi della cavità sono del tutto assenti concrezioni.



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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
ondarock Inserito il - 09/10/2006 : 17:07:06
un nuovo romanzo di Marcello Fois, "Memoria del vuoto" .



Nel romanzo, edito da Einaudi, la vita e le molte morti di Samuele Stocchino, che la leggenda nera del banditismo sardo battezzò «la tigre d'Ogliastra»: figlio devoto, giovane innamorato, eroe di guerra, bandito spietatissimo — un mosaico simbolico per ricostruire La memoria del vuoto.La storia inizia una notte del gennaio 1902, sotto una luna chiara e fredda. Un semplice torto — un sorso d'acqua negato a due viandanti — e Samuele, che non ha nemmeno sette anni, si trova davanti al suo destino, segnato dalla «solitudine, la morte degli affetti, il ringhio della vendetta»: segnato anche dall'eterno ritorno di quanto è già stato e ha il peso di una rima all'interno dell'esistenza.A soli sedici anni Samuele Stocchino partecipa alla campagna di Libia, dove il suo corpo impara a uccidere con naturalezza. Nella Grande Guerra rischia più volte di morire e sempre resuscita, con ferocia.La rabbia di Samuele sembra placarsi solo accanto a Mariangela, «che innamorarsi, per come la vede ora, è un altro terribile modo di perdere se stessi». Braccato, temuto, imprendibile, nel lungo periodo della latitanza Samuele Stocchino diventa «la tigre d'Ogliastra», una figura epica in bilico tra l'agiografia popolare e la mitologia del banditismo: il terrore dei possidenti che non vogliono abbassare il capo, l'uomo nero che le mamme usano come spauracchio, il bandito su cui, per volontà del Duce, pende la taglia più alta mai fissata per un ricercato. E la vita di Samuele Stocchino, personaggio storico e leggendario, risulta infine immersa, con una naturalezza originaria, in una vasta narrazione simbolica che è, essa stessa, una domanda senza risposta.

>>>>>>>>>>>>>>>>>>

e, recentissimo, l’inedito versante poetico dello scrittore nuorese nei poemetti de "L’ultima volta che sono rinato"
15   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
Pia Inserito il - 23/02/2009 : 22:35:40
E anche io ho finalmente letto Sempre caro.
Che dire? Avete detto tutto voi qualche mese fa.
Io mi sento particolarmente vicina a Fois per la sua capacità descrittiva del paesaggio, sembra indugiare con una telecamera poetica.
E lo sento vicino per questa capacità di descrizione pittorica e di collegamento con l'arte conosciuta.
Il libro diventa anche pretesto per andare a ricercare le poesie dimenticate di Sebastiano Satta. Grazie Marcello!
Un libro da consigliare agli amici sardi e non.
loulunes Inserito il - 23/03/2008 : 08:13:58
Anch'io conosco Marcello Fois, altra perla Sarda che col suo lavoro contribuisce a tenere alto il nome della nostra stupenda isola, unico rammarico, a mio avviso, è che non lo possa fare direttamente quì ma viva da "emigrato" a Bologna.
Mi venne consigliato alcuni anni fà da una cara amica che lavora nella Biblioteca comunale del paese in cui vivo. Da subito l'ho trovato fantastico, figuratevi che presi Dura madre, Sempre caro e Ferro recente e li feci fuori in 3 giorni, anche l'amica rimase meravigliata della velocità quando li riportai indietro. Mi piace come scrive e mi piace che usi quegli intercalari in Sardo (questo lo apprezzo molto anche in S.Niffoi). Attualmente ho per le mani Memoria del vuoto che però stò tirando per le lunghe in quanto come al solito leggo contemporaneamente 3-4 libri .
Non sono capace nel fare recensioni ma leggerò molto volentieri quelle che avrete la bontà di fare voi.
UtBlocc Inserito il - 22/03/2008 : 05:09:47
Ho iniziato a leggere Sempre caro............Bustianu finiscila..ajò che stai esagerando
annika Inserito il - 21/03/2008 : 12:35:46
Marylu'.........
Dio mio....quanto mi hai fatto piangere !!!
Per me e' stata un'emozione fortissima leggere questi versi
così duri...........e quanta sofferenza..non confessata di questi "Uomini"
a cui Fois ha dato voce..e anima.....

