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Nota Bene: Maria Lai, una grande, fantastica e dolcissima ARTISTA Sarda. Nasce a Ulassai il 27 settembre 1919. Nel 1939 lascia la Sardegna per iscriversi al liceo Artistico di Roma con Marino Mazzacurati. Dal 1943 al 1945 frequenta il corso di scultura dell'Accademia di Belle Arti di Venezia con Arturo Martini e Alberto Viani. Nel 2004 le viene conferita la Laurea Honoris causa in Lettere dall'Università degli Studi di Cagliari, discutendo la tesi: Sguardo, Opera, Pensiero. Con gli anni Ottanta la ricerca sui segni e sui materiali assume una più accentuata connotazione ambientale: 1981, il suo straordinario intervento ambientale: Legarsi alla montagna, Ulassai (NU);



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 Accadde quel giorno in Sardegna
 23 febbraio 1793

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
maurizio feo Inserito il - 13/11/2011 : 10:34:04
Vittoria dei Galluresi contro Napoleone Bonaparte.
Nel 1793 Napoleone, nemmeno ventiquattrenne, si trovava in Corsica e aveva aderito entusiaticamente alla rivoluzione, quando nella sua isola natale, invece, si stavano sviluppando moti indipendentisti animati e capeggiati da Pasquale Paoli.

Fu così che il Direttorio affidò al giovane Buonaparte l’azione secondaria di una manovra più ampia che doveva portare alla conquista della Sardegna: il suo obiettivo era l'assalto dell’isola della Maddalena, già allora un’importante base navale.

Il 22 febbraio Napoleone, alla guida di poche centinaia di uomini della guardia nazionale corsa, dopo un tentativo andato a vuoto e nonostante lo scarso entusiasmo delle truppe e dei marinai, riuscì ad attraversare le Bocche di Bonifacio, uno dei più insidiosi bracci di mare del Mediterraneo col vento contrario: dimostrando così al mondo già alla sua prima azione militare di non capire nulla di strategie navali, ma di essere un uomo molto deciso e fortunato.

Per ironia della sorte, quello stesso 22 febbraio la flotta francese impegnata nell’attacco principale contro Cagliari era stata sconfitta: ma questo Napoleone non poteva saperlo.

Occupata con un colpo di mano l’isola di S. Stefano di fronte alla Maddalena, Napoleone vi dispose la batteria di 3 cannoni ed il mortaio che aveva con sé, ed iniziò un bombardamento che doveva ammorbidire le difese dell’isola e la volontà di resistenza della popolazione.

Gli abitanti della Maddalena, però, tennero duro, nonostante i primi colpi centrassero proprio la chiesa dove la popolazione si era rifugiata, e riusciono anche a respingere con il fuoco dei loro moschetti tutti i tentativi francesi di sbarcare sulla loro isola.

Non contenti, organizzarono una spedizione contro la piccola flotta di appoggio francese che fu bersagliata da improvvisati proiettili incendiari: già demoralizzati per il difficile viaggio e per nulla entusiasti dell'operazione, i francesi presero il largo, convinti che la spedizione fosse fallita. Ora si doveva convincere Napoleone, e la cosa era più difficile.

Napoleone rifiutò categoricamente di reimbarcarsi abbandonando l’impresa e soprattutto i suoi cannoni: a convincerlo ci pensarono i galluresi che contrattaccarono sbarcando a S. Stefano e quasi riuscirono a catturarlo mentre cercava disperatamente di reimbarcare i suoi pezzi di artiglieria, nonostante le proteste dei marinai che erano venuti a raccoglierlo.

Così oggi la piazza principale di La Maddalena si chiama Piazza XXIII febbraio 1793 ed è dedicata proprio al ricordo di questa vittoriosa difesa dell’isola contro Napoleone Buonaparte.

