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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Annixedda Inserito il - 14/12/2006 : 20:05:34



Ciao a tutti.
Già precedentemente, nella discussione su s'accabadora, vi ho chiesto aiuto per la mia tesi di laurea. Con questa discussione, vista la vostra grandissima disponibilità e il vostro interesse per le tradizioni, vi chiedo nuovamente una collaborazione da parte vostra.
Vi spiego.
Ho intenzione di fare una tesi su s'accabadora. Il mio relatore mi ha chiesto però di fare un corollario sull'evento morte e soprattutto sulla morte vissuta dai sardi. Quindi dovrei cercare tutto ciò che riguarda la morte, la maniera di affrontare i diversi tipi di morte, i riti funebri e il lutto (ho visto anche la discussione su s'attittu utilissima)....
L'argomento non è dei più felici... e forse vi mette anche un pò d'ansia... Chiedo comunque a tutti voi di Paradisola se potete aiutarmi, in qualsiasi maniera: raccontantomi anneddoti, consigliandomi bibliografia, indicandomi qualche posto lì, in Sardegna, dove potrei trovare terreno fertile per qualche intervista (se ne avete idea).... insomma come potete...
Confido pienamente in voi

Grazie a tutti
15   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
Annixedda Inserito il - 07/12/2010 : 20:19:37
Non sono false modestie le mie: sono abituata a mettere in discussione qualsiasi cosa e anche le certezze... l'esperienza mi ha insegnato che porta molti più frutti.
Non sono assolutamente turbata dalla ruvidezza dei sardi, di cui parli... anzi, tutt'altro!

Per me ha avuto e continua ad aver senso il lavoro che ho fatto. Ho analizzato questa figura, seppur non ben codificata e delineata, come la possibilità dell'uomo di controllare la morte. A me non interessava la figura codificata, ma appunto il tentativo di controllare la morte.
Mi hanno mentito e manipolato durante la ricerca.. ma me ne sono accorta e ho fatto un'analisi anche di questo: come dici tu, anche questo fa parte del lavoro dell'antropologo.
Etnostudy Inserito il - 19/03/2010 : 13:21:37
Io è qualche anno meno di te che studio, sono al 5° e ho quasi terminato, però difendere le mie posizioni e non trincerarmi dietro false modestie è un tratto del carattere che ho ereditato dalla mia Isola, più che dai miei studi. Penso che durante la tua ricerca sul campo avrai avuto occasione di avere a che fare con la nostra "ruvidezza": è solo apparenza, ma tu ne sembri turbata...
Tutto quello che dici ha un senso, ma la domanda che implicitamente cerco di afre dall'inizio della discussione è questa: proprio perchè non era una figura cosi ben codificata, non sempre presente, priva di caratteristiche facilmente delineabili, che senso ha farne il centro di una pubblicazione accademica??? Se non nella misura in cui, appunto, se ne analizza la genesi e le implicazioni odierne??? Sul fatto della non oggettività dell'antropologo, su questo siamo perfettamente d'accordo. Al che ti dico che, facendo un'antropologia della mia antropologia, so bene quali rischi e quali benefici mi portino il mio ruolo di antropologo "interno": la maggiore vicinanza con i soggetti mi permette di ottenere alcune informazioni che rimarrebbero inaccessibili agli esterni ma me ne preclude altre, tipiche del "primo sguardo" alla realtà che studio. Ed è proprio quel mio ruolo di antropologo interno che mi permette però, allo stesso momento, di accorgermi dei processi culturali che stanno investendo la Sardegna, comprese alcune "invenzioni" che si stanno insinuando nel panorama degli studi etnologici.
Tutto questo, però, unito alla considerazione del proprio ruolo all'interno del processo di scambio culturale tra antropologo e contesto, non può negare il fatto che gli informatori alle volte possano MENTIRTI e MANIPOLARTI. Poi è normale che tu non ne faccia motivo di biasimo nei loro confronti, ma sono dati che devi tenere in considerazione, so non altro epr chiederti la ragione del loro comportamento... L'obiettività non esiste, certo, ma non per questo tutto è opinabile con un "secondo me"... Altrimenti, la nostra disciplina finirà per essere solo una lunga sequenza di chiacchere inutili....