Grazie Marylu'.....un pensiero per te !!

Marialuisa Inserito il - 21/03/2008 : 10:43:38
L’ultima volta che sono rinato


[ Marcello Fois ]

L’ultima volta che sono rinato ero un uomo della terra.
L’ultima volta che sono rinato ero un feto di trent’anni.
E c’era freddo la fuori, fuori dal ventre, dall’utero di scrofa …
Ad ogni turno si rovescia il Mondo.
La prima. La prima volta che sono rinato era come l’artiglio di un cancro.
La feroce freddezza della malattia.
Che si trattava di mangiarsi le viscere della Madre
e di infettarle le intranne con sudore e carburo.
E nero. Una neritudine di nulla nulla.
Una nerezza appena stemperata dal lume.
Quella volta sono rinato spuntando dal catino nero della pece greca.
A volte si rinasceva nella zona delle docce,
dove uomini fatti si sfregavano via la fuliggine dalla schiena,
come vecchi cani mansueti, leccandosi a vicenda con lingue di stracci.
L’ultima volta che sono rinato è stato un parto sferragliante.
Col montacarichi che fa una sosta a duecento, poi a centotrenta…
Che si rinasce con lentezza.
Dopo che la gola del pozzo quattro ti ha ingoiato.
L’ultima volta che sono rinato ero cibo indigesto
Attaccato dai conati e dai sussulti dei gas venefici della terra ventre.
L’ultima volta che sono rinato
ero cibo da vomitare.
E nero, mio dio, oscuro di una qualità tremenda.
L’ultima volta che sono rinato emergevo da una notte insonne.
Dall’untuosa indifferenza di una donnaccia
In cui ero penetrato con rabbia.
Per respirare tenevo la bocca e il naso fuori dal buio.
Ad ogni turno si rovescia il Mondo.
Qualche volta si esce all’aria,
qualche volta si calpesta la terra dalla superficie
che pare poca cosa, come crosta secca di pane nero, raffermo.
E quasi si torna desidera la sostanza morbida della mollica.
L’ultima volta che sono rinato ero un bambino che scava il pane col dito.
Tenendo la fetta sotto al tavolo.
E guardandosi intorno.
L’ultima volta che sono rinato ero il verme bianco e salterino
Nella pancia cremosa del formaggio marcio.
Nel buio bianco della crema piccante.
L’ultima volta che sono rinato,
ho sollevato il muso all’aria del mattino come un talpa anziana
era bianco. Nevicava anche sul mare.
Ho chiuso gli occhi per ricordare il nero che avevo appena abbandonato.
L’ultima volta che sono rinato ero un sorcio di fogna,
annaspante contro l’urto dell’acqua che cercava sfogo nelle gallerie,
spantato dal rombo assordante, muggito di mare offeso, irato.
E la corrente come un gorgo dentro alle gallerie
Che gridava: Ladri! lasciate in pace questa carne martoriata.
Lasciate in pace queste povere membra distrutte dalla silicosi.
Poi nero, nerissimo di un nero totale.
E il lume che illumina un sorriso.
L’ultima volta che sono rinato quel sorriso mi è restato attaccato addosso
Come una cradananca.
Che qua sotto, prima della rinascita, c’è sudore e fuliggine.
L’ultima volta che sono rinato, sono rinato con la camicia.
Nera. Nessuna fortuna.
E l’ho strappata via dalla carne a forza di sapone e strigiola.
E a ogni turno, sempre, ostinatamente, si rovescia il Mondo.
Quello che è sopra, quello che è sotto, quello che è fuori, quello che è dentro.
E ogni volta… si rinasce, spossati dal travaglio cigolante del carrello,
e… nero, nero atro, atroce che ti scava sulla fronte il ghigno del nascituro.
L’ultima volta che sono rinato ho aspettato il sole con un vagito
Ed era un sole minuscolo… Troppo, troppo piccolo…
L’ultima volta che sono rinato portavo il sole sulla fronte,
Ma era una lotta terribile… Erano colpi bassi…
Nell’abisso.
Dall’abisso.
L’ultima volta che sono rinato, mia moglie disse: non scendere più.
E minacciava pioggia in superficie, e, sotto, le transenne scricchiolavano.
E il mare insisteva nel profondo… Insisteva a dare spallate alla parete di roccia.
Per l’incontro…
L’ultima volta che sono rinato…
Sono tornato dove ognuno vuol tornare:
al calore del buio primigenio dove niente è stato,
ma tutto sta per essere… domani forse… domani…