(fonte: Nicola Zotti)
9   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
CodicediSorres Inserito il - 24/02/2012 : 20:26:08
In realtà gli elementi sardi (o nativi della Sardegna)che militavano nelle varie entità militari tra 500 e inizi 700 erano numericamente più consistenti di quanto si possa pensare. E per entità militari mi riferisco alle milizie feudali, alle Cavallerie locali, al citato Tercio, etc..
E mi riferisco a fonti documentali, non necessariamente presenti in opere già note.
Esistono testimonianze anche di sardi, specie delle zone interne, che in documenti originali dei secoli passati vengono esplicitamente definiti "hidalgo", e a volte viene evidenziata la "supplica", rivolta al Sovrano, da parte di tali soggetti per ottenere un qualche privilegio in nome dei loro servigi come uomini d'arme, in particolare il privilegio di Cavaliere ereditario (che solo a volte veniva concesso). A volte sempre in tali documenti i soggetti "supplicanti" evidenziano la loro precaria condizione economica che contrasta con il loro status, con la loro qualità militare, magari con la loro discendenza da antica famiglia notabile. Altre volte erano definiti "hidalgos" soggetti già Cavalieri ereditari, in virtù della loro professione militare.
Ma occorre fare attenzione, dato che il termine "hidalgo"in tali documenti veniva usato in modo improprio, dato che i veri "hidalgos" erano caratteristici della sola penisola iberica, dove costituiva un vero e proprio titolo. La società sarda aveva alcune caratteristiche diverse invece, e l'hidalgo era in genere un uomo d'armi, spesso appartenente a famiglie che già avevano espresso vari militari, spesso in origine benestanti, ma poi frequentemente decadute economicamente. Dunque, tenendo presenti anche altri elementi che quì tralascio, si può dire che i militari sardi furono in buon numero nei secoli passati, e mi riferisco anche a coloro che partecipavano a eventi bellici d'oltremare.
Mai sentita nominare la grande rivolta nel Regno di Napoli nella prima metà del 600? Ebbene, parteciparono alla repressione anche militari sardi.
lapo Inserito il - 23/02/2012 : 17:58:43
riguardo alla battaglia in gallura contro napoleone i sardi hanno fatto male a rispingerlo!!! dovevano ma mettersi a sua disposizione!! infatti riguardando la storia successiva i piemontesi si comportarono peggio degli spagnoli del secolo prima.
lapo Inserito il - 23/02/2012 : 17:54:05
lorson t ha ragione!!!!!
lapo Inserito il - 23/02/2012 : 17:50:48
sono d accordo con te i tercios non erano composti da sardi ma da soldati spagnoli.
maurizio feo Inserito il - 13/11/2011 : 16:40:06
Hai perfettamente ragione: serve proprio a questo.
Peccato che non si possa andare più oltre.
Aggiungo solo che Zotti è milanese e non sardo.
Questo dovrebbe metterlo al sicuro da facili accuse di parzialità e preferenze.
lorson Inserito il - 13/11/2011 : 16:23:03
..ho letto quella risposta ma non cambia niente.
Neanche io ci guadagno ( o ci rimetto ) qualcosa, era solo per....completezza d'informazione: non serve a questo il forum?
Un saluto.
l.

maurizio feo Inserito il - 13/11/2011 : 16:10:54
Anche Nicola Zotti ebbe a che vedere con uno scrittore dissidente e gli rispose così:

"... innanzitutto va spiegato che il Tercio de Cerdeña non era composto esclusivamente da reclute provenienti dalla Sardegna, ma in massima parte da spagnoli e da altri sudditi dell'impero o mercenari (sull'entità della partecipazione di sardi alle armate spagnole, "poche centinaia di uomini", cfr. Gregory Hanlon , "Early Modern Italy, 1550-1800: Three Seasons in European History", European Studies, pag. 65).

Il Tercio de Cerdeña dopo la battaglia di Heiligerlee, subì la "riforma": vennero dimessi il maestro di campo (Gonzalo de Braccamonte) e dieci degli undici ufficiali in comando, essendo l'undicesimo, il capitano Armendarìz assente in licenza al momento della battaglia. Questo secondo Geoffrey Parker in "The Army of Flanders and the Spanish Road, 1567-1659: The Logistics of Spanish Victory and Defeat in the Low Countries' Wars", (Cambridge Studies in Early Modern History), nota 35 a pag. 188. Gli uomini furono distribuiti ad altri reparti: la scarsità di truppe nell'armata spagnola era, infatti, cronica.

Le compagnie di un Tercio erano 12 (spesso solo 10), ciascuna con una forza teorica di 258 uomini: due erano composte esclusivamente di archibugieri, le altre 10 miste di picchieri e archibugieri: ciò significa che manca una compagnia del Tercio tra quelle presenti a Heiligerlee, secondo l'uso rimasta nel deposito, ovvero in Sardegna, con funzioni di guarnigione.