Annixedda Inserito il - 18/03/2010 : 16:10:03
Non credo che i miei studi mi portino all'esattezza delle conoscenze, e quindi mi riduco a dire sempre e umilmente "secondo me". Sono quasi 7 anni che studio antropologia ma ancora non riesco ad avere la presunzione di avere un dato di fatto! Inoltre non credo che in antropologia si debbano cercare delle prove valide o meno: tutte sono prove, e sta all'antropologo doverle esaminare e trarre delle conclusioni. Inoltre credo che sia un mito da sfatare l'oggettività dell'antropologo. C'è una bibliografia immensa sul problema dell'oggettività o della veridicità delle parole dell'antropologo.... e ne verrebbe fuori una discussione enorme!
Tornando alla nostra "mitica" accabadora. Io credo che tu abbia mitizzato molto questa figura, in base anche al fatto che sia "tornata di moda". Non è una figura così codificata come dici tu: ho detto anche in un altro post che l'accabadora poteva essere anche una donna comune, qualcuno l'ha definita addirittura una semplice massaia forte e, oserei dire, anche coraggiosa, che alleviava le sofferenze. E così come esistevano una levatrice, una pratica, una attittadora in paese (donne comunissime), esisteva anche una accabadora, che magari faceva anche tutte queste cose. Non è un ruolo specifico e ben delineato.
Non credo che le persone che hanno allievato le sofferenze ai propri familiari si sarebbero rivolti all'accabadora, visto che sapevano benissimo farlo e avevano anche il coraggio, e comunque non era una pratica così diffusa: non in tutti i posti c'erano persone disposte a farlo.
Etnostudy Inserito il - 18/03/2010 : 11:17:15
Io non riesco a capire... E' vero che l'antropologia non è una scienza esatta, ma non ci si può ridurre sempre a dire "secondo me è così", specie davanti a delle prove... Non ci si può limitare a dire che chi non convalida l'esistenza della figura dell'accabadora sia spaventato dalla sua figura... Noi abbiamo fatto gli stessi studi, abbiamo imparato entrambe a saper discernere la validità o meno di ciascuna prova... Il problema qui non è che io la penso in un modo e tu in un altro, ed entrambe vogliamo aver ragione, questo discorso avrebbe un senso se entrambe portassimo prove a sostegno della tesi. Ma quando io ti do le prove della non esistenza di una figura così ben codificata (capisco che possa risultare affascinante, specie per un antropologo "esterno", però...) tu fai avviluppare la conversazione su se stessa e ti trinceri dietro un "secondo me è così"... Sembra una tribuna politica piuttosto che una conversazione antropologica... Sono quasi 4 anni ormai che ricerco sulla magia in Sardegna e nessuno dei miei informatori mi ha mai dato notizie dell'esistenza di persone che come unico compito avevano quello di uccidere i moribondi... Non so che dirti... Ormai, dopo che la figura dell'accabbadora è tornata alla ribalta, se dovessi andare da un informatore chiedendogli "parlami dell'accabadora" otterrei sicuramente delle storie, ma non saprei distinguere quali sono realmente accadute e quali invece sono ri-narrate in base alla domanda, spesso mi è capitato che gli informatori mi abbiano dato ciò che io volevo sentire e solo dopo che ho confrontato tra loro le informazioni mi sono accorta delle discrepanze... E riguardo al fatto che alcuni uomini abbiano alleviato le sofferenze di qualche parente, beh, non l'ho letto sui libri o in qualche documento processuale... L'ho sentito dalla viva voce di quelle persone... Forse, se ci fosse stata una persona delegata a quel compito, si sarebbero rivolti a lei, no?
Annixedda Inserito il - 17/03/2010 : 22:00:43
Si, alcune accabadoras facevano solo quello: erano chiamate quando era necessario.