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annika Inserito il - 20/03/2008 : 16:50:02
Marialuisa ha scritto:

L’ultima volta che sono rinato…
Sono tornato dove ognuno vuol tornare:
al calore del buio primigenio dove niente è stato,
ma tutto sta per essere… domani forse… domani…


Marcello Fois , L'ultima volta che sono rinato .

Ps: La facciamo decollare questa splendida iniziativa di un libro al mese ?




Quoto Marialuisa......
dai facciamolo !!!.......
ah !!! Marylu'......grazie di aver riportato quei versi poetici...di Fois..
Marialuisa Inserito il - 20/03/2008 : 16:29:01
L’ultima volta che sono rinato…
Sono tornato dove ognuno vuol tornare:
al calore del buio primigenio dove niente è stato,
ma tutto sta per essere… domani forse… domani…


Marcello Fois , L'ultima volta che sono rinato .

Ps: La facciamo decollare questa splendida iniziativa di un libro al mese ?
mary2167 Inserito il - 13/03/2008 : 15:51:56
Agresti ha scritto:

Che ghiotta occasione!!

Io ho appena finito di rileggere Sempre Caro..
bisogna fare delle domande neccessariamente su Memoria del vuoto??


E' guarda io ho letto solo questo libro ed effettivamente l progetto è su questo che poi porterò agli esami insieme a un depliant con pacchetto turistico sull ogliastra,sai com'è faccio il turistico..
Quindi credo che mi devo attenere a Memoria del Vuoto
Agresti Inserito il - 13/03/2008 : 15:23:22
Che ghiotta occasione!!

Io ho appena finito di rileggere Sempre Caro..
bisogna fare delle domande neccessariamente su Memoria del vuoto??
mary2167 Inserito il - 13/03/2008 : 14:52:44
Con la mia classe abbiamo letto Memoria del vuoto ed il prossimo mese ci sarà l incontro con Marcello Fois, avete qualche domanda da suggerirmi da poter porre allo scrittore?

Vi lascio delle parole tratte dal li libro ( bellissimo..):
"Este comente in gherra: s'omine rughet a terra e mancu unu muttu..."
"Per lui il silenzio è come una persona che ti guarda sempre, che non ti toglie mai gli occhi di dosso."
"Una vita è un fuoco perpetuo di ricordi e l'anima un tizzone ardente sotto le braci"
Adelasia Inserito il - 20/10/2007 : 00:12:50
Ma quali paesaggi e colori piacerebbero ad Antonio Ballero? E' sempre Fois a raccontarcelo, sempre seguendo i pensieri di Satta... che si trovava al solito posto, in cima al colle, ma la stagione non era quella autunnale....