Ritengo che fu questa compagnia a costituire il nucleo che partecipò, al comando del Maestro di Campo Don Lope de Figueroa, alla battaglia di Lepanto e a detenere lo stendardo del Tercio, oggi conservato nella sagrestia della Chiesa di san Domenico a Cagliari.

Un cordiale saluto,

Nicola Zotti

Ho richiesto informazioni in merito alla professoressa Luisa D'Arienzo, dell'Università di Cagliari, autrice di una relazione ad un convegno, non pubblicata, proprio sulla partecipazione del Tercio de Cerdeña alla battaglia di Lepanto, ma non ho avuto risposta".

Io personalmente, non ci perdo e non ci guadagno alcunché: ho solamente riportato quella che mi sembrava una curiosità...
Ma il mondo è bello perché è vario.


lorson Inserito il - 13/11/2011 : 14:34:14
I sardi hanno vinto la battaglia di Lepanto


Senza nulla togliere nè a te nè ai sardi:
...googlando in giro c'è chi non condivide questa affermazione:

www.arsmilitaris.org/pubblicazioni/tercio_cerdena.pdf;

http://books.google.it/books?id=R9r...ena&f=false.

A chi dare retta? (scusate la mia ignoranza).
l.
maurizio feo Inserito il - 13/11/2011 : 11:14:14
Inoltre...
I sardi hanno vinto la battaglia di Lepanto


Il 7 ottobre 1571 nello specchio di mare antistante la città di Lepanto nel golfo di Corinto, venne combattuta una delle più decisive battaglie della storia, tra la flotta dei turchi ottomani e quella della “Lega Santa”, una coalizione di stati cristiani promossa dal papa Pio V.

I turchi ottomani furono sconfitti, e con le galee della loro flotta affondarono anche i progetti di illimitata espansione che essi avevano coltivato per secoli ed avevano portato ad un passo dal realizzare concretamente.

Invece, persa la flotta e con essa la possibilità di dominare il mare, proiettando a piacimento la propria minaccia in tutto il Mediterraneo, dovettero accontentarsi, ancora per qualche secolo, di effettuare sporadici aggressioni esclusivamente per via di terra. Attacchi “telefonati”, che vennero regolarmente respinti, seppure con qualche apprensione.

Prima di rivelare che cosa c’entrino i sardi con questo importante avvenimento storico, è necessario fare un passo indietro di qualche centinaio di anni.

Nel 1297 papa Bonifacio VIII aveva assegnato la Sardegna alla dinastia aragonese di Spagna.

Fino a quel momento, e per i trecento anni precedenti, la Sardegna si era autogovernata sulla base del sistema dei “giudicati”: l’isola era divisa in quattro governatorati autonomi – Arborea, Cagliari Lugodoro e Gallura – che erano riusciti, seppure tra mille difficoltà, a preservare la propria indipendenza dalle voraci attenzioni delle repubbliche marinare Genova e Pisa.

Ma contro re Giacomo II d’Aragona ogni tentativo di resistenza fu inutile. I tre secoli di dominazione spagnola non furono un periodo felice per l’isola: trascurata, sfruttata e soggetta a continue carestie.

Tra le servitù a cui la Sardegna fu sottoposta, una particolarmente importante per gli spagnoli era quella militare. La Spagna era diventata la principale potenza europea ed era impegnata in continue guerre contro i suoi nemici, con un inesauribile bisogno di truppe. Durante i primi decenni del XVI secolo aveva quindi effettuato una radicale riorganizzazione su base territoriale delle proprie armate, costituendo centri di reclutamento e di addestramento stabili in ogni regione del proprio impero: Sardegna compresa, dove venne formato il “Tercio de Cerdeña”, con sedi a Cagliari e a Tempio Pausania.

La guida della “Lega Santa” fu affidata al giovanissimo don Giovanni d’Austria: appena venticinquenne aveva già però una certa esperienza di questioni militari e si dimostrò saggio e all’altezza del difficile compito di tenere assieme i litigiosi alleati.

Dove dimostrò ancora maggiore lungimiranza, fu nella scelta della propria guardia personale, la forza d’élite che voleva avere con sé sulla propria ammiraglia, la Réal: i 400 archibugieri del Tercio de Cerdeña. E furono proprio questi che impressero la svolta decisiva alla battaglia, prima respingendo numerosi attacchi dei turchi e quindi abbordando e conquistando la loro nave ammiraglia, la Sultana.

(fonte: Nicola Zotti)

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