Non metto in dubbio che anche gli uomini potessero farlo, ma citami la miriade di casi di eutanasia praticata dagli uomini.
Secondo me l'accabadora non è nè un'invenzione nè uno stereotipo, ma sicuramente una figura scomoda e da allontanare, come la pratica; da allontanare perchè faceva delle cose "terribili" (dal mio punto di vista non sono assolutamente delle cose terribili, anzi: magari ci fossero ancora!) e inaccettabili per la nuova cultura cattolica che si stava stanziando.
Ecco perchè nessuno ne vuole parlare, e perchè molti denigrano il loro operato negandone anche l'esistenza.
Etnostudy Inserito il - 16/03/2010 : 17:15:03
Vabbè, qua si ritorna sempre allo stesso punto... è come un serpente che si morde la coda... Che cosa facevano le accabbadoras se non erano anche praticas??? Solo quello??? Uccidevano di tanto in tanto??? "Accabbadora" è un'invenzione, uno stereotipo, un personaggio... Tra l'altro applicato alla realtà subalterna della Sardegna da culture dominanti... Esistono maghe e guaritrici che hanno compiuto eutanasie, ma l'accusa di omicidio spesso celava scontri di potere, l'esigenza di un gruppo sociale di allontanare figure "scomode", "ai margini"... Potrei citarti una miriade di casi di eutanasia praticati dagli uomini... E loro cosa erano??? accabbadores??? Il fatto è che la Sardegna era, e continua ad essere l'Isola delle meraviglie... Soprattutto oggi, con il dibattitto sempre più acceso sull'euanasia e sul valore della vita, quale luogo migliore da ergere a patria di queste figure così terribili?
Annixedda Inserito il - 15/03/2010 : 18:08:31
Non tutte le praticas facevano le accabadoras e non tutte le donne che facevano le accabadoras erano praticas, è per questo che si ha la necessità di differenziare le figure.
Gli ultimi casi di accabadura ci sono stati nel 1952 e nel 1954, se non erro, e ci sono documenti giudiziari che li attestano. Le donne erano state processate.
Etnostudy Inserito il - 15/03/2010 : 17:07:13
Quindi, se non hanno mai avuto quelle caratteristiche, se sono le donne che intendo io, non sono le accabadoras... Sono praticas, maghe, guaritrici, chiamale come vuoi... Allora, visto che parlandone la figura dell'accabadora ha perso tutti i suoi connotati, è sbagliato dire che non esistesse???... Ciò non significa, però, che non siano accaduti casi in cui un malato terminale sia stato soppresso... Ma erano scelte personali, limitate alla sfera della famiglia, a volte erano addirittura gli uomini ad aiutare nel trapasso... E comunque, si trattava di fenomeni molto molto sporadici... So di guaritrici esperte di medicamenti che hanno effettuato questa operazione solo una volta nella loro carriera e quando si trattava di bambini colpiti da malattie o deformità molto dolorose... E sono tutte figure del secolo corso... Che io, comunque, non chiamerei accabadoras... Beh, sulla figura della Turchi non so che dirti, forse è l'unica cosa su cui sembriamo essere perfettamente d'accordo...
Annixedda Inserito il - 15/03/2010 : 15:04:53
Io credo che la figura dell'accabadora non sia mai stata una figura ben delineata. E le accabadoras erano, prima di essere tali, le donne che descrivi tu: quelle con il compito di aiutare il trapasso. Solo se richiesto dal malato stesso o dalla famiglia queste donne aiutavano a morire nel vero senso della parola.
Non conosco l'intervista che ha fatto Dolores Turchi alla donna di Gadoni. Ho sempre preso con le pinze quello che sostiene la Turchi.... diciamo che non gode proprio di credibilità, secondo me.