<<E il solicello della primavera incipiente rimandava bagliori rossastri. Presi posizione nel mio masso. Un sedile di granito che mi aveva scolpito il vento.......Uno sbaffo di nuvole basse incupiva la luminosità opalescente del primo pomeriggio. Il verde della vallata era grasso come se il terreno fosse pronto ad espodere in una turbolenza muta:

Nel silenzio la terra
La grande anima esala

Che è verde. Una grande anima verde che si fa largo fra i graniti grigiorosa. Questa sì che è la tavolozza di Ballero. Ora si riconosce lo sbaffo poroso della linea dell'orizzonte, in fondo, a mare, superata la cresta incipiente delle Dolomiti olianesi. E la bruma cenerina che sfonda nell'arco d'azzurro turchese del golfo di Orosei>>. (da Sempre caro)
Adelasia Inserito il - 19/10/2007 : 23:49:49
furfuraju ha scritto:

la cosa migliore, però, è che il racconto si sviluppa per immagini (Fois è anche sceneggiatore) disegnate, anzi dipinte.
Bustianu pensa a certi quadri dei pittori nordici, così lineari e così turbolenti, così definiti e indefiniti insieme. Il tratto di questa tela è una pasta fiamminga tragica e composta dove anche le voci concorrono a definire lo spazio. Il volo dell'astore che segna parabole stridenti, gli scarponi dei bandios che delineano la superfice granulosa dei graniti, il ronzio degli insetti che fanno pieno il vuoto.
ecc. ecc. pagg. 53 - 54

Non è bellissimo?


Ancora Sebastiano Satta, che questa volta se ne va per il suo sempre caro verso Sant'Onofrio, stessi richiami ai dipinti: una costante nei libri di Marcello Fois... e a suo dire anche nei pensieri del Satta!

<<Qualche nuvola violacea sorvola i monti di Oliena, pioverà penso...L'aria è talmente pulita, il paesaggio talmente terso, che pare di abitare al centro della luce. Il verde è liquoroso, il marrone smagliante, il grigio è argenteo. Non piacerebbe ad Antonio Ballero, penso, non fa per lui questo cristallo, che la sua pasta è densa come ozata nei bianchi, come fuliggine nei nei, come fiamma guizzante nei rossi: Il suo pennello è troppo amabile per questo paesaggio di lucore impietoso, intollerabile>> (da Sempre caro)

furfuraju Inserito il - 17/10/2007 : 21:51:28
Di Marcello Fois, questi giorni, sto leggendo "Memoria del vuoto" che narra la vita, romanzata, di Samuele Stocchino, il bandito di Arzana.

Ottimo, certamente, ma mi lascia perplesso l'uso del dialetto barbaricino messo in bocca ai personaggi arzanesi.

Ad Arzana non si parla ancora il vero e proprio dialetto ogliastrino, quello della valle del Pardu, per capirci, ma mi pare che Fois usi modi di esprimersi propriamente nuoresi.

Non che questo diminuisca la bellezza del romanzo... E' un pò come vedere un film doppiato anzichè in lingua originale.

_____________________
coltivo una rosa bianca...
Istella Inserito il - 04/08/2007 : 19:16:03
Sì, i libri di Fois mi piacciono davvero tanto... descrive così bene gli ambienti naturali che... sembra di sentirne il profumo.
Io ho appena finito di rileggere "L'altro mondo", e non ti racconto come finisce, ovviamente....

L'amore conta... conosci un altro modo per fregar la morte?
Ligabue
furfuraju Inserito il - 03/08/2007 : 10:31:52
Di Marcello Fois se ne parla in molti altri 3d e ne son contento.
Ho scelto il topic intitolato a lui per dirvi che, dopo ""Sempre caro" e "Sangue dal cielo", sto leggendo "L'altro mondo", che mi sta appassionando per due ragioni:
innanzitutto, voglio sapere come procede la storia di Bustianu con la bella Clorinda;
la cosa migliore, però, è che il racconto si sviluppa per immagini (Fois è anche sceneggiatore) disegnate, anzi dipinte.
Bustianu pensa a certi quadri dei pittori nordici, così lineari e così turbolenti, così definiti e indefiniti insieme. Il tratto di questa tela è una pasta fiamminga tragica e composta dove anche le voci concorrono a definire lo spazio. Il volo dell'astore che segna parabole stridenti, gli scarponi dei bandios che delineano la superfice granulosa dei graniti, il ronzio degli insetti che fanno pieno il vuoto.
ecc. ecc. pagg. 53 - 54

Non è bellissimo?

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coltivo una rosa bianca...

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