Etnostudy Inserito il - 13/03/2010 : 09:28:54
Ci sono tante, troppe cose che non quadrano:
- Le prime attestazioni letterarie della sua esistenza risalgono ad un periodo in cui la Sardegna rappresentava l' "esotico a portata di mano": era una terra fantastica, selvaggia e inospitale, in cui ambientare leggende e fandonie (hai mai letto "Raccontar fole" di M.Fois???) e in cui tutti, dagli antropologi ai curati di paese, trascrivevano storie inverosimili "realmente accadute" (non mi dilungo, ma si diceva di mirti millenari che facevano da casa ai Sardi, di uomini semi-selvaggi, di strani esseri che abitavano i boschi...)
- In una cultura in cui ogni ruolo sociale aveva le sue precise caratteristiche, funzioni e privilegi, non si riesce a delineare quello dell'accabadora. Le funzioni "magiche" comprendevano in origine la cura dei malati, la gestione dei rapporti con i defunti e probabilmente l'eutanasia praticata sporadicamente. Con l'andare del tempo e 'intromissione sempre più pressante della Chiesa questa figura di mago e guaritore ha finito col sfaldarsi:da una parte le cosidette "praticas", o guaritrici, perfettamente inscritte nell'orizzonte culturale cristiano, dall'altra le 'idemortos, che comunicavano con i defunti e cui era assegnato il ruolo di tramite tra questo mondo e l'aldilà. Ora, è molto probabile che le cosidette accabadoras facciano parte di una di queste categorie, probabilmente, visto il ruolo che esercitavano, della seconda. Nauralmente speso i due ruoli venivano confusi, non si è mai trattato di una separazione netta, in ogni caso alcune delle pratiche che vengono attribuite all'accabadora venivano compiute da queste donne:
1) l'usanza di togliere ogni oggetto religioso: quando un malato tardava a spirare, si cercavano le cose che potevano tenere ancora l'anima al corpo. La speranza generata alla vista delle immagini sacre non aiutava questo processo, e venivano levate;
2) l'uso del giogo: non era assolutamente uno strumento di morte, tanto che spesso sotto il cuscino veniva posta una sua riproduzione. La simbologia del giogo è chiara (v.Durand) simboleggia l'anima e il corpo aggiogate per la vita; nel porre sotto il cuscino lo strumento, si garantiva la separazione del corpo dall'anima e la conseguente morte;
3) esiste uno scongiuro, una formula rituale, che garantiva una morte veloce: "Sant'Anna e Santa Marta, impari sempre andanta... etc. etc." [non lo scrivo tutto perchè è lunghetto] e spesso queste donne venivano chiamate a recitarlo
- Ora, le testimonianze che ho raccolto non hanno mai chiamto in causa l'esistenza di questa lugubre figura e in quelle raccolte da altri che ho potuto visionare poteva semplicemente esser stata chiamata una donna a fare una delle azioni sopra descritte. La cosidetta PROVA DELLE PROVE, l'intervista della Turchi a quella donna di Gadoni, è inconsistente. La donna non conosceva il termine accabadora (mentre, chissà eprchè, non mi avrebbe stupito sentirla usare il termine pratica) e quello che racconta non è avvenuto ai suoi occhi ma dentro la camerea chiusa. Per di più, dalle parole della donna si capisce il carattere "soprannaturale" dell'atto compiuto: non si è trattato di un ruolo operativo di quella donna, ma più semplicemente della recita della formula e del compimento dei vari rituali magici. Cosa che, tra l'altro, è stata confermata dalla signora stessa. Spesso le testimonianze dicono allo studioso cosa si vuol sentir dire, specie qui in Sardegna dove, come diceva Sergio Atzeni, il bene più grande è la NOSTALGIA.
Annixedda Inserito il - 12/03/2010 : 16:52:59
Non è una questione personale: solo che se mi trovo di fronte qualcuno che secondo me fa l'arrogante, non sono più in grado di discutere, si inaridisce la discussione... e mi dispiacerebbe.
Perdonami se sono permalosa.

Era illegale. Ecco perchè si faceva tutto di nascosto: l'omicidio è stato sempre condannato, sia a livello giuridico vero e proprio che a livello religioso.
Una persona con cui ho parlato è stata particolarmente precisa nello spiegarmi come si faceva e in quali casi. E ci sono molti miti da sfatare.
Probabilmente su mazzolu non era lo strumento più usato nè, secondo me, il più adatto.
Più spesso e, secondo me, molto più probabilmente, venivano fatti degli infusi con particolari erbe velenose che procuravano una specie di coma. A questo punto era molto semplice far morire la persona: tappandogli semplicemente il naso oppure con un cuscino.
Non ho trovato delle prove scientifiche che dicano che questa figura sia esistita, ma molte cose mi fanno credere che sia esistita. Anche se io credo che in realtà fossero delle donne normalissime ben inserite nella società (come qualcuno mi ha anche confermato) come le attuali donne che sciolgono o fanno il malocchio. Secondo me una donna non con il solo compito di accabare, ma una donna abbastanza coraggiosa per farlo, e che tutti conoscevano.


Etnostudy Inserito il - 12/03/2010 : 16:17:11
Io sarò pure arrogante, ma anche tu sei un po' permalosetta... Siamo giovani, siamo colleghe, è normale un dibattito... Mica ti ho attaccato personalmente...Era solo un appunto scherzoso... Adesso ho pure paura a confutarti: la tua obbiezione non regge. Perchè fare qualcosa di nascosto??? Se ci si rivolgeva a loro, vuol dire che la pratica era conosciuta, così come il loro ruolo... Però, con queste cose secondarie, ci stiamo girando attorno... Quali sono le prove dell'esistenza che hai trovato???? Se no io, come faccio a confutarle???
Annixedda Inserito il - 12/03/2010 : 16:07:36
Allora, sono ben disposta a discutere con te di quest'argomento, ma ti chiedo l'umile cortesia di essere meno arrogante.
Non mi piace che le persone mi si rivolgano con manie di onnipotenza del sapere.

La mia ricerca si basava soprattutto sulla figura dell'accabadora, ma doveva essere contestualizzata. Io l'ho contestualizzata sia all'interno dell'isola, con un capitolo sviluppato sulle pratiche della morte e del conseguente lutto, e anche all'interno della società moderna, non specificamente sarda.
E, come ti ho detto prima, l'accabadura era una pratica assolutamente nascosta e si faceva, ovviamente, prima della morte... il lutto e tutte le pratiche per la sua elaborazione avvengono dopo la morte: è cosa ben diversa.
Inoltre, dato che era una pratica nascosta, non si potevano evitare le pratiche del lutto che si facevano per le morti naturali: avrebbe destato sospetti tra la società.
Etnostudy Inserito il - 12/03/2010 : 15:59:23
AH????? Io ti ho chiesto tutta un'altra cosa: cercherò di spiegarmi meglio, è che davo per scontato alcune cose, visto che studiamo entrambe antropologia culturale!!!! Ti ho chiesto come è possibile che una cultura che prevede l'esistenza di una figura come quella dell'accabadora possa contemporaneamente sviluppare tutta una serie di apparati simbolici che permettano la gestione del lutto... o meglio, se una cultura conferisce nelle mani di un solo individuo la possibilità di poter decidere della vita e della morte che senso l'elaborazione di una struttura simbolica così complessa??? E soprattutto, visto che lutto e accabura sono due cose diverse perchè il tuo prof ti ha fatto estendere la ricerca ai meccanismi di gestione del lutto e all'analisi del concetto di morte??? Non voglio mettere troppa carne al fuoco, ma è proprio qui che è nata la leggenda antropologica dell'accabadora: nella ricerca delle prove dell'esistenza di questa figura sono state male interpretate alcune pratiche...
Annixedda Inserito il - 12/03/2010 : 15:33:51
Stabilire l'esistenza di questa figura in altri luoghi non prova che esistessero anche in Sardegna, ma dà da pensare: è probabile che esistessero anche in Sardegna e in tutto il Sud-Italia.
L'accabadora non ha nessun segno rituale o para-rituale. La pratica dell'accabadura era assolutamente nascosta, non era visibile. E in realtà non c'entra proprio nulla con l'elaborazione culturale del lutto. Lutto e accabadura sono due cose diverse.

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